Oggi è fashion mangiare i pidocchi
di Simona Maria Frigerio
Ricordate i tarmicidi e le piaghe d’Egitto? Adesso maglioni e contadini non avranno più problemi perché le tarme e le locuste approderanno sulle tavole degli italiani. E se non bastasse, da dicembre 2022, la Commissione Europea ha autorizzato anche la commercializzazione del grillo domestico come ‘novel food’ (la nuova bolla capitalistica dopo la new economy). I grilli saranno disponibili interi o in polvere, congelati o essiccati. Non dubitiamo che qualche chef comincerà a valutarne l’uso anche da crudi.
Aldilà che qualcuno pensi che ognuno potrà fare ciò che vuole e, quindi, non ci vede nulla di male, una tra le questioni da non sottovalutare è il fatto che sia stato autorizzato l’uso della polvere di grillo in pane (anche multicereale), pizza, grissini, biscotti, nei cracker, nelle barrette ai cereali, nelle premiscele secche per prodotti da forno, nelle salse, nei prodotti trasformati a base di patate (pensiamo al purè in polvere), nel siero di latte in polvere, nei prodotti sostitutivi della carne (magari quelli per vegani e vegetariani che, così, al posto della mucca si ciberanno di grilli), nelle minestre concentrate o in polvere e persino in bevande quali la birra e in prodotti a base di cioccolato. Ma non è detto che tutti se ne accorgano, soprattutto nel caso non sia segnalata la polvere di grillo, bensì di Acheta Domesticus – che non è detto tutti sappiano cosa sia e tanto meno è detto che tutti leggano ogni etichetta dei prodotti che contengono polveri, farine, estratti e similari (nonostante il pericolo di allergie, motivo per cui la Ue ha acconsentito, forse suo malgrado, alla segnalazione).
Ma introdurre proteine in forma di insetto sarebbe così ‘naturale’? O, dopo le battaglie contro gli Ogm, dovremo intraprenderne una a favore delle tradizioni alimentari autoctone? Se qualcuno volesse obiettare che gli insetti si trovano nel menu degli orientali da secoli, si potrebbe rispondere che gli orientali non sono un monoblocco come appaiono nella mente degli ottusi occidentali. Basti notare che i thailandesi, ad esempio, non li mangiano, a parte la comunità cinese – minoranza riconosciuta nel Paese. Per quanto riguarda i cinesi, solo alcune etnie se ne cibano – ma non mangiano tutti gli insetti indistintamente. Tanto è vero che il grillo, in Cina, è tradizionalmente considerato un animale domestico. Ne esistono almeno due tipi, i ququ 蛐蛐 e i guoguo 蝈蝈. I primi sono da combattimento e possono essere sepolti in apposite bare; mentre l’allevamento dei guoguo ha radici antichissime e, in passato, era arte riservata all’Imperatore e alla sua famiglia. Il guoguo, apprezzato per il suo canto, è un animale da compagnia – mangiarlo sarebbe, per loro, come se noi ci cibassimo di cagnolini e mici (ma non dubitiamo che, di questo passo, ci arriveremo).
La pubblicità ha già iniziato a girare in rete e la campagna, immaginiamo, sarà martellante come quella contro le cosiddette fake news. Scegliendo a caso da internet abbiamo, ad esempio, scoperto l’Italian Cricket Farm (1), che può vantare che le sue polveri di grillo siano macinate “a pietra” e il gusto delle farine sia “simile a quello della nocciola, senza dover ricorrere all’uso di additivi”. Non ne dubitiamo, ma ci chiediamo perché macinare il corrispettivo dei ‘micini’ se esistono già le nocciole? E tale considerazione non vi appaia anodina, dato che è la stessa azienda ad affermare: “I grilli hanno uno straordinario valore proteico del 69%, a differenza delle proteine vegetali, si tratta di proteine complete di alta qualità, contenenti tutti gli amminoacidi essenziali”. Ovvio, dato che si parla di proteine animali.
La strage degli insetti è, quindi, cominciata senza tenere in considerazione né il fatto che cambiare l’alimentazione di una popolazione non si sa quali conseguenze sulla salute possa avere, ma nemmeno altri due fattori. Il primo è l’allevamento intensivo di insetti (visto che decimarli in natura potrebbe creare altri squilibri) e, secondo, il fatto che gli insetti, in natura, possono contenere residui di pesticidi e batteri (che i metodi di cottura non sempre eliminano), visto anche l’inquinamento di falde e suoli persino con metalli pesanti (non solamente in Cina).
Dopo l’esperienza del Covid-19 e la realtà (o la leggenda metropolitana, forse non lo sapremo mai) di una sua origine da un pipistrello o da un serpente (proveniente proprio da uno di quei ridenti mercati degli animali dai quali ci riforniremo di larve e insetti), dovremmo tenere maggiormente in considerazione la pericolosità di una semplice mosca domestica – potenziale agente per la trasmissione di infezioni enteriche, febbri tifoidi e altre salmonellosi, colera e malattie infettive, come l’epatite virale, o parassitarie. Le amabili blatte (ossia gli scarafaggi) possono essere portatrici di salmonellosi, febbre tifoide, colera, gastroenterite, dissenteria, lebbra, peste, campilobatteriosi e listeriosi. Inoltre, gli scarafaggi possono scatenare reazioni allergiche e attacchi d’asma, nonché diffondere Escherichia coli, Staphylococcus aureus e Streptococcus. Forse vi è una ragione per cui, istintivamente, uomini e donne hanno sempre cercato di sbarazzarsi di tali animali?
Ovviamente il business è business e, come per la cannabis light, anche in questo caso ci troviamo di fronte a un nuovo prodotto che può generare grandi affari.
Come leggiamo dalla rete: “A Beijing, puoi acquistare larve di vespa dello Yunnan tra i 23 e i 38 euro al chilo”; mentre solo nella contea di Qinyuan ci sarebbero circa 200 allevamenti di insetti che ne produrrebbero “400 tonnellate metriche all’anno”.
Grazie alla Ue il vino (del quale siamo i maggiori produttori al mondo) potrebbe essere etichettato come prodotto cancerogeno. Mentre il futuro delle nostre tavole sarà soufflé di grilli al mercurio ed entrée di scarafaggi fritti. Gli italiani si meritano tutto questo?
(1) https://www.italiancricketfarm.com/food/
venerdì,10 marzo 2023
In copertina: Foto di Krzysztof Niewolny (gratuita da usare sotto la licenza Pixabay)