Dalla Commissione d’inchiesta ai rapporti all’Aifa
di La Redazione di InTheNet
Il Covid Alpha è, nei fatti, un lontano ricordo. Un virus che ha interessato un numero limitato di persone nel mondo per pochi mesi, praticamente scomparso con l’arrivo dell’estate del 2020 (come accade di consueto con le endemie influenzali), soppiantato dalla variante Delta durante l’inverno 2020/2021 e, successivamente, dalla Omicron. Eppure le conseguenze dell’approccio mediatico, politico e sociale di quell’epidemia virale persistono e, come ha scritto il Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB) nel suo Parere n. 20: “L’acquiescenza del pubblico verso le dichiarazioni rese dagli stakeholder in merito all’affaire Covid ha ormai assunto dimensioni e livelli tali da configurare i sintomi della sindrome di Stoccolma”. In effetti, dopo le ammissioni di Pfizer di fronte al Parlamento Europeo, ossia che l’azienda non aveva sperimentato il vaccino riguardo alla sua capacità di bloccare il contagio, come si può ancora avere fiducia nelle aziende farmaceutiche?
Ciò che appare ormai certo è che, se da un lato, prima la campagna del terrore e poi quella della responsabilità sociale hanno fatto presa su larghe fasce di popolazione soprattutto in Italia, tanto da ghettizzare una parte della cittadinanza privandola di diritti fondamentali quali il lavoro, ma anche la socialità e la cultura, con la complicità connivente della maggioranza (che oggi, forse, tace perché altrimenti dovrebbe farsi uno spiacevole esame di coscienza); è altrettanto probabile, sempre come puntualizza il Cieb, che la vaccinazione di massa con prodotti a mRNA abbia accelerato “l’immissione in commercio – mediante l’impiego di controverse procedure autorizzative d’emergenza – di farmaci sperimentali fondati sulla tecnica dell’mRNA: farmaci in grado di interagire con il DNA umano e quindi suscettibili di produrre effetti di breve, medio e lungo periodo del tutto imprevedibili”.
Effetti avversi gravi: ictus ischemico e miocarditi
Nel frattempo sono proseguiti gli studi sugli effetti avversi gravi da vaccino – nonostante la politica tenti di silenziare la problematica. Come osservato dal Centers for Disease Control and Prevention statunitense il vaccino bivalente della Pfizer avrebbe provocato “più ictus ischemici nelle tre settimane dopo l’inoculazione che nelle settimane dalla quarta alla sesta” (nota il professor Bellavite partendo dallo studio che alleghiamo, 1). In particolare nei soggetti con oltre 65 anni.
Continuano anche gli studi sulle miocarditi che si sviluppano nei vaccinati con prodotti a mRNA (Pfizer/BioNTech o Moderna) ma altresì con vaccini più tradizionali o in persone che hanno contratto un’infezione da coronavirus o altri virus (sia vaccinati sia non vaccinati, 2). Sempre come fa notare il professor Bellavite: “Le autorità sanitarie fanno delle premesse dicendo che si tratta di una condizione ‘molto rara’ (secondo loro 8-10 casi per milione di dosi, AIFA addirittura parlava di 1 o 2 casi per milione). Di fatto, nei giovani adulti sono stati riportate statistiche che parlano di segnalazioni di miocardite clinicamente seria fino a 100 casi per milione di dosi (Oster, ME; et al. JAMA 2022;327:331-340)”.
Va aggiunto un dato: se una persona ha ricevuto la diagnosi di miocardite o pericardite, ovviamente dovrà fare molta attenzione rispetto all’esercizio fisico, soprattutto se intenso. Ma questo non riporta alla mente la sequela di immagini di atleti professionisti improvvisamente crollati a terra, in mezzo a un campo da calcio o durante lo svolgimento di altri sport?
Il mistero dei rapporti di sicurezza ed efficacia sui vaccini
Anche nei Tribunali non si riesce a fare chiarezza. Al Tar del Lazio si è svolta una nuova udienza in merito “ai rapporti di sicurezza ed efficacia sui sieri anti-Covid, che Aifa avrebbe dovuto ricevere da Ema ma che, da quanto emerso nel corso delle precedenti udienze, non sono mai arrivati” (come scrive Byoblu).
Va sottolineato che, essendo stati approvati in ‘forma condizionata’, ovvero in via emergenziale, da Ema, i suddetti vaccini avrebbero dovuto essere sottoposti a successivi controlli e possedere tali rapporti (ma viene da chiedersi, come avrebbe fatto a fornirli Ema se Pfizer ammette di non aver testato l’efficacia immunizzante del suo prodotto?).
