Il viaggio continua nel Vietnam Centrale
di Francesco Angiolini
Dopo aver salutato Ninh Binh, mi aspetta il Centro del Vietnam. La mia idea iniziale è quella di fermarmi a Huế, Đà Nẵng ed Hội An, le tre principali città di quest’area.
Purtroppo gli 8 giorni trascorsi qui si rivelano essere i più difficili finora. Il Vietnam, essendo stretto e molto lungo, presenta caratteristiche culturali e anche climatiche molto differenti tra loro; perciò se nel Nord del Paese la stagione delle piogge è appena finita e nel Sud sta per finire, al Centro è al contrario al suo culmine.
Trascorro di conseguenza la maggior parte dei giorni chiuso in ostello, aspettando le poche ore di tregua per mangiare e vedere qualcosa in città. A Huế (1) non riesco purtroppo a vedere granché della città e, per giunta, il mio cellulare paga le conseguenze di un violento nubifragio improvviso. Il tentativo di immergerlo nel riso per riuscire a eliminare l’acqua infilatasi sotto lo schermo è solo uno sforzo vano e sono costretto ad affrontare questa spesa inaspettata. Dulcis in fundo, l’ostello in cui passo le mie giornate è collocato a pochi metri del Fiume dei Profumi, che attraversa la città, e ogni giorno con preoccupazione vedo crescere il livello dell’acqua… È davvero impressionante osservare la quantità, la mole d’acqua che si porta dietro questo fiume in piena. È spaventoso da quanto è largo e pieno immaginare un’esondazione…
Mentre cerco di ridare vita al cellulare (prima di arrendermi e comprarne uno nuovo!) provo un po’ d’ansia per una situazione che non so come possa evolvere, in quanto ogni giorno vedo operai al lavoro per costruire nuovi argini. Dopo aver trascorso intere giornate in ostello, dovrei finalmente spostarmi a Đà Nẵng (2), città costiera dove nel weekend si può osservare su un ponte cittadino (il Dragon Bridge) l’enorme struttura a forma di dragone lanciare fuoco dalla bocca. Devo però cambiare i miei programmi in quanto il giorno precedente al mio spostamento, il 13 ottobre, mi imbatto in articoli di giornale vietnamiti che riportano notizie di allagamenti ed evacuazioni da alcune zone della città. Tra l’altro, il 14 ottobre 2022, si è già verificata una grave inondazione e, un anno dopo, nella mente dei cittadini torna lo spettro dell’anno precedente.
Nel tragitto per Hội An ho modo di scorgere dal finestrino del pullman numerose aree rurali totalmente allagate (3). Nella città famosa per le lanterne, ovvero dove lungo il fiume si possono osservare barchette colme di lanterne, trovo una situazione soltanto leggermente migliore a livello atmosferico. Sono comunque costretto a restare in ostello per un giorno abbondante e, nei momenti restanti, mi addentro nel centro città – molto pittoresco.
L’atmosfera è molto carina ma, purtroppo, anche qui mi aspettavo molto di più. Non scorgo né barche né lanterne: essendo nel pieno della stagione delle piogge non è possibile ammirare la sfilata di barche illuminate, che punteggiano le notti sul fiume.
Nell’ultimo giorno ho modo di assaggiare il cao lầu, piatto originario di Hội An: consiste in una zuppa di noodles di riso accompagnati da carne, crostini e verdure e la trovo deliziosa.
Dopo aver tristemente lasciato il Centro, arrivo a Mũi Né, località di mare nel Sud del Paese. Sentire i raggi del sole sulla pelle mi rimette di buonumore e, ad aumentare la sensazione di benessere, è una buonissima frittella alla banana costata 19 centesimi!
L’ostello è un party hostel, cioè un tipo di ostello improntato al divertimento e alla conoscenza di altre persone e, a prima vista, mi sembra super accogliente. Dispone di amache, letti, piscina, pouf vista mare e svariati giochi per intrattenere gli ospiti. Uno di questi, con cui trascorrerò un’intera serata in compagnia di Fernando, Janina e Paulina, viaggiatori provenienti (nell’ordine) da Spagna, Germania e Messico, consta di una pista in legno con la superficie ricoperta di sabbia. Il gioco consiste nel lanciare dei mattoncini di legno rotondi che, grazie alla sabbia, scivolano con l’obiettivo di farli fermare il più lontano possibile. Se però oltrepassano l’ultima linea, posta a fondo campo, il lancio diventa nullo. Come concetto è simile a quello del curling nostrano ma, al posto di un cerchio concentrico, si hanno delle linee in orizzontale.
Mũi Né è famosa per due aree che somigliano ad altrettanti piccoli deserti: vi si possono infatti trovare le dune di sabbia rossa e le dune di sabbia bianca. Io decido di optare per quelle color rosso/arancione e trascorro un paio d’ore, fino al calar del sole, a osservarne le forme e come cambi il colore della sabbia.
Trascorro qui tre giorni godendomi appieno la sensazione di relax che questo posto offre durante le ore diurne. Passo i pomeriggi in riva al mare e, ogni tanto, osservandolo chiudo gli occhi e mi lascio ‘cullare’ dal dolce suono delle onde che si infrangono a riva e ritornano da dove sono venute. Trovo ci sia un qualcosa di romantico in tutto questo: l’onda è gettata via ma ritorna, ritorna e ritorna ancora. Ogni tanto accompagno questi momenti con un po’ di musica a basso volume, poi la spengo e torno ad ascoltare il mare. Il mare è sempre stato la mia cura e, anche questa volta, lo è.
Quello che sento è che quando ci sono dei pensieri che ti affliggono, quando c’è qualcosa nel profondo che – anche senza affliggerti – un po’ ti turba, quando pensi che qualcosa poteva andare diversamente, se sei di fronte al mare, lui ti dà le risposte semplicemente togliendoti i pensieri. E in qualche modo, trovo che calmi ogni muscolo del mio corpo, mi rilassi l’anima e mi pacifichi la mente.
Il mare è sempre stato la mia cura e una volta in più lo è.
(1) https://www.inthenet.eu/2023/08/25/la-cittadella-imperiale-di-hue/
(2) https://www.inthenet.eu/2023/07/14/da-nang/
(3) Hội An, antico porto commerciale, era composta di edifici con doppia funzione di abitazione e bottega e doppio ingresso – uno sulla strada, per i clienti, e uno sul lato posteriore, affacciato sul fiume, per il carico/scarico delle merci dalle imbarcazioni. Durante la stagione monsonica, quando il piano terra normalmente si allagava, le famiglie si trasferivano al primo piano dove le stanze erano costruite intorno a una balconata che si affacciava sul salone sottostante (immerso dall’acqua). Ma di questo vi racconteremo in un prossimo articolo…
venerdì, 27 ottobre 2023
In copertina e nel pezzo: Foto di Francesco Angiolini (tutti i diritti riservati)