All’inciviltà delle Fallas rispondono i cittadini con il gruppo #putasfallas
di Noemi Neri (traducción en castellano a pie de página)
Ultimamente, si è letto sui giornali della buona qualità di vita a Valencia. Ne ha scritto El País, riportando come la città sia la meta preferita dagli italiani a scapito di Barcellona e Madrid e niente poco di meno che Forbes, che commenta il rapporto Expat City Ranking 2022 che vede Valencia al primo posto in termini di vivibilità, opportunità e servizi. Occorre però stare molto attenti a non farsi ingannare da tanto entusiasmo perché a seconda del periodo in cui la visitate, gli articoli citati diventano carta straccia, un po’ come accade con la Costituzione durante le Fallas, ma ci arriviamo tra poco.
Indubbiamente si tratta di una città in via di sviluppo dove, se da un lato si respira un’aria cosmopolita, dall’altro resta la mentalità contadina. A Valencia si vive per strada. Le calles sono sempre piene di gente con una cerveza in mano, complice anche il clima piuttosto caldo. Tutti pronti a socializzare e fare festa. La città è stata nominata Capitale Mondiale del Design, ma non è l’unico fiore all’occhiello. Ci sono molteplici attività che la vogliono far primeggiare. Per esempio, il Palazzo delle Comunicazioni si pone come struttura di riferimento culturale a livello europeo, dal punto di vista sportivo possiamo parlare di Valencia città del running, Valencia dove si corre il motomondiale e il Mondiale Superbike. C’è la Valencia che custodisce il Sacro Graal e quella LGBT, la patria della paella e gli aranceti con i quali fare la nota Agua de Valencia. È come un grande parco giochi a cielo aperto dove c’è sempre qualcosa da fare. Se per esempio vuoi sentirti un lillipuziano, è stato ricreato in scala il gigante Gulliver, una scultura monumentale di 70 metri, parco divertimenti per grandi e piccini.
Del resto, si può scegliere di raccontare una città da un punto di vista positivo, mettendone in luce gli aspetti accattivanti, ma oltre a tutto questo osannare, chi parla anche dell’altra faccia della medaglia? Ovviamente, ogni luogo ha i suoi pro e i suoi contro e non è mia intenzione fare una lista dei contro, voglio concentrarmi su quel mese l’anno in cui la città viene completamente rivoluzionata e il livello di civiltà, positivamente riscontrato in varie occasioni, tracolla.
Mi riferisco al periodo in cui si celebrano le Fallas, ovvero il mese di marzo. Improvvisamente la città viene come privatizzata, bloccata e presa d’assedio in nome della tradizione. Generalmente, a fine febbraio si tiene un grande evento inaugurativo, dopodiché il calendario fallero impone i suoi appuntamenti dal primo al diciannove marzo. Ogni giorno, in piazza del Comune, si celebra la cosiddetta mascletà: la città nominata Capitale Verde Europea 2023 spara cinque minuti di petardi e fumo provocando inquinamento acustico e ambientale. Quello che è peggio è che i petardi sono una costante del periodo delle Fallas, causando malessere e inquietudine nelle persone disabili, negli anziani e non ultimi, negli animali. Alcune famiglie hanno pubblicato sui loro canali social il video dei figli con autismo evidentemente impauriti, altri condividono il proprio dolore raccontando di cani che spaventati, muoiono lanciandosi dai balconi per la paura. Al di là di queste importanti testimonianze, non ci vuole uno scienziato per capire la grande mancanza di rispetto nei confronti di tutti gli abitanti e dell’ambiente. La celebrazione delle fallas culmina con il dare fuoco alla falla stessa, ovvero le grandi figure di 20-30 metri dislocate per la città. Nessuno si preoccupa della tossicità del polistirolo e delle pitture utilizzate e nemmeno dello spreco energetico dovuto alle numerose luminarie allestite per l’occasione. A proposito dell’inquinamento dovuto alla celebrazione delle Fallas, un articolo de La Vanguardia riporta lo studio del chimico José Manuel Felisi dell’Associazione Mesura e coordinatore di Valencia per l’aria: le polveri cancerogene PM2.5 nell’aria dal 8 al 27 marzo, superano il valore limite medio annuale raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che è 10.
Oltre il danno la beffa. Una mascletà è stata dedicata all’Ucrania, ma con quale buon senso si può dedicare un evento che prevede centinaia di chili di polvere da sparo che esplodono, a un paese che è in guerra? E che dire del premio fallero dedicato al benessere degli animali? Un’ipocrisia spudorata, come se la tematica interessasse davvero e quel che è peggio, è che questo premio è promosso in collaborazione con il Comune. Del resto, la Comunità Valenciana, in merito alla recente nuova approvazione della Legge sul benessere degli animali, segue ancora le proprie norme interne non adeguandosi alla tutela prevista da quelle nazionali (ne parlo qui).
