I dati ISS non smentiscono PD, televirologi e stampa pro-vax?
di La Redazione di InTheNet
Prima di analizzare i dati del Bollettino ISS qui riportato un breve appunto sulla sentenza della Corte Costituzionale, per due terzi di nomina politica – il che non depone certo a favore dell’indipendenza della magistratura. La frase “Sono state ritenute invece non irragionevoli, né sproporzionate, le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull’obbligo vaccinale del personale sanitario” pone due dubbi. Il primo semantico (o psicologico): perché non affermare direttamente invece di usare una doppia negazione? Il secondo concettuale: una scelta ragionevole non è detto che sia legittima (o legale) e viceversa. Se per una persona è ragionevole porre fine alla propria vita con l’eutanasia, non è detto che tale scelta sia contemplata dal legislatore come legittima (o legale). Viceversa, se per una persona è legittimo (o legale) interrompere volontariamente la gravidanza, non è detto che altri ritengano tale scelta ragionevole in quanto si sopprime un embrione (che, per alcuni, è ragionevole considerare già una persona e per altri no). La ragionevolezza e il diritto non si equivalgono e la Corte Costituzionale dovrebbe essere la prima a comprendere la sottile ma indubbia differenza tra i due termini. Attendiamo le motivazioni per ulteriori commenti e, nel frattempo, vi invitiamo a leggere l’intervista all’Avvocato Erich Grimaldi (https://www.inthenet.eu/2022/12/09/erich-grimaldi-risponde/).
Torniamo al Bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato l’11 novembre 2022, dal quale noteremo che la pandemia non si è fermata grazie al vaccino e continua a contagiare vaccinati e non vaccinati – che a loro volta contagiano. Ci troviamo di fronte, quindi, non a una vaccino sterilizzante/immunizzante bensì – forse – a una profilassi. E i medici, vaccinati o meno, possono trasmettere il virus ai loro pazienti – con patologie pregresse o no.
Ciò che lascia basiti, però, è altro, ossia la percentuale di coloro che, tra i trivaccinati e quater-vaccinati muore – non tanto in assoluto ma in percentuale, mettendo in dubbio l’efficacia della ripetizione dei booster. Tra i vaccinati con una sola o due dosi (ormai oltre i famosi 120 giorni), i diagnosticati Covid sono l’1,127% mentre coloro che muoiono rispetto al totale della popolazione mono o bivaccinata è lo 0,0013%. Tra i trivaccinati abbiamo una percentuale di diagnosi dell’1,85% mentre la mortalità è lo 0,0022%. Infine tra i quater-vaccinati da meno di 120 giorni, che dovrebbero essere i meglio protetti (ma sono anche i più anziani), abbiamo ben il 2,11% di contagiati mentre i morti sono lo 0,0064%. Sebbene siano percentuali infinitesimali, è facile comprenderle anche se profani. D’altro canto anche la percentuale dei morti tra i non vaccinati raggiunge solo lo 0,035% e interessa persone anziane o vecchie (confermandosi, questa, una malattia che non riguarda bambini, giovani, persone di mezza età e i tendenzialmente sani, costretti comunque a vaccinarsi con la falsa promessa di non contagiarsi e contagiare o, peggio, ricattati con il green pass).
Altro dubbio che sorge leggendo i dati è che la retorica dei media (ossia che pochi tri e quater-vaccinati finiscono in terapia intensiva) possa essere il frutto di un albero malato. Il numero dei decessi in ogni categoria di vaccinati è superiore al numero di coloro che finiscono in terapia intensiva. Come mai? Muoiono a casa? Soffrono di altre patologie, tali che anche la terapia intensiva sarebbe inefficace? E, nel caso, non saranno le altre patologie a causare il decesso? Al che ci si chiede perché siano computati in questo Bollettino. Rileviamo, in ogni caso, che arrivano segnalazioni alla nostra redazione di medici generici che si rifiutano di visitare i loro pazienti a casa e che continua la tendenza della vigile attesa e del paracetamolo. Non sarà il fatto di trascurare i primi sintomi che porta a un aggravamento che per alcune persone – vecchi e/o già malati – diventa irreversibile?
