Sodomia, morte e vittoria: sicuri di non essere nel 1939?
di Simona Maria Frigerio
Non volevamo proprio parlare del Festival della musica leggera (sempre più ‘eterea’) italiana. Da anni riusciamo a starvi lontani e, semmai, ci cade l’occhio sull’ultima mise di dubbio gusto o sulla frase sdolcinata del motivetto che vincerà la ‘coppa del nonno’. Potremmo passare per elitari scrivendolo, ma se essere nazional popolari significa Sanremo, preferiamo essere etichettati invece di ‘scadere come latte rancido’.
Purtroppo, però, l’olezzo può giungere fino all’empireo e, con pindarica gaddiana perifrasi, viene alla mente l’incipit di Eros e Priapo (1), viene alla mente ‘Il Fava’ e il suo gusto per i discorsi di guerra e vittoria, conditi col fallocentrismo e la libidine dozzinale di quegli italiani che, cantando Faccetta Nera, si portavano nel talamo la ‘bella abissina’ (meglio tredicenne).
Un festival che ha visto in apertura il comico che ha fatto liberare il lager di Auschwitz dagli ‘Americani’ e che parla di un Paese dei campanelli dove esiste la più ‘bella’ Costituzione ‘del mondo’ che, all’articolo 11, vieterebbe la sua partecipazione alla guerra, e poi – quella stessa fiera delle vanità – la serata della finale porta sul palco, materialmente, Fedez e Rosa Chemical e, ‘idealmente’, un altro comico prestato alla politica, l’attuale Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. E mentre i primi mimano un rapporto anale in prima fila e poi si baciano ‘alla francese’ (pensiamo cosa avrebbero detto le compagne femministe se Rosa Chemical fosse stata una donna…), il secondo, per bocca di Amadeus – il conduttore di tale sarabanda che nemmeno ai tempi del Nerone hollywoodiano sarebbe potuta essere più caotica – prima, come se fosse il leader di un Paese florido e in pace, invita i “vincitori di quest’anno a Kyiv, in Ucraina, nel Giorno della Vittoria” (ossia data da destinarsi secondo i desiderata di Bruxelles e Washington). E poi continua, forse con poca aderenza alla realtà sul campo di battaglia: “Nel Giorno della nostra Vittoria! Questa Vittoria oggi viene creata e ottenuta in condizioni estremamente difficili. Grazie ai nostri difensori! Grazie al loro coraggio, indomabilità, invincibilità. Centinaia di canzoni sono già state scritte su questo, e ne ascolterete una oggi. E sono sicuro che un giorno ascolteremo tutti insieme la nostra canzone della vittoria!”. E così l’Italietta che piange sulle letterine della bambina che fa i soldi con lo shampoo e l’acqua griffata, e ride della tracotanza virile sublimata gender fluid, capirà davvero che se la vittoria sarà condivisa con l’Ucraina, significa che l’Italia è in guerra contro la Russia?
Ma come ha affermato Zelensky grazie all’autodefinito – a mezzo stampa – portavoce Amadeus: “Ogni anno sulle rive del Mar Ligure vince la canzone. Vincono la cultura e l’arte. La Musica vince! E questa è una delle migliori creazioni della civiltà umana”. E qui davvero il Presidente ucraino non ha capito dove si trovava. Solo l’abbassamento culturale di un popolo a livello di reality porta al calderone massmediatico che può mischiare, senza soluzione di continuità (o senso critico e, tanto meno, etica), un Presidente italiano, vero, e un nude look, falso; le centinaia di migliaia di militari, mercenari e paramilitari ucraini uccisi sul fronte del Donbass dal 24 febbraio 2022 con il discorso dal balcone che promette a un popolo che non ha capito di essere in guerra, la vittoria; le decine di migliaia di morti tra i militari russi, e i civili e i militari indipendentisti del Donbass (in guerra da otto anni) con due rapper che mimano atti sessuali tra risatine e battutine come ai tempi dell’avanspettacolo.
Forse chi non ha capito dove sarebbe stato letto il suo messaggio alle folle, è stato proprio il Presidente Zelensky.
- Carlo Emilio Gadda, Eros e Priapo, incipit: «Li associati a delinquere cui per più d’un ventennio è venuto fatto di poter taglieggiare a lor posta e coprir d’onte e stuprare la Italia, e precipitarla finalmente in quella ruina e in quell’abisso dove Dio medesimo ha paura guardare, pervennero a dipingere come attività politica la distruzione e la cancellazione della vita, la obliterazione totale dei segni della vita. Ogni fatto o atto della vita e della coscienza è reato per chi fonda il suo imperio col proibire tutto a tutti, coltello alla cintola»
venerdì, 17 febbraio 2023
In copertina: Foto di Alexa da Pixabay (gratuita da usare sotto la licenza Pixabay)