Molte strade vengono chiuse al traffico e i posti auto occupati a causa dell’installazione delle carpe, tendoni dove i falleros fanno festa, sia all’interno che per strada, fino alle 4 di notte, autorizzati dal Comune. Si tratta di gazebo in cui si mangia e si balla, in mezzo a palazzi condominiali senza alcun rispetto per il vicinato, che diversamente da loro, lavora (i falleros hanno diritto alle ferie durante questa festività). Viene leso il diritto al riposo: uno spagnolo su due soffre di problemi legati al sonno, a questo proposito è in corso una petizione su Change.org. Non solo, si infrange l’Articolo 35 della Costituzione spagnola che disciplina il diritto al lavoro. Molti esercenti, infatti, sono costretti a chiudere le proprie attività con pochissimo preavviso, solo per far sfilare i partecipanti in abiti tradizionali. Nel caso dei ristoratori, perdendo le prenotazioni dei clienti e sprecando cibo già acquistato senza nessun risarcimento. Dove sono i sindacati?
Un turista che arriva ha la percezione di una grande festa condivisa da tutti i cittadini, in realtà, secondo il censo i falleros sono 103 mila su una città che conta quasi un milione di abitanti. Possibile che per il divertimento di alcuni debbano rimetterci tutti gli altri? Quest’anno centinaia di persone sono rimaste ferite durante le mascletà, palme e cespugli hanno preso fuoco a causa di petardi, i mezzi pubblici hanno deviato i consueti percorsi danneggiando la mobilità delle persone, le churrerie hanno monopolizzato le strade e la vendita di cibo e bevande all’aperto appestando di cattivo odore i marciapiedi. I churros sono un dolce tipico, in particolare di questo periodo, simili a un lungo waffel (stra)fritto nell’olio: su 400 analisi fatte dagli ispettori di sanità, in 72 sono stati obbligati a cambiare olio di frittura.
Tuttavia, probabilmente per una sorta di retaggio culturale figlio del franchismo, parlare male delle Fallas è quasi un tabù. Se qualcuno prova a lamentarsi la risposta immancabile è: “Si no te gustan vete fuera de Valencia”. Ovvero: “Se non ti piacciono vattene fuori da Valencia”. E effettivamente è quello che molti valenciani fanno, lasciano la città e affittano casa per il periodo fallero. Tanti non possono permetterselo e sono costretti a subire le svariate limitazioni nella loro quotidianità. Ma se volessero lamentarsi, qual è l’organo che può farsi carico delle proteste cittadine? Non c’è! Nel corso degli anni, infatti, i falleros hanno acquisito sempre più cariche istituzionali, motivo per cui nel mese di marzo regna l’anarchia.
Nonostante tutto, recentemente è nata la pagina Instagram @putas_fallas, la quale non solo racconta i retroscena, ma denuncia i problemi che questa festa causa, si legge per esempio sulla loro pagina: “Mi piace questo profilo! Io sono a Madrid dal 10 e torno il 20, perché ho un figlio autistico che non può stare a Valencia durante il mese di marzo a causa dei petardi. Questa è la realtà delle Fallas, alcune persone sono obbligate a andarsene dalla propria città” (1). E come questa, tante altre. Il gruppo #putasfallas, inoltre, ha lanciato uno spazio di ascolto rivolto ai cittadini, dove ognuno può condividere il proprio punto di vista scrivendo alla mail: lasfallasquequiero@gmail.com. Uno spazio aperto anche ai falleros stessi, come si legge nel loro primo post, per iniziare a pensare insieme un altro modo di celebrare le Fallas. Peccato che, come riportano, nessuna testata di Valencia abbia voluto dare spazio al comunicato stampa inviato loro, segno di una realtà chiusa a qualsiasi azione metta in discussione la grande narrazione delle Fallas.
Un’iniziativa importante che parte dal basso e che intercetta tutti i “Putas Fallas” pronunciati sottovoce allo scoppio dell’ennesimo petardo. Con la speranza che, essendo vicini alle elezioni comunali, qualche politico si interessi di difendere i diritti e il rispetto di tutti, facendo semplicemente il proprio lavoro.
*testo originale: Me encanta esta cuenta! Yo llevo desde el día 10 en Madrid, y vuelvo el 20, porque tengo un hijo autista que no puede estar en Valencia en marzo debido a los petardos. Esta es la realidad de las Fallas para algunas personas a las que no obligan a irnos de nuestra ciudad.
