Quando Winston Churchill andò a Sanremo
di Simona Maria Frigerio
Se il Ceo di Pfizer, Albert Bourla, può candidamente dichiarare – per interposta sottoposto – di aver fatto miliardi di dollari con un vaccino mai testato per bloccare il contagio del virus per il quale è stato venduto a interi Stati e inoculato a centinaia di milioni di persone, firmando accordi secretati a mezzo messaggi privati con la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, che nessun cittadino della UE ha mai eletto, e non gliene chiede conto – penalmente e civilmente – alcuno, allora vuol dire che l’intero universo mondo è non già il sogno shakespeariano bensì la burla (strana assonanza…) di qualche dio minore, che gioca con le nostre teste di legno di burattini maldestri.
E così, dopo la ‘burla’ del vaccino che non immunizza – e che ha evidentemente cooperato a trasformare una pandemia in endemia e a diffondere il virus via creduloni che si pensavano immuni e, al contrario, potevano contagiare e contagiarsi; ecco la tragedia di un Capo di Stato che va ‘a Porta a Porta’ come una pittima a mendicare armi e legge negli auguri la discesa in guerra degli eredi del forlimpopolesco mascellone. Al che, gli eredi del vetusto arringatore di folle dal balcone – intendiamoci: gli italiani tutti – non si indignano, non scendono in piazza rivendicando pace, autodeterminazione e diritti/servizi sociali, ma si fanno scippare sanità, scuola e pensioni per la difesa del questuante.
Salto acrobatico e… ‘siore e siori’, eccoci catapultati sul palco dell’Ariston per la farsa come non l’avete mai vista! Il nuovo Winston Churchill sceglie Sanremo per il suo messaggio alle folle, mentre i suoi militari e i civili mobilitati con la forza sono mandati al macello per schiacciare i loro stessi connazionali che vogliono l’autodeterminazione e sconfiggere il popolo che aiutò a liberarci dal succitato mascellone e da vegetariani igienisti della razza. Si esibirà l’ultima sera, dopo l’erede di una Nilla Pizzi che si fa inoculare da ‘burla’ per poter cantare, di fronte a platee di spettatori via social che non ascoltano né cantanti né presentatori né gli statisti di questo mondo alla rovescia, ma si dedicano a commentare (ormai da anni) lustrini e mossette, trucco e ‘papere’.
Qualcuno, in verità, si è indignato all’idea di mischiare ‘ugole d’oro’ e t-shirt militari, ma forse solamente di fronte al rischio reale che le guerre per procura diventino carne e sangue di italiani, il popolo del festival della canzonetta italica potrebbe fare un salutare bagno di realtà.
I ‘papaveri’, nel frattempo, sono appassiti e noi ci chiediamo perché l’Ariston non abbia ospitato Saddam Hussein, quando – durante la Seconda guerra del Golfo – era attaccato dagli States e dalla loro ‘Coalizione dei volenterosi’ per armi di distruzione di massa che esistevano solo nella propaganda del Pentagono e di Downing Street.
Statisti da operetta e istituzioni pubbliche non rappresentative. L’Occidente sta andando a passi da gigante verso il baratro, ma non vi preoccupate: un giorno qualcuno rimetterà i fiori nei nostri cannoni!
venerdì, 3 febbraio 2023
In copertina: La Locandina del Festival edizione 2023