Tra Green Pass globale e il portafoglio europeo di identità digitale
di Noemi Neri
Come può uno Stato introdurre misure altrimenti non accettabili se non con l’espediente dell’emergenza?
All’indomani della pandemia di Covid-19, non si può dire di essersi lasciati alle spalle lo strumento di controllo, tutt’altro che sanitario, del Green Pass. Del resto, lo scorso anno, Mario Draghi aveva già fatto cenno alla “normalizzazione della struttura emergenziale”. Inoltre, secondo il portavoce della Commissione Europea per la salute, Stefan De Keersmaecker, si tratta di uno strumento da riproporre non solo per le prossime pandemie, ma per avviare una digitalizzazione dei dati sanitari.
L’Unione Europea, infatti, sta lavorando dal 2021, alla costruzione di un portafoglio europeo di identità digitale che consentirà, teoricamente, di integrare i diversi sistemi di identità digitale nazionale. In poche parole, è come se potessimo avere un unico Spid che funziona in tutti gli Stati permettendo di aprire un conto in banca, noleggiare un’auto, usufruire dei servizi pubblici, eccetera.
Attenzione, però, a esultare troppo presto, perché dietro ciò che sembra solo una forma di progresso, purtroppo c’è anche dell’altro. Gli Stati al momento lucrano sulla regolarizzazione degli stranieri, basti pensare alla richiesta obbligatoria, dopo tempi stabiliti da ciascun Paese, dell’immatricolazione dell’auto, oppure alla conversione dei titoli di studio, con costi a carico del cittadino. Per esempio, se in Spagna voglio banalmente mettere internet a casa, il mio conto corrente italiano non è accettato, sono costretta ad aprirne uno spagnolo alle condizioni che ne conseguono. Lo stesso documento di identità non sempre viene riconosciuto. L’accessibilità ai servizi con una burocrazia più snella e con le medesime procedure in tutta Europa – del resto, essere in Unione Europea dovrebbe servire anche a questo – è sicuramente auspicabile. Peccato che dall’unificazione delle procedure alla stretta sorveglianza dei cittadini, attraverso strumenti digitali, il passo è breve.
Dietro il pretesto dell’accessibilità ai servizi, si cela un controllo sociale mai visto prima, ma premeditato negli anni
Come ha riportato in articoli e saggi l’antropologa Ida Magli a proposito dell’Europa, sono stati firmati diversi Trattati all’insaputa dei cittadini, la maggior parte dei quali riguardano il loro controllo.
Riporto alcuni esempi di forme di controllo, tratti dal saggio La dittatura europea (Bur, 2010):
“il sistema di catalogazione centralizzato euroamericano delle impronte, dei profili biometrici, la creazione della polizia europea, la perdita del diritto al proprio giudice naturale con il ‘mandato di arresto europeo’, l’impostazione di una censura profonda e devastante quale quella del pensiero e del linguaggio ‘politicamente corretto’”.
Con la giustificazione della trasparenza e della tracciabilità e l’aiuto delle tecnologie, il progetto di controllo dei cittadini è in atto da anni. Sempre Ida Magli nel saggio citato scriveva:
“Una cosa era chiara: non si perseguiva soltanto il controllo assoluto su tutti i cittadini, appropriandosi della loro fisicità e di tutti i loro comportamenti – il body scanner, un prossimo microchip sottopelle, i profili biometrici, telecamere piazzate ovunque, la quasi totale eliminazione del denaro contante e l’obbligo della carta di credito – ma si raggiungeva soprattutto lo scopo di dominarli e ‘umiliarli’, anche se non tutti percepivano questa forma di umiliazione, di renderli sottomessi e disponibili a qualsiasi ordine emanato dai detentori del potere”.
Qualcosa suona familiare? A proposito di microchip, già in uso in alcuni Paesi, l’ex ministro per l’innovazione tecnologica, Vittorio Colao, ha dichiarato che “col 5G si potrà iniettare o rilasciare una sostanza medica in remoto, quasi istantaneamente” (1).
Gli scenari sembrano surreali, così come ci sarebbe sembrata surreale la gestione della pandemia se ce l’avessero raccontata qualche anno fa. La trasformazione degli assetti sociali avviene in modo subdolo sotto gli occhi di tutti.
Un altro passo verso il controllo centralizzato lo hanno fatto la Commissione Europea e l’OMS firmando l’accordo per il Green Pass globale
L’idea che il Green Pass introducesse un sistema di sorveglianza sulla base del noto modello cinese – idea fino a ieri tacciata di complottismo – ora è realtà. Stella Kyriakides, commissaria Ue per la salute e la sicurezza alimentare, ritiene che l’accordo sia la base per il piano d’azione digitale della strategia sanitaria globale dell’Unione Europea. Con il nuovo Green Pass europeo, dunque, verrà controllato lo stato vaccinale dei cittadini stabilendo rapidamente chi ha accesso a un servizio, a chi sono garantiti i diritti costituzionali e a chi no, così come è avvenuto durante la pandemia. Un controllo capillare che, insieme al portafoglio europeo di identità digitale, sorveglia i movimenti di ogni cittadino tenendo traccia anche dei dati sanitari. Un progetto, anche questo, che non nasce oggi. Bill Gates aveva lanciato l’idea di un sistema di identificazione digitale già nel 2020.
L’emergenza pandemica ha permesso l’introduzione di un sistema sanitario globale con al centro il ‘nuovo uomo digitale’, un cittadino senza più privacy i cui diritti saranno soggetti alle decisioni di pochi.
Purtroppo, gli aspetti nefasti e inquietanti non finiscono qui. Più volte è stato fatto un velato riferimento a eventuali e prossime pandemie future. Come reagiranno i cittadini che, sentendosi martiri della solidarietà, si sono vaccinati non solo non proteggendosi, non ottenendo l’immunità di gregge, ma soprattutto mettendo a rischio la propria salute? E che dire di tutti quelli che sono rimasti disabili, non vedenti, con problemi respiratori, cutanei, eccetera, senza contare chi non può più scegliere perché è morto? Sono stati pubblicati numerosi documenti sulla dubbia efficacia del vaccino contro la Covid-19, sono stati messi a tacere molti medici, non è stata consentita un’opinione diversa da quella del mainstream, sono state negate le autopsie, hanno fatto vaccinare chi si era già ammalato e guarito, la stessa Pfizer ha pubblicato un report (2) sulle vittime che hanno subito danni collaterali e sui deceduti. Se certi politici e ‘medici’ prima sono sembrati credibili, ecco, almeno sarebbe opportuno farci un pensierino al prossimo racconto catastrofico.
A essere parecchio discutibili, infatti, non sono solo le misure politiche come il Green Pass, ma anche quelle sanitarie dietro cui si nascondono. Appare piuttosto evidente che nel momento storico in cui ci troviamo, occorre tornare a lottare per diritti che credevamo acquisiti.
Per chi volesse approfondire:
La Dittatura Europea
Ida Magli
Rizzoli
BUR Futuropassato, 2010
(1) Dal libro Roberto Speranza disse… di Alfonso Guizzardi
(2) Per approfondire il discorso sul report della Pfizer: https://lanuovabq.it/it/3000-morti-pfizer-ammette-con-freddezza-il-dramma-dei-danneggiati?fbclid=IwAR3Ur0ukMUmE4TC9Kn3Tm9XdA098kFCW-v5wuwmQyAm1xfiBu-ANM4s2bF4
venerdì, 21 luglio 2023
In copertina: Particolare della copertina del libro La Dittatura Europea, ancora disponibile anche in rete