°*°*°
Traduzione in castigliano
di Noemi Neri
Valencia, cuando las apariencias engañan
Los ciudadanos responden al incivismo de las Fallas con el grupo #putasfallas
Últimamente se lee en los periódicos sobre la buena calidad de vida en Valencia. El País escribía sobre ello, informando de cómo la ciudad es el destino favorito de los italianos en detrimento de Barcelona y Madrid, y nada menos que Forbes, comentando el informe Expat City Ranking 2022 que ve a Valencia en primer lugar en términos de habitabilidad, oportunidades y servicios. Sin embargo, hay que tener mucho cuidado de no dejarse engañar por tanto entusiasmo porque dependiendo de cuándo se visite, los artículos mencionados se convierten en papel mojado, un poco como lo que ocurre con la Constitución durante las Fallas, pero a eso llegaremos en un momento.
Sin duda, es una ciudad en desarrollo en la que, si bien se respira un aire cosmopolita, la mentalidad campesina permanece. En Valencia, la gente vive en la calle. Las calles están siempre llenas de gente con una cerveza en la mano, también gracias al clima más bien cálido. Todo el mundo está dispuesto a socializar y salir de fiesta. La ciudad ha sido nombrada Capital Mundial del Diseño, pero ese no es el único mérito que tiene. Hay muchas actividades que aspiran a hacerla destacar aún más. Por ejemplo, el Palacio de Comunicaciones es un referente cultural a nivel europeo, desde el punto de vista deportivo podemos hablar de Valencia como la ciudad del running, la Valencia donde se celebran las carreras de MotoGP y del Mundial de Superbikes. Está la Valencia que alberga el Santo Grial y la Valencia LGTB, la cuna de la paella y de los campos de naranjos con los que se elabora la famosa Agua de Valencia. Es como un gran parque infantil al aire libre donde siempre hay algo que hacer. Si, por ejemplo, quieres sentirte como un liliputiense, se ha recreado a escala el gigante Gulliver, una escultura monumental de 70 metros, un parque de atracciones para grandes y pequeños.
Al fin y al cabo, se puede optar por hablar de una ciudad desde un punto de vista positivo, destacando sus aspectos cautivadores, pero además de todo este bombo y platillo, ¿quién habla también de la otra cara de la moneda? Evidentemente, cada lugar tiene sus pros y sus contras y no es mi intención hacer una lista de los contras, quiero centrarme en ese mes al año en el que la ciudad se revoluciona por completo y el nivel de civilización, señalado positivamente en varias ocasiones, cae en picado.
Me refiero al periodo en el que se celebran las Fallas, es decir, el mes de marzo. De repente, la ciudad está como privatizada, bloqueada y asediada en nombre de la tradición. Generalmente, a finales de febrero se celebra un gran acto inaugural, tras el cual el calendario fallero impone sus citas del 1 al 19 de marzo. Todos los días, en la plaza del Ayuntamiento, se celebra la llamada mascletà: la ciudad nombrada Capital Verde Europea 2023 dispara cinco minutos de petardos y humo, provocando contaminación acústica y medioambiental. Lo peor es que los petardos son una constante durante las Fallas, causando malestar e inquietud en personas discapacitadas, ancianos y, no menos importante, animales. Algunas familias han publicado vídeos en sus canales sociales de sus hijos con autismo evidentemente asustados, otros comparten su dolor relatando perros asustados que mueren tirándose desde los balcones por el miedo. Más allá de estos importantes testimonios, no hace falta ser un científico para entender la gran falta de respeto a todos los habitantes y al medio ambiente. La celebración de las fallas culmina con el incendio de la propia falla, las grandes figuras de 20-30 metros repartidas por la ciudad. Nadie se preocupa por la toxicidad del poliestireno y la pintura utilizados, ni por el derroche de energía debido a las numerosas iluminaciones instaladas para la ocasión. Sobre la contaminación debida a la celebración de las Fallas, un artículo de La Vanguardia recoge el estudio del químico José Manuel Felisi, de la Asociación Mesura y coordinador del aire de Valencia: los polvos cancerígenos PM2,5 en el aire del 8 al 27 de marzo superan el límite medio anual recomendado por la Organización Mundial de la Salud (OMS), que es de 10.
