Licenziamenti disciplinari: ecco la risposta del padronato a chi dice no
di Luciano Uggè
L’eredità dei recenti Governi di ‘sinistra’ e ‘tecnici’, che si sono succeduti negli ultimi venticinque anni (il Pacchetto Treu è del 1997 e a emanarlo fu l’Ulivo del Prodi I), è una dilagante precarizzazione del mondo lavoro, unita a una limitazione progressiva dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (soprattutto grazie al Jobs Act di Matteo Renzi, che ha reso oltremodo difficile il reintegro dei lavoratori licenziati per motivi disciplinari).
Oggi, tutto ciò permette alle aziende di tacitare una forza lavoro sempre più succube con la semplice minaccia dei provvedimenti disciplinari che possono trasformarsi nella perdita dell’occupazione e della propria fonte di sostentamento. Per i delegati sindacali è diventato sempre più difficile non solamente denunciare gravi storture (quali la mancanza di idonee misure di sicurezza) ma anche organizzare i colleghi in forme di lotta a favore dell’occupazione e in difesa del salario. È del 10 novembre l’ennesimo ricorso di fronte al giudice, in questo caso del Tribunale di Pisa, per il reintegro di Simone Casella, delegato della società di vigilanza privata Worsp di Pisa. Casella avrebbe denunciato e lottato contro una serie di malversazioni perpetrate dall’azienda, quali trasferimenti punitivi e procedimenti disciplinari ricattatori. La Worsp, che ha ottenuto l’appalto di vigilanza anche dall’Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa, non avrebbe fornito nemmeno i necessari dispositivi di protezione durante il periodo pandemico (queste alcune delle accuse mosse a carico dell’azienda).
Il problema degli appalti e subappalti è un altro fattore di stress per i lavoratori che, spesso, sono impiegati con contratti a tempo determinato, i quali comportano sia stipendi inferiori sia minori attenzioni nei confronti delle norme di sicurezza. I dati su questo fronte sono sempre più allarmanti. Secondo l’Anmil (Associazione Nazionale fra Lavoratori mutilati e Invalidi del lavoro) nel periodo gennaio/agosto 2022 gli infortuni sono stati 484.561 (in aumento rispetto al 2021 del 38,7%), le denunce per malattie professionali 39.367 (+7,9%), mentre i decessi 677 (-12.3%, ma occorre tener presente che l’anno scorso si contavano 250 morti attribuibili a contagi Covid sul luogo di lavoro).
E infine non dimentichiamo il problema delle esternalizzazioni e, addirittura, delle re-internalizzazioni. All’Aeroporto di Pisa, ad esempio, l’Enac vorrebbe che i lavoratori dell’handling fossero assunti direttamente da THA e Consulta, secondo una normativa europea di cui abbiamo già scritto (1); mentre il Tar, per la seconda volta, ha dato ragione alle succitate società ricorrenti adducendo alcune direttive comunitarie (in pratica, l’Europa si contraddirebbe da sola). Tutto ciò si traduce per i lavoratori che da vent’anni ricoprono le stesse posizioni e sono ampiamente qualificati, ma che continuano a percepire paghe e contributi più bassi del dovuto (essendo in forza a cooperative in subappalto), in una situazione di instabilità perenne.
Anche il futuro dell’Aeroporto di Pisa pare a rischio visto che varie forze politiche vorrebbero un potenziamento dell’Amerigo Vespucci di Firenze-Peretola, non tenendo in dovuto conto non solamente come il primo abbia il doppio dei passeggeri del secondo (raggiungendo i 5 milioni l’anno anche grazie ai voli low cost) ma sia ottimamente collegato a Pisa e all’intera Toscana grazie al mix di treno+treno leggere (il PisaMover), che lo collega in pochi minuti al centro della città. Eppure molti lavoratori e il sindacato Cub denunciano come l’aeroporto potrebbe essere depotenziato in un prossimo futuro per favorire Firenze o per essere trasformato addirittura in scalo merci, da affiancare all’hub miliare soprattutto se si potenzierà ancor più la militarizzazione dell’area.
La lotta e le mobilitazioni dei lavoratori continuano.
(1) https://www.inthenet.eu/2022/09/09/autunno-caldo/
venerdì, 18 novembre 2022
In copertina: Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay.