L’effetto retroattivo del politicamente corretto ‘in questo mondo di santi’
di Noemi Neri (traducción en castellano a pie de página)
Avevo già sentito parlare dei ‘lettori sensibili’, ovvero una figura recente in ambito editoriale che andrebbe a rintracciare nei testi stereotipi, pregiudizi o rappresentazioni che possano risultare offensive nei confronti di minoranze etniche, sessuali e culturali. Dunque, una professione che sicuramente intercetta i numerosi ipocriti che, dall’alto della loro saccenteria, ci dicono cosa è morale e cosa no e che dà loro un luogo in cui sfogare la vocazione alla costruzione di una società giusta. Per carità, l’intento non è condannabile in sé, tutti ci auspichiamo una società in cui ci sia il rispetto della dis-uguaglianza. Di fatto, non siamo tutti uguali, ma dovremmo avere tutti ugualmente accesso ai diritti fondamentali.
Questa figura ‘professionale’ dovrebbe quindi eliminare dalla letteratura tutto ciò che non è politicamente corretto. Ma la letteratura non è anche lo specchio della società? Leggere è un esercizio di empatia, migliora le nostre relazioni sociali ma non solo, ci consente di abitare luoghi in cui ritrovare un male che ci affligge. Ci permette di esplorare il dolore degli altri per imparare a non esserne i provocatori. Ci presenta molteplici ‘altri da noi’ con cui familiarizzare, da cui imparare non solo per emulazione ma anche prendendone le distanze. Facciamo una riflessione: verosimilmente, leggono di più le persone poco inclini alla tolleranza dell’altro o quelle che accettano ogni diversità rispettandola? Se è così, con questo maldestro intento pedagogico a che pubblico di lettori si rivolgono questi ‘professionisti’?
La censura di certi termini o libri, non mi sembra che nel corso della storia ci abbia insegnato il rispetto per gli altri. Certe parole possiamo anche non scriverle, evitando di raccontare spaccati della realtà attraverso personaggi letterari che rispecchiano il nostro tempo. Potete anche proibire di pronunciarle, come già accade in tv con le bestemmie, per esempio, ma ahimè, i razzisti, gli omofobi, i bulli, continueranno a esistere e, forse, non si renderanno nemmeno conto del ‘fioretto’ che avete fatto con la ‘pulizia’ dei libri.
Processando Flaubert per oltraggio alla pubblica morale per colpa di una frivola Madame Bovary che davanti allo specchio urlava felice: “Ho un amante!”, di certo si pensava di nascondere sotto il tappeto l’adulterio. Un secolo dopo, toccava a Tondelli scomodare la morale pubblica. Immagini troppo forti nel suo Altri libertini, troppe bestemmie, tanto che Bompiani ne ha pubblicata una versione più ‘accettabile’, mentre Feltrinelli (grazie al cielo!), lo ha lasciato così com’è nato. Lo scrittore Erri De Luca è stato processato per incitamento al sabotaggio della Tav per le dichiarazioni rilasciate, quando ancora la classe intellettuale si interessava di ciò che accade nel proprio Paese. Si potrebbero fare moltissimi esempi, indubbiamente la letteratura, le parole, come tutta l’arte, hanno delle conseguenze nella realtà. Dobbiamo però stare attenti a non cadere nell’interpretazione più superficiale di questa relazione. Tutti i giovani rimasti vittime dell’‘effetto Werther’ non si sono certo suicidati per colpa di Goethe. Semmai, lo scrittore aveva individuato e raccontato un malessere già presente nel tessuto sociale.