Más allá del daño, la burla. Se dedicó una mascleta a Ucraina, pero ¿con qué sentido común se puede dedicar un acto con cientos de kilos de pólvora explosiva a un país que está en guerra? ¿Y qué decir del premio fallero dedicado al bienestar animal? Una hipocresía descarada, como si de verdad importara el tema y lo que es peor, es que este premio se promueve en colaboración con el ayuntamiento. Al fin y al cabo, la Comunidad Valenciana, respecto a la reciente nueva aprobación de la Ley de Bienestar Animal, sigue rigiéndose por sus propias normas internas, incumpliendo la protección que brindan las nacionales (hablo de ello aquí: inthenet.eu/2023/03/17/spagna-bestialita-legislative-in-materia-di-benessere-degli-animali/).
Muchas calles están cerradas al tráfico y plazas de aparcamiento ocupadas por la instalación de carpas donde los falleros hacen fiesta, tanto dentro como en la calle, hasta las 4 de la madrugada, autorizadas por el ayuntamiento. Se trata de cenadores donde se come y se baila, en medio de edificios de viviendas sin ningún respeto por los vecinos, que a diferencia de ellos, trabajan (los falleros tienen derecho a vacaciones durante estas fiestas). Se vulnera el derecho al descanso: uno de cada dos españoles sufre problemas de sueño, y hay en marcha una petición en Change.org en este sentido. No sólo eso, se vulnera el artículo 35 de la Constitución Española, que regula el derecho al trabajo. Muchos comerciantes, de hecho, se ven obligados a cerrar sus negocios con muy poca antelación, sólo para que los participantes desfilen vestidos con el traje tradicional. En el caso de los restauradores, perder reservas de clientes y desperdiciar comida ya comprada sin ninguna compensación. ¿Dónde están los sindicatos?
Un turista que llega tiene la percepción de una gran fiesta compartida por todos los ciudadanos, en realidad, según el censo, hay 103.000 falleros en una ciudad de casi 1 millón de habitantes. ¿Es posible que por el disfrute de unos pocos tengan que salir perdiendo todos los demás? Este año, cientos de personas han resultado heridas durante las mascletá, palmeras y arbustos se han incendiado debido a los petardos, el transporte público se ha desviado de sus rutas habituales perjudicando la movilidad de los ciudadanos, las churrerías han monopolizado las calles y la venta de comida y bebida al aire libre ha apestado las aceras. Los churros son un dulce típico, sobre todo en esta época, es como un gofre alargado (sobre)frito en aceite: de 400 análisis realizados por los inspectores de sanidad, 72 se vieron obligados a cambiar el aceite de fritura.
Sin embargo, probablemente debido a una especie de herencia cultural nacida del franquismo, hablar mal de las Fallas es casi tabú. Si alguien intenta quejarse, la respuesta inevitable es: Si no te gustan vete fuera de Valencia. Y efectivamente eso es lo que hacen muchos valencianos, se van de la ciudad y alquilan una casa para el periodo fallero. Muchos no pueden permitírselo y se ven obligados a sufrir diversas limitaciones en su vida diaria. Pero si quieren quejarse, ¿cuál es el organismo que puede hacerse cargo de las protestas de la ciudad? No hay ninguno. Con los años, de hecho, los falleros han ido adquiriendo cada vez más cargos institucionales, por lo que en marzo reina la anarquía.
A pesar de todo, hace poco nació la página de Instagram @putas_fallas, que no sólo cuenta la otra cara de las Fallas, sino que denuncia los problemas que causa esta fiesta, se lee por ejemplo en su página: “¡Me encanta esta cuenta! Yo llevo desde el día 10 en Madrid, y vuelvo el 20, porque tengo un hijo autista que no puede estar en Valencia en marzo debido a los petardos. Esta es la realidad de las Fallas para algunas personas a las que no obligan a irnos de nuestra ciudad. Esta es la realidad de las Fallas, hay gente que se ve obligada a dejar su ciudad”. Y como esta, muchas otras. El colectivo #putasfallas también ha puesto en marcha un espacio de escucha dirigido a la ciudadanía, donde todo el mundo puede compartir su punto de vista escribiendo al correo electrónico: lasfallasquequiero@gmail.com. Un espacio abierto también a los propios falleros, como recogen en su comunicado, para empezar a pensar juntos otra forma de celebrar las Fallas. Es una lástima que, tal y como informan, ningún medio de comunicación valenciano haya querido dar espacio a la nota de prensa que se les envió, señal de una realidad cerrada a cualquier acción que cuestione el “gran relato” de las Fallas.
Una importante iniciativa que parte desde la base e intercepta todos los ‘Putas Fallas’ pronunciados en voz baja ante el estallido de un petardo más. Con la esperanza de que, ahora que se acercan las elecciones municipales, algún político se interese por defender los derechos y el respeto de todos, simplemente haciendo su trabajo.
venerdì, 24 marzo 2023
In copertina: Foto di Noemi Neri delle Fallas del 2022 (vietata la riproduzione)