Nic e Nac come Nagg & Nell?
di Simona Maria Frigerio
Evidente il rimando di questo lavoro, della premiata ditta Scimone/Sframeli, a Endgame (Fin de partie) di Samuel Beckett.
Quattro i personaggi rinchiusi in quello che potrebbe essere un sotterraneo, una cantina o un rifugio antiatomico. Anche qui, tre uomini e una donna. Stesi su letti, invece che rinchiusi in bidoni della spazzatura, Nic e Nac come Nagg e Nell, esprimono la disperazione di un’esistenza senza senso, un malessere sia economico sia psicologico, la consapevolezza di un baratro nel quale stiamo precipitando – incapaci di comprendere le ragioni che ci stanno spingendo sull’orlo e tanto più di intravedere l’abisso.
Anche nel tentativo linguistico di restituire l’assurdità dell’esistenza, la vicinanza a Beckett è palese, in quanto Scimone cerca – con la ripetizione ossessiva delle medesime battute e toccando ritmicamente il tasto della disperazione e quello di una spenta allegrezza – di riproporre il senso di vuoto del maestro irlandese.
Purtroppo il risultato è altro. Quando si prosciuga un testo fino all’osso ogni battuta deve avere il sapore di un joke, la profondità del rimando colto, e l’intensità di colpire al cuore.
Facciamo qualche esempio. Quando Hamm, in Beckett, pronuncia la battuta: “You’re on Earth, there’s no cure for that!”, sembra stia dicendo un’ovvietà, eppure essere in grado di farci capire che non esiste cura al (male di) vivere è come scaraventare una pietra tombale sulle nostre illusioni. Quando Nell esprime con un filo di voce il suo sentire: “Nothing is funnier than unhappiness” e vediamo questa vecchia, senza gambe, in un bidone dell’immondizia che lentamente va spegnendosi ma conserva la sua dolcezza, tutto il nostro universo di dolore riaffiora e non abbiamo più argini per contenerlo.
Moderno o post-moderno che si voglia definirlo, Samuel Beckett fu un maestro della lingua, in grado di forgiarla a proprio piacimento, utilizzando tecniche differenti e mescolando rimandi e battute, alto e basso, ritmi e pause, climax e anticlimax, con una padronanza e inventiva rare.
“Old endgame lost of old, play and lose and have done with losing” (1).
“Nulla è più comico dell’infelicità” ma pochissimi sanno giostrarla sulla scena, ancor meno creare un Riccardo III da spazzatura, re della scacchiera/regno eppure pronto a cederla per… un ‘netturbino’! Giocare/re-citare Beckett (to play Beckett) resta un piacere.
Tornando a Fratellina, intenso il fondale quando retroilluminato e funzionali le scene. Icastico il finale.
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Fabbricone
via Ferdinando Targetti, 10/12 – Prato
domenica 11 dicembre 2022, ore 16.30
Fratellina
di Spiro Scimone
regia Francesco Sframeli
con Francesco Sframeli, Spiro Scimone, Gianluca Cesale e Giulia Weber
scene Lino Fiorito
costumi Sandra Cardini
disegno luci Gianni Staropoli
assistente alla regia Roberto Zorn Bonaventura
in collaborazione con Istituzione Teatro Comunale Cagli
produzione Teatro Metastasio di Prato, Compagnia Scimone Sframeli
(prima assoluta)
(1) Vecchio finale di partita persa, giocare e perdere, ho finito di perdere (t.d.g.).
venerdì, 6 gennaio 2023
In copertina: Una scena dello spettacolo (foto gentilmente fornita dall’Ufficio stampa del Teatro Metastasio)