Il cosiddetto vaccino, di certo, non ha fermato l’epidemia. E le cure precoci, tanto avversate, avrebbero forse potuto regalarci altre narrazioni. Se all’inizio la politica ha preteso che ci sottoponessimo all’inoculo di una e poi due dosi di un vaccino ancora in fase sperimentale (mentre i televirologi celiavano affermando che il virus non era e non sarebbe cambiato), si sono poi imposte ulteriori dosi che – dati alla mano – sconfesserebbero i loro stessi sostenitori, dimostrandosi efficaci per tempi sempre più brevi (1). Il CMS indipendente (2), partendo dai dati del Bollettino ISS del 23 novembre, dimostrerebbe che oggi, “rispetto ai non vaccinati di pari fascia d’età: i bambini di 5-11 anni con due dosi di vaccino si infettano il 30,4% in più; i giovani 12-39 anni con booster si infettano il 22% in più; gli adulti 40-59 anni con booster si infettano il 56% in più; gli anziani 60-79 anni con booster si infettano ormai il 2% in più dei non vaccinati, e se fermi a 2 dosi (dunque probabilmente più distanti dall’ultimo inoculo) si infettano il 7% in più” (3).
A ogni booster, inoltre, la protezione vaccinale sembra durare sempre meno. Mentre, in merito all’efficacia nel contenere la carica virale e, quindi, a impedire la trasmissione del virus – da parte dei vaccinati – rimandiamo allo studio pubblicato su Nature.com (4), che dimostrerebbe come gli effetti del vaccino nel ridurre la carica virale svaniscano velocemente e, di conseguenza, l’efficacia a livello di blocco della trasmissione virale della Omicron sia limitata.
Ciò che è avvenuto è stato esattamente il contrario di quanto promesso. L’epidemia è diventata un’endemia, il virus è mutato già più volte e nessun vaccino potrà mai essere tanto veloce e, nel contempo, testato e sicuro da stargli dietro. Una assurda débâcle per la medicina, avallata da un lasciapassare al contagio denominato green pass, preteso dalla politica e sostenuto dai sindacati e dalla società. E mentre l’Italia persevera affermando la giustezza di scelte alquanto opinabili, la Cina sembra essersi accorta molto velocemente di quanto il Sudafrica affermava già a dicembre 2021, ossia che la Omicron è un’influenza delle alte vie aeree e, di conseguenza, va trattata come tale. Cina – accusata di modi dittatoriali dalla medesima stampa che inneggiava quasi alle camere a gas per i cosiddetti no-vax – che, però, non ha mai imposto l’obbligo vaccinale e pretendeva il tampone per tutti e tutte (dimostrando che le sue scelte erano da imputarsi a un effettivo bisogno di proteggere la salute dei cittadini e non ad altro).
(1) Short term, relative effectiveness of four doses versus three doses of BNT162b2 vaccine in people aged 60 years and older in Israel: retrospective, test negative, case-control study di Sivan Gazit, deputy director, Yaki Saciuk, epidemiologist, Galit Perez, head of clinical research department, Asaf Peretz, head of drug repurposing department, Virginia E Pitzer, associate professor of epidemiology, Tal Patalon, director https://www.bmj.com/content/377/bmj-2022-071113
(2) https://cmsindipendente.it/comunicati_stampa
(3) Si vedano anche i dati riferiti al Bollettino ISS del 30 novembre, riportati dall’Assis, Associazione di studi e informazione sulla salute (3):
(4) Viral load dynamics of SARS-CoV-2 Delta and Omicron variants following multiple vaccine doses and previous infection, in: https://www.nature.com/articles/s41467-022-33096-0
venerdì, 9 dicembre 2022
In copertina: Foto di Amy Z da Pixabay.