I colleghi di Byoblu hanno intervistato il professor Sinagra, il quale ha loro spiegato che: “le agenzie internazionali possono decidere ciò che vogliono, ma occorre che la decisione finale sia presa dall’organo ufficiale di farmacologia di ogni Stato, nel nostro caso l’Aifa. Sono i rapporti relativi all’efficacia immunizzante e al rapporto costi benefici. Elementi determinanti per poter commercializzare i sieri. Il fatto che Aifa abbia dichiarato di non averli significa che l’Agenzia ha autorizzato questi farmaci nella totale disconoscenza della situazione”.
Poco importa però allo Stato italiano (e anche ai cittadini, vista la mancanza di sostegno in piazza per questa udienza) di sapere cosa ci è stato inoculato e se potremo avere delle conseguenze a medio o lungo termine da vaccini sperimentali a mRNA. Infatti, l’Avvocatura dello Stato che rappresenta Aifa non si è nemmeno presentata. Va da sé che lo Stato italiano avendo – a quanto risulterebbe a mezzo stampa – sollevato le aziende farmaceutiche da qualsiasi responsabilità per eventuali effetti avversi e/o danni ai vaccinati (3), sarebbe oggi il primo a non volere ulteriori indagini. D’altro canto, i milioni di italiani che hanno ostracizzato i cittadini critici sostenendo vessazioni come il green pass e che, magari, hanno vaccinato anche neonati e bambini forse, oggi, sono proprio i più restii a voler sapere. Gli errori che potrebbero aver commesso sono troppi e troppo gravi.
La commissione d’inchiesta: miraggio o anatra zoppa?
Fratelli d’Italia ha ricevuto indubbiamente parte dei suoi voti da chi voleva si indagasse sulla gestione della pandemia – dall’ostracismo verso le autopsie alle linee guida che consistevano in paracetamolo e vigile attesa, dall’acquisto delle mascherine alla sotto o sopravvalutazione dei tamponi fino al piano pandemico deficitario, dal ricovero dei pazienti Covid nelle Rsa alla mancanza di protezioni adeguate per gli operatori sanitari, dall’efficacia (o meno) dei lockdown all’uso coercitivo del green pass – che si è rivelato misura utile ad aumentare il numero dei vaccinati ma non a bloccare la diffusione del virus (dato che il vaccino, almeno il Pfizer da ammissione ufficiale, non era stato nemmeno testato in tal senso) – dal numero esorbitante di dosi opzionate dal nostro Paese e le relative procedure d’acquisto agli effetti avversi gravi, dal monitoraggio solamente passivo degli stessi alla preclusione al lavoro anche in smart working (e, quindi, senza contatti interpersonali) per alcune categorie e per gli over 50 non vaccinati. E così via.
La commissione sembra, però, non decollare a causa dell’ostracismo di chi, quelle misure, le ha volute e continua a sostenerle – ossia il Pd (che, però, per dovere di trasparenza, se convinto della bontà delle proprie scelte, dovrebbe essere il primo a pretendere la Commissione). In ogni caso, è stata presentata la richiesta di iscrizione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid all’ufficio di presidenza della XII Commissione Affari Sociali della Camera – probabilmente operativa dalla primavera – ma limitandone il raggio d’azione a: “assenza di un piano pandemico, verbali secretati, carenza dei dispositivi di protezione, gestione delle mascherine e cure domiciliari negate”.
Restano saldamente dietro al muro di gomma di italica (ma ormai di europea) pratica e memoria, le indagini relative, ad esempio, a quei contratti vaccinali – stipulati da Von der Leyen via sms – che non hanno rispettato le regole (sventolate dalla Ue quando si tratti di altri soggetti) della democrazia, della trasparenza e della libera concorrenza. Ma anche i limiti della sorveglianza passiva e l’efficacia o meno di misure coercitive e lesive delle libertà fondamentali come il lockdown, il coprifuoco alle 22.00 e il green pass. Manca altresì un’analisi sull’efficienza dello smart working nella Pubblica Amministrazione – decantato da alcuni politici dei precedenti governi e da vari esponenti sindacali ma che, visto solamente l’attuale caos passaporti, sembra rivelarsi sempre più un buco nero (4). Ridicola infatti la spiegazione dei ritardi causati dal Covid in quanto in periodo pandemico non si poteva viaggiare e, inoltre, se lo smart working e la digitalizzazione della PA funzionassero bene, oggi non dovrebbero esserci (come non c’erano nel 2019) code e ritardi di mesi per rinnovare semplicemente i propri documenti d’identità.
L’Italia naviga sempre più a vista. Ma la costa si allontana.
(1) https://www.fda.gov/media/164811/download
venerdì, 10 febbraio 2023
In copertina: Foto di StarFlames da Pixabay (gratuita da usare sotto la licenza Pixabay)