Purtroppo, quello del politicamente corretto è un male sempre più evidente e diffuso nel nostro Paese. Un fenomeno che interessa tutti i settori e che si esprime in maniera polarizzata. Solo un anno fa il responsabile della cultura di Fratelli d’Italia propose di censurare Peppa Pig perché mostrava una coppia di omosessuali e se non sei d’accordo, sei un pervertito. Intanto la Disney proponeva la fatina di Cenerentola lgbt e se non ti piace, sei omofobo. Nel frattempo, I Griffin ironizzavano sulla Sacra Famiglia e con l’accusa di blasfemia buttavano tutto in caciara. La trans Efe, che ha raccontato in un libro le proprie vicissitudini sessuali con la classe politica, (per ora) si salva, Victorian Age docet. Comunque, a livello personale, posso scrivere che Dumbo, Gli Aristogatti e Peter Pan – ora vietati ai minori di 7 anni – li ho visti, ma non sono per questo cresciuta razzista. Ho trovato molti più cattivi esempi guardando i dibattiti nei talk show, dove vanno in scena pagliacciate sempre più vicine al melodramma che a un confronto costruttivo. Quello che è accaduto a questi cartoni animati si inserisce nel folle revisionismo storico dove le nuove anime pie paladine di una cultura ‘giusta’, si mettono a salvo scomodando anche il passato. Gli schiavi afroamericani che lavoravano nelle piantagioni, di cui si canta in Dumbo, diventano innominabili: facciamo come se non fossero mai esistiti. Nascondiamo e rinneghiamo tutto quello che è stato, in modo da apparire moralmente accettabili da sempre, come se ora fossimo tutti santi. “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”, scriveva Orwell.
Non a caso, quando qualche anno fa Il Messaggero regalava in allegato il Mein Kampf, molti si sono indignati. Come se quel libro fosse un’opera di stregoneria, come se leggendolo diventassimo tutti nazisti, come se i nazisti non esistessero a prescindere da quel libro. Restano invece le Giornate in cui dobbiamo ‘ricordare’, dove la memoria di certi fatti rientra in una narrazione consentita, per ora. Io credo che, al posto di manipolare il passato, si debba conoscere la storia con i buoni e i cattivi per imparare da entrambi, perché a volte ci si definisce anche attraverso ciò che non vogliamo essere o diventare e, soprattutto, per non dimenticare.
Questa ‘pulizia’ retroattiva è toccata pochi giorni fa al povero Dahl. L’editore, infatti, d’accordo con gli eredi, ha deciso di rivedere i testi dell’autore togliendo, per esempio, parole come ‘brutto’ e ‘grasso’. Per la precisione, “enormemente grasso” che troviamo ne La Fabbrica di Cioccolato, è stato modificato con “enorme”: era fondamentale? Adesso le persone grasse, sovrappeso, diversamente magre o come vi pare, si sentono meglio leggendo di un personaggio che non è enormemente grasso ma solo enorme? Sarebbe stato lo stesso se al posto di grasso ci fosse stato magro? A tuonare contro questi cambiamenti uno scrittore che di censura ne sa qualcosa, Salman Rushdie che scrive su Twitter: “Roald Dahl non era un angelo, ma questa è un’assurda censura. Puffin Books e gli eredi di Dahl dovrebbero vergognarsi”.
Cosa ne pensano gli editori che vengono messi automaticamente tra quelli con i ‘lettori insensibili’? Perché gli ‘editori moralisti’ non potevano chiamare la loro operazione ‘editing ipocrita’, hanno utilizzato una parola che per contrapposizione discrimina automaticamente chi non si conforma al loro modo di lavorare – ma loro non lo hanno detto, ovviamente.
Fortunatamente, la reazione da parte del mondo editoriale c’è stata. La casa editrice spagnola Santillana, per esempio, la quale pubblica i libri di Dahl da oltre quarant’anni, ha reso noto di aver comunicato agli agenti dell’editore Puffin Books, che non adatteranno i libri di Roald Dahl: “Abbiamo sempre difeso la letteratura per bambini e ragazzi e pubblicato libri senza alcun tipo di censura, indipendentemente dalle mode e dalle circostanze del momento. Ne siamo orgogliosi perché il mestiere di editore può essere compreso solo dal rispetto per i lettori e gli autori, e dall’onestà nei confronti delle storie che ci affidano e che decidiamo di pubblicare”.
Non è stata l’unica casa editrice a schierarsi contro il ‘ritocco’ delle opere di Dahl, ma appena è scoppiata un po’ di polemica, Puffin Books ha fatto un mezzo passo indietro annunciando che, in seguito alla reazione del mondo del libro, ha deciso di lasciare sul mercato le due versioni, quella originale e quella rivisitata. Ora, le considerazioni che emergono sono almeno due. La prima fa pensare a un’operazione di marketing ben orchestrata per rilanciare l’autore – dove, fin dall’inizio, non era previsto sostituire la versione originale ma affiancarla a un’altra. La seconda, è che al di là del marketing utilizzato in maniera manipolatoria – cosa che non stupisce perché nessuno è nato ieri – resta la palese ipocrisia dell’editore. Lasciare la possibilità di scelta, auto conferendosi un potere che non si ha perché (grazie al cielo!) molti avrebbero continuato a pubblicarne le opere senza nessuna modifica, non rende più accettabile l’operazione ‘purificatrice’ delle opere dello scrittore inglese.
