Pillole di coronavirus
di Simona Maria Frigerio
La continua stretta sulle libertà civili passa anche dalla burocrazia. A step progressivi, giorno dopo giorno, con la continua stampa e ristampa di autocertificazioni sempre più lunghe e complesse. All’inizio dovevano recarla con sé solamente gli autisti. Ma dopo pochi giorni è diventata indispensabile anche se si va a fare la spesa a piedi (il che sarebbe auspicabile in quanto si azzera almeno l’inquinamento e si fanno quei due passi salutari a diverse patologie, da quelle circolatorie a quelle cardiache per non parlare dell’equilibrio psico-fisico). Nel giro di 10 giorni, si è poi arrivati al paradosso. Bisogna autocertificare che non si è in quarantena o positivi. Se si avesse un briciolo di rispetto per la coscienza civica dei propri cittadini andrebbe da sé che l’individuo che ci si trova di fronte a un controllo non potrà che essere in salute e autorizzato a uscire. Ma in un clima sempre più da Stato poliziesco, dove mi giungono notizie che si vogliono organizzare flashmob (che sarebbero vietati) per prendere a fiondate le persone che escono di casa senza valido motivo (a parere ovviamente degli organizzatori di qualcosa, di per sé, doppiamente illegale, in quanto raduno e in quanto espressione violenta), ecco che l’autocertificazione si infarcisce sempre più di informazioni che instillano dubbi su una popolazione già abbastanza reclusa e vessata.
Una popolazione che deve fingere di non conoscersi come in un immenso teatro dell’assurdo: mentre in Belgio si può ovviamente passeggiare a un metro di distanza salvo che con i propri conviventi – coi quali non si devono mantenere distanze fasulle – in Italia (Paese nel quale è persino proibito prendere una boccata d’aria) si vedono le coppie scambiarsi battute ai due lati opposti della strada.
E intanto, mentre mi trovo in farmacia, vedo una signora sulla sessantina che acquista 98 euro di ansiolitici perché non riesce più a dormire e vive nell’angoscia. Anche di ansia si muore (o ci si ammala).
26 marzo 2020
In copertina: Quando ancora ci si poteva sfiorare. Foto di Simona Maria Frigerio (vietata la riproduzione).