Retorica di guerra
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Due attrici di Kyiv che hanno poco più di vent’anni affermano di aver iniziato a recitare poesiole in stile Unione Sovietica intorno ai 10 anni. Primo dubbio: l’URSS ha smesso di esistere trent’anni fa.
Poi una terza segnala il 22/23 febbraio 2022 come data di inizio della guerra. Secondo dubbio: è dal 2014 che la guerra imperversa in Donbass e Kyiv uccide i civili delle due Repubbliche indipendentiste. Silenzio anche sulle precedenti dichiarazioni del Presidente ucraino (ma possiamo capirlo, viste le epurazioni che si praticano in quel regime democratico, nostro alleato) in merito alla volontà di adesione alla Nato – il che avrebbe trasformato l’Ucraina in una minaccia nucleare contro Mosca.
Quindi le tre attrici denunciano il fatto che, oggi, parlare russo sarebbe un problema in Ucraina. In realtà sono anni che per i russofili è difficile addirittura vivere in Ucraina, dove non solo si proibiscono lingua e cultura russe ma persino la Festa dei Lavoratori – preferendole ricorrenze dedicate ad antisemiti e collaborazionisti dei nazisti, come Stepan Andrijovič Bandera – e, dal 2 dicembre, si impongono restrizioni perfino alla Chiesa Ortodossa.
Questo ‘spettacolo’ – infarcito di retorica – ha, però, il merito di far sorgere tre domande.
La prima è, se si vuole capire cosa stia accadendo oggi in Donbass (senza tralasciare ciò che è accaduto negli ultimi otto anni), in Russia e in Ucraina, perché non si siano chiamate, accanto a un’attrice di Kyiv, un’interprete russa e una di Donetsk o Lugansk. Quest’ultima avrebbe, magari, raccontato dei continui bombardamenti ucraini sulle succitate città, proseguiti per anni nel silenzio/assenso della comunità internazionale, al solo scopo di mantenere il dominio territoriale di Kyiv (quella sottile linea di frontiera citata da una tra le attrici italiane, che forse avrebbe dovuto indagare più approfonditamente l’argomento).
La seconda domanda è come si possa scrivere un testo che vuole essere più che attuale, addirittura aggiornato day-by-day (un’attrice di Kyiv afferma, il 2 dicembre, di essere da poco rientrata dalla capitale ucraina e questo ci fa sorgere dubbi sulla veridicità dell’affermazione data la situazione elettrica in quel Paese), e poi nessuno si accorge che la Repubblica di Donetsk sta ricostruendo il Teatro di Mariupol, con l’aiuto anche economico della Russia, e la 145a stagione del Mariupol Drama Theater è stata inaugurata addirittura il 10 settembre scorso (e, quindi, la commozione per il fu Teatro di Mariupol appare un po’ fuori tempo massimo).
Terza domanda: perché? Anche i nazisti bruciavano i libri e la Santa Inquisizione li metteva – più intelligentemente – ‘solo’ all’Indice, ma vedere il testo di Čechov passato al distruggidocumenti è davvero urticante. A parte che le parole del Maestro avrebbero risuonato molto più profondamente dei balbettii autobiografici delle interpreti, quanti testi avremmo dovuto mandare al macero dalla Prima guerra del Golfo in avanti? Per i bombardamenti su Belgrado, Baghdad, la Libia o l’Afghanistan avremmo dovuto semplicemente consegnare al rogo tutta la letteratura occidentale, da Arthur Miller a Shakespeare, da Racine a Goldoni (per restare solo in ambito teatrale). Come mai nessuno, in questi ultimi nefasti trent’anni ha pensato di portare in scena Non Fedra / Pas Phèdre o Non Amleto / Not Hamlet?
Alla regia di questo non-testo cucito su pensieri pandemici italiani e visione unilaterale ucraina della guerra in Donbass, Enrico Baraldi, già aiuto regista per un altro testo Cechoviano completamente stravolto, Il giardino dei ciliegi. Trent’anni di felicità in comodato d’uso, che vedemmo e non apprezzammo particolarmente al Festival dello Spettatore di Arezzo (1).
“Mi sembra che l’esclamazione «La patria è in pericolo!» non sia così terribile come «La cultura è in pericolo!»”, da Pensieri inattuali di Maksim Gor’kij.
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Fabbrichino
via Ferdinando Targetti, 10/8 – Prato
da giovedì 1° dicembre a domenica 4 dicembre 2022
orari: feriali ore 20.45, sabato ore 16.30 e 19.30, domenica ore 16.30
Non tre sorelle / He tpи cectpи
drammaturgia Francesco Alberici e Enrico Baraldi
regia Enrico Baraldi
con Susanna Acchiardi, Alice Conti, Anfisa Lazebna, Yuliia Mykhalchuk e Nataliia Mykhalchuk
dramaturg Ermelinda Nasuto
luci Massimo Galardini
assistente alla regia Uliana Samoliuk
produzione Teatro Metastasio di Prato
con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Prato
progetto Davanti al pubblico 2020 Teatro Metastasio di Prato
con Fondazione Toscana Spettacolo Onlus / Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt)
(1) https://www.inthenet.eu/2019/10/09/festival-dello-spettatore-2019/
venerdì, 23 dicembre 2022
In copertina: La prima scena dello spettacolo, foto di Luca Del Pia (gentilmente fornita dall’Ufficio stampa del Teatro Metastasio)