In una società che ha un’etichetta pronta all’uso per tutto, specialmente per i meno omologati, vedere la crociata degli iper sensibili è un po’ anacronistico. Se vogliamo abitare un mondo fondato sul rispetto, l’uguaglianza e l’equità, è alle scuole che dobbiamo rivolgere lo sguardo, insegnando a non avere paura delle parole e nemmeno di raccontare ciò che ci circonda così com’è, anche brutto e grasso.
Cari editori di Puffin Books e simili, togliendo le parole ‘maleducate’ tradite l’autenticità del processo creativo di chi vi affida le proprie opere. Tradite il presente quanto il passato creando una visione distorta della realtà. Quando la società sarà la stessa, o di certo non migliorata grazie ai vostri prodotti falsi, e i vostri libri, ipocriti quando voi, non avranno trasformato le persone in Ghandi, iniziamo con le lobotomie? Oppure scegliamo un unico colore, un’unica lingua, un unico sesso e non se ne parla più? I nuovi scandali riguarderanno l’equivocità di alcune parole come ‘cattivo’ o forse anche ‘cinese’: chissà se potremo continuare a parlare di nazionalità, che non sia indelicato per qualcuno (non nascondo che non sempre ‘italiana’ me lo sento bene addosso). Chissà che, a quel punto, non scendano in piazza i brutti, discriminati con la loro scomparsa dalla letteratura. Voi, invece, resterete alle vostre scrivanie perché siete belli, siete raggianti come le anziane che vanno a messa ma hanno paura che i neri rubino loro la pensione. Ma cosa importa se il popolo non è ancora così eletto da non risultare mai offensivo, tanto voi quello non lo raccontate, ormai farete libri tutti uguali dove i personaggi non gettano nemmeno una cartaccia per terra. Quanto aveva ragione la buon’anima di Buonarroti quando diceva che “la malizia è negli occhi di chi guarda”.
*°*°*
Traduzione in castigliano
di Noemi Neri
La chaqueta metálica… fallará el soldado patoso?
El efecto retroactivo de lo políticamente correcto ‘en este mundode santos’
Ya había oído hablar de los ‘lectores sensibles’, es decir, de una figura reciente en el ámbito editorial que llega a rastrear estereotipos, prejuicios o representaciones en los textos que puedan resultar ofensivos para las minorías étnicas, sexuales y culturales. Así pues, una profesión que sin duda intercepta a los muchos hipócritas que desde las alturas de sus sabelotodos nos dicen lo que es moral y lo que no, y les da un lugar donde desahogar su vocación por construir una sociedad justa. Por Dios, la intención no es condenable en sí misma, todos deseamos una sociedad donde se respete la des-igualdad. De hecho, no todos somos iguales, pero todos deberíamos tener el mismo acceso a los derechos fundamentales.
Por tanto, esta figura ‘profesional’ debería eliminar de la literatura todo lo que no sea políticamente correcto. Pero, ¿no es también la literatura un espejo de la sociedad? Leer es un ejercicio de empatía, mejora nuestras relaciones sociales, pero no sólo eso, nos permite habitar lugares donde podemos encontrar un dolor que nos aflige. Nos permite explorar el dolor ajeno para aprender a no ser sus provocadores. Nos presenta múltiples ‘otros de nosotros’ con los que familiarizarnos, de los que aprender no sólo emulando, sino también distanciándonos de ellos. Hagamos una reflexión: ¿son más propensas a leer las personas poco tolerantes con los demás o las que aceptan la diversidad respetándola? Porque no entiendo con esta torpe intención pedagógica a qué público lector os dirigís.
Censurar ciertos términos o libros, no creo que a lo largo de la historia nos haya enseñado a respetar a los demás. Bien podemos no escribir ciertas palabras, y evitar contar retazos de la realidad a través de personajes literarios que reflejen nuestro tiempo. También se puede prohibir que se pronuncien, como ya ocurre en televisión con las blasfemias, por ejemplo, pero ay, los racistas, los homófobos, los acosadores, seguirán existiendo y, tal vez, ni siquiera se den cuenta de la ‘buena obra’ que has hecho ‘limpiando’ libros.
