Bombardamenti a tappeto + assedio = soluzione finale?
di Simona Maria Frigerio
«La situazione è molto grave all’interno della Striscia di Gaza. Non c’è elettricità. Non c’è acqua. Non ci sono comunicazioni. Non c’è il minimo indispensabile per continuare a vivere. Gaza è sottoposta a bombardamenti e distruzione. Uccidono bambini e donne. Finora ci sono più di duemila martiri. La maggior parte di loro sono bambini innocenti che non meritavano di morire. Viviamo nella paura. E nel terrore costante. Il rumore degli aerei che bombardano gli edifici intorno a noi. Mancanza di sicurezza e di tranquillità. Bombardano le case dei civili senza preavviso. Per favore, per favore, siate gentili con Gaza e la sua gente. Una rivoluzione per i bambini di Gaza. Una rivoluzione per la Moschea di Al-Aqsa. Una rivoluzione per Nasr al-Din al-Islam. Insultano il Profeta e gli onorevoli compagni nel mezzo della Moschea di Al-Aqsa. Assaltano le case di notte. Uccidono i suoi abitanti. Non ci sono diritti umani, nemmeno quelli degli animali. Sparano bombe al fosforo sui civili, vietate a livello internazionale. Aiutate Gaza e il vero popolo della Palestina. La vostra rivoluzione cambierà davvero il nostro destino». Così scrive un abitante di Gaza e Michelangelo Severgnini raccoglie, traduce e pubblica questi post, autentiche cartoline dall’inferno (1).
Scriviamo questo pezzo il 12 ottobre: Israele non si sta difendendo da Hamas ma sta perseguendo atrocemente quella soluzione finale (e uso il termine consapevole del suo peso storico) a cui mira da anni e anni nell’apatia dell’Onu – con la politica delle espropriazioni delle terre e delle case dei palestinesi e l’occupazione delle stesse da parte dei cosiddetti coloni (sebbene tali azioni siano contrarie alle leggi internazionali e alle risoluzioni delle Nazioni Unite); e con il blocco della Striscia di Gaza, che viola l’articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra e prosegue da 16 anni (2).
Gli israeliani stanno bombardando indiscriminatamente Gaza – sebbene l’uso di bombardamenti a tappeto (utilizzati dai nazisti su Guernica, dagli anglo-statunitensi contro Dresda, dagli statunitensi in Giappone e dalla Nato a Belgrado, solo per fare alcuni esempi storici) violino uno tra i principi cardine del diritto dei conflitti armati, ossia il principio di distinzione, colpendo anche e soprattutto obiettivi civili.
Ma Israele non si accontenta perché ha imposto l’assedio a Gaza, minacciando Stati sovrani come l’Egitto se tentano di fornire aiuti umanitari ai civili. Persino il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha denunciato tale pratica (3), mentre il portavoce dell’Oms, Tarik Jašarević, ha chiesto a Israele: “un corridoio umanitario per raggiungere le persone con forniture mediche essenziali” (3). Israele che è stato più volte denunciato, negli ultimi mesi, per aver impedito alle ambulanze di prestare soccorso ai feriti (4).
Una pulizia etnica, l’ennesima immane tragedia permessa e appoggiata dagli States. Come ha dichiarato il Presidente russo Putin: “Gli Stati Uniti hanno esercitato pressioni su entrambe le parti del conflitto israelo-palestinese, ogni volta senza tenere conto degli interessi fondamentali del popolo palestinese. Gli Stati Uniti hanno cercato di monopolizzare la soluzione in Medio Oriente, ma non si sono preoccupati di trovare compromessi accettabili per entrambe le parti” (5).
Ma torniamo indietro per capire cosa sta accadendo oggi
Sono trascorsi 75 anni dalla Nakba, l’esodo forzato dei palestinesi dalla terra che abitavano e che, dopo la fine del mandato britannico (ossia dell’occupazione britannica) avrebbe dovuto essere divisa in due Stati, quello israeliano e quello palestinese.
Ma già allora la mela era avvelenata. Come scrive Ari Shavit su Haaretz: “Sembra che stiamo affrontando il popolo più difficile della storia, e non vi è altra soluzione che riconoscere i suoi diritti e terminare l’occupazione” (t.d.g.).
Il veleno sta nel fatto, come argomenta più oltre l’ex giornalista di Haaretz, che la Palestina non è la ‘Terra Promessa’ dalla Bibbia. Aldilà degli scavi eseguiti dall’archeologa britannica Catelyn Kapinos, che mettono in dubbio la presenza delle ‘scuderie’ del Tempio di Salomone al di sotto della Moschea Al-Aqsa (come scrive sempre Shavit), è sufficiente leggere The Invention of Ancient Israel del professor Keith Whitelam, per condividere due concetti facilmente comprensibili. Il primo, che anticamente la Palestina (dal XIII secolo a.C. al II d.C.) era abitata da popolazioni diverse e solamente in parte occupata dall’entità definita Israele; e, secondo, che la Bibbia (come prova la fallace teoria geocentrica) è un libro adatto agli studi religiosi e non a quelli storici.
Ecco chiudersi il cerchio: quando agli ebrei, a causa dell’orrendo crimine dell’Olocausto – perpetrato dai nazisti e dai fascisti (ricordiamoci le leggi razziali italiane) – fu garantita la possibilità di fondare lo Stato di Israele in Palestina, quella terra non era proprietà degli europei che avevano perpetrato l’Olocausto né dei britannici che la occupavano, bensì di popoli che la abitavano da migliaia di anni. La cattiva coscienza europea è il veleno che ha garantito la menzogna e permesso l’apartheid nella Terra Santa – per le tre religioni monoteistiche (6).
Il biblico “Occhio per occhio” deve essere sostituito dalla massima del Mahatma Gandhi: “Occhio per occhio e il mondo diventa cieco”. È indispensabile chiedere un cessate il fuoco immediato e la nascita di due Stati per due popoli. È necessario che i media smettano di aizzare i peggiori istinti cavalcando notizie non comprovate, come quella dei bambini decapitati da Hamas – si veda a proposito la contro-inchiesta di The Grey Zone (7). La necessità di partire dal passato per riscrivere il futuro ce la insegnano proprio gli ebrei – quelli che, nel ghetto di Varsavia, ebbero la forza di ribellarsi (dopo essere stati segregati, umiliati, vilipesi, derubati, picchiati e brutalizzati dai nazisti), pur sapendo che sarebbero stati, forse, tutti uccisi. Perché nessun potere esercitato con la forza potrà mai togliere a un popolo il diritto alla speranza – e alla resistenza.
(1) Si vedano i post originali sul Canale Telegram: https://t.me/lurlo_michelangelosevergnini
(2) Ripasso sugli avvenimenti degli ultimi 75 anni: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-gaza_tutto_quello_che_c_da_sapere_sulla_prigione_a_cielo_aperto_pi_grande_del_mondo/8_51156/
(3) Le denunce dell’Onu: https://www.onuitalia.com/2023/10/10/gaza-2/
(4) Le recenti denunce dell’Ambasciata dello Stato di Palestina in Italia:
(5) Fonte (e traduzione) Canale Telegram di Donbass Italia: https://t.me/donbassitalia
(6) La denuncia di Amnesty International:
(7)
venerdì, 13 ottobre 2023
In copertina: Gaza prima dei bombardamenti israeliani. Foto di Hosny Salah da Pixabay