Finché c’è guerra c’è speranza
di Simona Maria Frigerio
Al Piccolo Teatro Mauro Bolognini di Pistoia era il 2014 quando andava in scena War Now, grottesco affresco sulla guerra ai tempi della propaganda. Quasi dieci anni dopo, mai così attuale.
Cosa uccide di più: la penna o la spada? Se non si considera la penna del critico, nel qual caso sarebbe ovvia la risposta: la spada; l’indovinello è attuale più che mai.
Due giornalisti del Novecento, ossia Goebbels – autentico maestro di propaganda – e Orwell – il veggente un po’ orbo che ipotizzava una società dominata da un Grande Fratello (molto prima e molto più intelligente del reality, è ovvio) – si erano già accorti che il controllo delle masse passa attraverso il consenso e tale consenso può essere estorto manipolando informazioni e, soprattutto, codici linguistici. A questo punto la domanda conseguente è: cosa potrà mai accadere in una società come la nostra, globalizzata e monopolizzata da un pensiero sempre più unico?
E, soprattutto, come tradurre in uno spettacolo teatrale – che non sia pedagogico o, peggio, demagogico – simili domande?
Valters Sīlis – regista lettone di grande talento – e Teatro Sotterraneo – collettivo di ricerca teatrale pluripremiato e a ragione – riescono a coniugare perfettamente le istanze, confezionando un prodotto finale convincente e avvincente, che stupisce, diverte e fa pensare.
Sempre più spesso in Italia, infatti, è lontano dagli Stabili (e solo i politici sembrano non accorgersene) che la vera ricerca teatrale produce testi, regie, interpretazioni e messinscene che sorprendono e conquistano pubblico e critica. Ci vengono in mente tante formazioni – più o meno giovani, in un Paese dove la maturità si raggiunge intorno ai sessant’anni: dall’Accademia degli Artefatti (tra l’altro, avevamo già applaudito Matteo Angius in My Arm, per la regia di Fabrizio Arcuri) alla Compagnia degli Scarti – che, come Teatro Sotterraneo, sperimentano nuove strade e ridanno linfa a un teatro troppo spesso da gerontocomio.
War Now è questo. Un incipit spiazzante con le luci che si spengono e poi si riaccendono, improvvisamente, per far partecipare il pubblico a una specie di talk show sul tema della guerra. Quando il pubblico medio (come afferma proprio una spettatrice) pensa di essere finalmente al sicuro e di poter staccare il cervello per un’oretta, ecco che – frizzanti e con un ritmo perfetto – Matteo Angius, Sara Bonaventura e Claudio Cirri iniziano a porgli domande sempre più problematiche, suscitando risate e silenzi – molto spesso imbarazzati. Ieri sera sono suonate particolarmente eloquenti queste tre risposte: «Uccideresti Mussolini, sapendo cosa ha fatto?» Risposta di uno spettatore a caso: «Sì». «Uccideresti Bin Laden?», «Forse». «E Wojtyla?», silenzio.
Ma passiamo oltre, se prima della guerra ognuno ha la propria idea sul tema, è durante la guerra che non si può deviare da alcuni dogmi propri di qualunque conflitto: il nemico è di per sé disumano e Dio sta dalla nostra parte perché siamo noi ad avere ragione. Partendo dalla Prima guerra mondiale fino a un’ipotetica terza – quella che, secondo Einstein, avrebbe riportato l’uomo ai tempi delle caverne – i protagonisti di questa farsa grottesca mettono in scena tutte le situazioni più bieche e trite, tanto care all’immaginario collettivo, in un excursus sul film bellico dagli anni Quaranta a Salvate il soldato Ryan – uno dei peggiori polpettoni demagogici made in Usa.
Ma il peggio per questa nostra umanità deve ancora venire. La guerra finisce – quelle mondiali, a differenza di quelle locali, hanno almeno questo pregio – e quale occasione migliore per festeggiare la vittoria, della riapertura di un teatro? Un luogo dove celebrare la morte, umiliare i vinti, indottrinare i bambini, usare la pornografia del dolore per rinsaldare i legami di una popolazione stremata intorno alla leadership vincente.
Finale in crescendo con la lettura dei nomi delle prime cento vittime del conflitto. Attenzione: perché potreste essere tra di loro.
Lo spettacolo è andato in scena:
Piccolo Teatro Mauro Bolognini
via del Presto, 5 – Pistoia
War Now
concept e regia Valters Sīlis, Teatro Sotterraneo
scrittura Valters Sīlis, Daniele Villa
con Matteo Angius, Sara Bonaventura, Claudio Cirri
set design Ieva Kauliņa
luci Marco Santambrogio
consulenza marketing per la Terza Guerra Mondiale Mali Weil, Virginia Sommadossi
un ringraziamento a Francesco Canavese/Tempo Reale Firenze per le registrazioni audio
foto di scena Noemi Bruschi
venerdì, 8 dicembre 2023 (la recensione riguarda lo spettacolo andato in scena il 15 novembre 2014, in originale in Anche i critici nel loro piccolo…)
In copertina: una tra le fotografie utilizzate nel 2014 per pubblicizzare lo spettacolo