Al procesar a Flaubert por desacato a la moral pública a causa de una frívola Madame Bovary que gritaba alegremente frente al espejo: “¡Tengo un amante!”, seguramente pensaron que estaban escondiendo el adulterio debajo de la alfombra. Un siglo más tarde, le tocó a Tondelli incomodar la moral pública. Imágenes demasiado fuertes en sus Altri libertini, demasiadas blasfemias, hasta el punto de que Bompiani publicó una versión más ‘aceptable’, Feltrinelli, menos mal, la dejó tal cual. El escritor italiano Erri De Luca fue juzgado por incitación al sabotaje del Tav (una línea de ferrocarril de Túrin a Lyon muy criticada) por unas declaraciones suyas, cuando la clase intelectual aún se preocupaba por lo que ocurría en su propio país. Se podrían dar muchos ejemplos, sin duda la literatura, las palabras, como todo arte, tienen consecuencias en la realidad. Pero hay que tener cuidado de no caer en la interpretación más superficial de esta relación. Todos los jóvenes que fueron víctimas del ‘efecto Werther’ ciertamente no se suicidaron por culpa de Goethe. Si acaso, el escritor identificó y narró un malestar ya presente en el tejido social.
Por desgracia, lo políticamente correcto es un mal cada vez más evidente y extendido en nuestro país. Es un fenómeno que afecta a todos los sectores y se expresa de forma polarizada. Hace sólo un año, el responsable de cultura de Fratelli d’Italia (partido político italiano) propuso censurar Peppa Pig porque mostraba una pareja homosexual y si no estás de acuerdo, eres un pervertido. Mientras tanto, Disney propuso el hada Cenicienta lgbt y si no te gusta, eres un homófobo. Mientras, el dibujo animado I Griffin se burlaba de la sagrada familia y, con la acusación de blasfemia, lo echaba todo a perder. Se salva la trans italiana Efe, que ha contado en un libro sus propias vicisitudes sexuales con la clase política, (por ahora), docet de la Era Victoriana. Sin embargo, yo Dumbo, Los Aristogatos y Peter Pan, ahora prohibidos para menores de 7 años, los vi, pero no crecí racista. He encontrado muchos más malos ejemplos viendo debates en tertulias, donde las payasadas siempre están más cerca del melodrama que de la confrontación constructiva. Lo que ocurrió con estas caricaturas encaja con el loco revisionismo histórico en el que las nuevas almas pías defensoras de una cultura ‘justa’, se proponen salvar incluso el pasado. Los esclavos afroamericanos que trabajaban en las plantaciones, sobre los que se canta en Dumbo, se vuelven innombrables, hacemos como si nunca hubieran existido. Ocultamos y negamos todo lo que ha sido, para parecer moralmente aceptables para siempre, como si ahora fuéramos todos santos. “Quien controla el presente controla el pasado y quien controla el pasado controlará el futuro”, escribió Orwell.
No es casualidad que cuando Il Messaggero (periódico italiano) regaló Mein Kampf hace unos años, muchos se indignaran. Como si ese libro fuera una obra de brujería, como si al leerlo todos nos convirtiéramos en nazis, como si los nazis no existieran aparte de ese libro. En cambio, quedan los días en los que hay que ‘recordar’ en los que recordar ciertos hechos forma parte de una narrativa permitida, por ahora. Creo que en lugar de manipular el pasado, debemos conocer la historia con lo bueno y lo malo para aprender de ambos, porque a veces también nos definimos a través de lo que no queremos ser o llegar a ser, y sobre todo, para no olvidar.
Esta ‘limpieza’ retroactiva le ocurrió hace unos días al pobre Dahl. La editorial, de acuerdo con los herederos, decidió revisar los textos del autor eliminando, por ejemplo, palabras como
Esta ‘limpieza’ retroactiva le ocurrió hace unos días al pobre Dahl. La editorial, de acuerdo con los herederos, decidió revisar los textos del autor eliminando, por ejemplo, palabras como ‘feo’ y ‘gordo’. En concreto, ‘enormemente gordo’, que encontramos en La fábrica de chocolate, se ha cambiado por ‘enorme’, ¿era imprescindible? Ahora bien, ¿las personas gordas, con sobrepeso, diferentemente delgadas o lo que sea, se sienten mejor leyendo sobre un personaje que no es enormemente gordo, sino simplemente enorme? ¿Hubiera sido lo mismo si en lugar de gordo hubiera sido delgado? Un escritor que sabe un par de cosas sobre censura se opone a estos cambios: Salman Rushdie escribe en Twitter: “Roald Dahl no era un ángel, pero esto es una censura absurda. Puffin Books y los herederos de Dahl deberían avergonzarse”.
