Dall’Italia alla Thailandia molto rumore per nulla
di La Redazione di InTheNet
Appena arrivati a Bangkok si scopre che il nuovo business per risollevare le sorti di un’economia esangue, dopo due anni di anemia turistica, è la vendita di canapa e marijuana – semi, foglie e fiori. Si va, a seconda delle qualità, da 250 a 1.000 bath al grammo (1), per prodotti ufficialmente solo a scopo medicale (ma non occorre la ricetta né ai turisti né ai thailandesi) e con contenuto di thc inferiore o pari allo 0,2% – come previsto anche in Italia (rilassanti tipo le tisane di camomilla, melissa o valeriana al costo di un grammo di marijuana ‘vera’ sul mercato illegale e usati anche in alternativa al tabacco). Al momento la curiosità per simili esercizi è grande (come lo fu per le sigarette elettroniche), anche perché il turista non capisce immediatamente che Bangkok non è Amsterdam e, nel contempo, i messaggi che i negozi inviano al consumatore sono contraddittori (quanto quelli delle autorità). Da un lato, statuette di donnine ammiccanti invitano a entrare nello shop e a gioire del prodotto – come ci si trovasse di fronte a marijuana a scopo ricreativo e con un thc adeguato allo scopo – e, dall’altro, l’avvertenza dell’uso medicale e la realtà di una sostanza blandamente rilassante che, rasentando il ridicolo, è vietata ai minori di 20 anni, alle donne incinte o che allattano ed è persino proibito fumare o consumare (nel caso di biscotti e simili) in pubblico (con multe severe in caso di infrazione).
L’idea della cannabis light, del resto, non è nuova. In Italia abbiamo visto com’è andata a finire. Dopo il proliferare di negozi un po’ ovunque, le persone si sono accorte della differenza. Colmo delle incongruenze il processo apertosi il 3 novembre 2022, a Parma, contro Luca Marola, fondatore di Easyjoint, la prima catena di negozi (operativa dal 2017 e ormai chiusa) che la vendeva secondo le norme di legge vigenti. Marola rischia sei anni di carcere per detenzione e spaccio di stupefacenti, sebbene abbia venduto solo infiorescenze di cannabis con thc inferiore allo 0,2% (ossia priva di effetti psicoattivi), nel rispetto della L. 242/2016.
Altro dato. Secondo Antonella Soldo dell’associazione Meglio Legale, la cannabis light avrebbe diminuito del 12% gli introiti criminali. Non ne dubitiamo se si considera l’effetto rilassante come obiettivo del consumatore, ma ci viene da pensare che se le persone acquistano sostanze, come la marijuana, per le sue proprietà psicoattive e, quindi, ricreative, l’acquisto di prodotti che ne sono privi non risolve né il problema dello spaccio né risponde all’esigenza di un consumatore consapevole. Al contrario, un consumatore inesperto, confondendole, potrebbe fumare joint con thc elevato – acquistati in strada – pensando gli facciano il medesimo effetto del biscotto di cannabis light. La confusione sotto il cielo non sempre equivale a buon auspicio. Mentre un turista inesperto, in Thailandia, potrebbe acquistare marijuana in strada e finire arrestato credendola light.
Nel frattempo (a fine dicembre 2022), in Francia è divenuta legale la vendita di fiori e foglie di canapa contenenti cannabidiolo (cbd), il principio attivo della cannabis ma privo di effetti psicoattivi (a differenza del thc). Un altro rilassante, quindi, alternativo anche al tabacco – come già scrivevamo per la cannabis venduta in Italia e Thailandia – che di fatto aggiunge un prodotto sul mercato ma non può sostituire l’originale in quanto non regala un effetto psicoattivo (né, come semplice sigaretta, contiene nicotina).
In Italia, però, si va in direzione opposta (ma solo in apparenza, dato che le sostanze psicoattive restano vietate in entrambi i Paesi). Il caso Marola è infatti la punta dell’iceberg, visto che il 13 ottobre 2022 è stata ripresentata da alcuni deputati di Fratelli d’Italia una proposta di legge per vietare “la vendita e l’utilizzo delle infiorescenze di canapa per uso umano”. Quindi, anche la light – a uso medicale o meno – diventerebbe nuovamente, e a tutti gli effetti, illegale. E qui si rasenta doppiamente il ridicolo.
Chiudiamo il cerchio con le direttive delle Nazioni Unite – sempre meno unite. Sebbene Paesi come il Canada e vari stati degli Us abbiano legalizzato la cannabis a fini ricreativi – contenente, quindi, il thc (2) – il 2 dicembre 2020 la Commission on Narcotic Drugs dell’Onu aveva già modificato le classificazioni della Convenzione del 1961, rimuovendo la cannabis dalla tabella IV (sostanze a rischio particolarmente forte di abuso, senza alcuna utilità terapeutica) ma, seguendo le raccomandazioni dell’Oms, lasciandola in Schedule I. Può essere quindi prodotta, estratta e studiata solo per uso medico e scientifico. Mentre il thc resta nella tabella I della Convenzione del 1971 e, quindi, è considerato tuttora una droga ma con rischi minori e può persino vantare un valore terapeutico.
La guerra alla droga (quel ‘tolleranza zero’ che non ha stroncato il narcotraffico ma ha aumentato e arricchito la criminalità) è stata un fallimento, ma questo non conta. I governi continuano a praticarla con operazioni di maquillage che non intaccano né i consumi né i proventi illeciti, bensì creano nuovi giri di affari con i prodotti ‘light’. Le fonti ufficiali stimano che, nel 2018, circa 192 milioni di persone abbiano consumato cannabis e, secondo un recente rapporto Onu: “Il consumo di droghe in tutto il mondo è in aumento, in termini sia di numeri complessivi sia di percentuale della popolazione mondiale che fa uso di sostanze. Nel 2009, i 210 milioni di consumatori stimati rappresentavano il 4,8% della popolazione globale di età compresa tra 15 e 64 anni, contro i 269 milioni di consumatori stimati nel 2018, corrispondenti al 5,3% della popolazione”.
La cannabis light è solo l’ennesimo prodotto sullo scaffale del mercato capitalistico globale.
(1) cambio euro/bath a inizio 2023 circa 1/35
(2) documento ufficiale canadese in cui si fa esplicitamente riferimento al thc e alla sua legalizzazione per contrastare la criminalità organizzata e favorire un consumo consapevole: https://www.canada.ca/en/health-canada/programs/engaging-cannabis-legalization-regulation-canada-taking-stock-progress/document.html
venerdì, 7 aprile 2023
In copertina: Uno tra i tanti negozi di cannabis light a Nana, Bangkok (foto di InTheNet, vietata la riproduzione)