La porta al Vietnam centrale
di Luciano Uggè
Đà Nẵng, grazie all’aeroporto, è decisamente la meta preferibile per iniziare l’esplorazione della zona centrale del Vietnam, dove si trovano Huế, Hội An ma anche la Zona demilitarizzata (DMZ), ossia una fascia di circa 5 chilometri che faceva da cuscinetto tra il nord e il sud durante la guerra statunitense in Vietnam, e lo splendido sito archeologico di Mỹ Sơn.
Il simbolo di Đà Nẵng è il ponte del Drago, che attraversa il fiume Hàn, e che la notte – con le sue luci cangianti, rende lo skyline cittadino decisamente unico. Lungo 666 metri e largo 37,5 è solcato da sei corsie e può essere percorso anche a piedi – essendo meta sia dei turisti sia degli abitanti locali, che amano farsi fotografare vicini al drago.
Il ponte conduce verso My Khe Beach (che deve il proprio nome alle truppe statunitensi, qui stanziate durante l’invasione del Paese). Sulla spiaggia, nella stagione invernale, al posto di una sfilza di ombrelloni di paglia abbastanza omologati e omologanti, giacciono e prendono ancora il largo le tipiche barche vietnamite a forma di guscio, denominate Thung Chai, fatte di bambù.
Un’altra meta cittadina è costituita dalle due montagne presenti in zona, la Marble Mountain (che deve il nome all’Imperatore Minh Mang che così denominò il complesso monumentale che vi sorge) e la Monkey Mountain. Qui si trova anche la Pagoda Linh Ung – edificata nel corso del XVIII secolo e caratterizzata dalla statua della Dea della Misericordia, alta 26 metri. Inoltre, vi svetta anche la Torre Xa Loi, eretta nel 1997, 28 metri suddivisi in sette piani. Al suo interno si conservano duecento statue raffiguranti Buddha, Bodhisattva e Arhat (ossia individui che hanno raggiunto il Nirvana).
Se si sceglie di raggiungere la Marble Mountain a piedi si scoprirà che il litorale è interamente occupato da resort di lusso, dove i vietnamiti curano giardini tenuti perfettamente mentre i turisti, soprattutto stranieri, languono su spiagge riparate dagli occhi del passanti da altri muri di cemento armato che precludono totalmente la vista del mare.
In città, al contrario, è visitabile il Museo della Scultura Cham, inaugurato nel 1919 e ampliato in seguito, con una ricca collezione di statue in pietra, terracotta e bronzo, dalla delicatissima fattura – risalenti al periodo compreso tra il VII e il XV secolo d.C. Tenuto ottimamente, il museo offre una panoramica della Scuola Cham, originatasi in India ma che trovò proprio nel Regno dei Champa – che si estendeva in tutta l’ex Indocina – l’humus culturale e artistico per sviluppare appieno le proprie potenzialità. Una tappa obbligata e decisamente molto piacevole per la quale occorre prendersi un po’ di tempo così da girovagare liberamente tra sale e corridoi.
Đà Nẵng, però, è molto godibile anche per il suo stile di vita. Camminando sul lungomare di My Khe, all’alba, vedrete i vietnamiti di ogni età esercitarsi nel Tai chi chuan; mentre, dopo il tramonto, lungo il fiume Hàn, le coppie e i gruppi danzano ai ritmi più diversi – dal tango all’hip hop. Sul lungofiume, inoltre, sorgono molti bar dove si può assaporare un ottimo caffè vietnamita (che si ottiene facendo passare l’acqua calda attraverso i fondi, in un bicchiere che contiene già latte condensato) o si mangiano i semi di zucca – i cui gusci, gettati a terra, di solito lastricano il pavé stradale dove i bar posizionano i loro tavolini con sgabelli quasi raso terra.
L’atmosfera che si respira è serena. Molti vietnamiti vi avvicineranno per praticare il loro inglese (soprattutto i giovani) o raccontarvi qualcosa della guerra statunitense. Qui le bacchette sono d’obbligo e potrebbe capitarvi di vedere qualche vecchio, accovacciato sulla soglia di casa, vestito con un abito/pigiama dal collo alla coreana, che mangia la sua zuppa (il tipico phở, qui più comune della zuppa di cipolle, in Francia, il 14 luglio…) ancora fumante – senza far scivolare nemmeno un noodle!
venerdì, 14 luglio 2023
In copertina e nel pezzo: Foto della Redazione di InTheNet (vietata la riproduzione)