¿Qué opinan los editores de que se les incluya automáticamente entre los ‘lectores insensibles’? Como los ‘editores santurrones’ no podían llamar a su operación ‘corrección hipócrita’, utilizaron una palabra que discrimina automáticamente a los que no se ajustan a su forma de trabajar, pero no lo dijeron, claro.
Afortunadamente, el mundo editorial reaccionó. La editorial española Santillana, por ejemplo, que publica los libros de Dahl desde hace más de cuarenta años, ha anunciado que ha comunicado a los agentes de la editorial Puffin Books que no adaptarán los libros de Roald Dahl: “Siempre hemos defendido la literatura infantil y juvenil, y publicado libros, sin atender ningún tipo de censura, con independencia de las modas y circunstancias del momento. Nos enorgullecemos de ello porque el oficio de editor solo se puede entender desde el respeto a los lectores y autores, y desde la honradez con las historias que nos confían y decidimos publicar.”
No ha sido la única editorial que se ha pronunciado en contra de los ‘retoques’ de las obras de Dahl, pero en cuanto se ha cerrado la polémica, Puffin Books ha dado medio paso atrás anunciando que, tras la reacción del mundo del libro, ha decidido dejar en el mercado las dos versiones, la original y la revisada. Ahora bien, hay al menos dos consideraciones. La primera sugiere una operación de marketing bien orquestada para relanzar al autor, en la que desde el principio estaba previsto no sustituir la versión original, sino ponerla junto a otra. La segunda, es que más allá del marketing manipuladoramente utilizado – lo que no es de extrañar porque nadie nació ayer – está la flagrante hipocresía del editor. Dejar la posibilidad de elegir, dándose un poder que no tiene porque, gracias a Dios, muchos habrían seguido publicando sus obras sin ningún cambio, no hace más aceptable la operación de ‘purificación’ de las obras del escritor inglés.
En una sociedad que tiene una etiqueta prefabricada para todo, especialmente para lo menos homologable, ver la cruzada de los hipersensibles es un poco anacrónico. Si queremos habitar un mundo fundado en el respeto, la igualdad y la equidad, es a las escuelas a las que debemos dirigir nuestra mirada, enseñándonos a no tener miedo a las palabras o incluso a decir lo que nos rodea tal como es, incluso feo y gordo.
Queridos editores de Puffin Books y similares, al suprimir las palabras ‘groseras’, traicionáis la autenticidad del proceso creativo de quienes os confían sus obras. Traicionáis el presente tanto como el pasado al crear una visión distorsionada de la realidad. Cuando la sociedad sigue igual, o desde luego no ha mejorado con vuestros falsos productos, y vuestros libros, hipócritas como soís, no han convertido a la gente en Gandhi, ¿empezamos con las lobotomías? ¿O elegimos un color, una lengua, un sexo, y nada más? Los nuevos escándalos serán sobre el equívoco de ciertas palabras como ‘malo’ o tal vez incluso ’chino’, quién sabe si podríamos seguir hablando de nacionalidad, si no es poco delicado para alguien (no oculto que ’italiana’ no siempre me sienta bien). Quién sabe, a lo mejor los feos, discriminados por su desaparición de la literatura, salen a la calle. Vosotros, en cambio, seguiréis en vuestros pupitres porque sois guapos, estáis radiantes como las viejas que van a misa pero tienen miedo de que los negros les roben la pensión. Pero qué importa si el pueblo aún no está tan elegido como para no ofenderse nunca, de todas formas no contáis esa historia, a estas alturas ya estáis haciendo libros todos iguales en los que los personajes ni siquiera tiran un papel al suelo. Cuánta razón tenía el alma buena de Buonarroti cuando decía que: “la malicia está en el ojo del que mira”.
venerdì, 3 marzo 2023
In copertina: Foto di Angel Hernandez da Pixabay (gratuita da usare sotto la licenza Pixabay)
2 thoughts on “Full Metal Jacket… perderà Palla di Lardo?”
Comments are closed.