
Quando poetare diventa pane. Spezzato
di Emilio Nigro
Ventuno marzo 2025, un uomo, maturo, tra i quaranta e i cinquanta, decide sia l’ora di vivere secondo il desiderio anziché il dovere. Lascia il lavoro, abbandona la famiglia, spende i suoi risparmi nell’acquisto di una frugale casetta in riva al mare e progetta di raccogliere tutte le poesie scritte negli ultimi trent’anni, che non hai mai avuto il coraggio di fare leggere a nessuno. Perché scrivere poesie è da folli, dopo i diciotto. Lo ha detto a chi, stupito, si è chiesto come mai a nessuno avesse condiviso i suoi versi, nemmeno ai familiari. Nemmeno in un tempo in cui ci sono più poeti che operai. Da venti giorni questo uomo vive sulle coste a sud della Francia. Fra Marsiglia e Cassis. Ancora è presto per sapere se è o sarà felice. È libero, intanto.
La poesia libera dai giudizi. Dalle camicie di forza del pensiero altrui sulla nostra individualità, sulle personalità, trasfigurandole. Costringendole. Dichiarandole inadatte, invalide. Lo fa rappresentando il reale, significandolo in linguaggio specifico, in suono, in ritmo immediatamente diretto al contatto. Restituendo dignità a tutto ciò che è diverso. Ma anche normale. O si rischia di imbruttisti schierandosi in un radicalismo oppositivo, contrario, in un classismo dei poveri e degli alienati.
Negli stessi giorni, 21, 22, 23 marzo, a Palermo, la poesia è ‘girata’ per le strade, in faccia alla gente, portata da quattro dita sul piano, da un microfono dai grani rochi, ad alta voce, cittu cittu. Nella quarta edizione del Festival P/atto Poesia in Azione, diretto e organizzato da Preziosa Salatino e Giuseppe di Vincenzo. Entrambi poeti. E anche artista di Teatro, Preziosa. Giuseppe invece è un giovane psichiatra. O forse non ha importanza, cosa si fa, purché non si sia evitato di scegliere. Importa seguirsi. Importa ascoltarsi. Parlarsi. E la poesia corrisponde l’uomo a sé stesso. Mostra all’uomo sé. E quindi la voce si fa corale.
Poesia condivisa collettivamente, nelle giornate Palermitane al Teatro Atlante. Dalla serata inaugurale, messa su in collaborazione con la libreria Europa (e il gruppo Corpi Poetici) alla conclusiva del 23, parole in cerchio a cura del gruppo di lettura Parole Notturne. Passando per la poesia tête-à-tête di sabato 22 mattina di fronte al Teatro Massimo, un tempio della cultura palermitana – versi letti ai passanti, avvicinandosi, viso a viso – al meraviglioso spettacolo del musicista e attore Salvatore Nocera, uno spettacolo poetico/performativo dai versi di Ignazio Butitta, accompagnato dal pianista Simon Albis Francis Cipolla. E ancora l’incontro Tra fili e sguardi, dialogo sulla scrittura poetica femminile con Noemi De Lisi, Maria Grazia Insinga e Francesca Genti,condotto da Anna Negri, domenica 23. E lo spettacolo in mattinata, di domenica, Il caffè dei destini di sabbia, spettacolo musicale di e con Daniele Aristarco e Anna De Giovanni.
Non è la cronaca tout-court dei singoli eventi a restituire la natura e l’enfasi delle giornate del Festival. Nemmeno il ritorno giornalistico/critico o intellettuale. Per spiegare, si dovrebbe prendere a riferimento il termine greco φαινόμενον, fainòmenon, riconducibile al conoscibile tramite i sensi. Connesso alla coscienza, al mutare della coscienza stimolata dagli eventi. O semplicemente scossa. Che la poesia muova genti alla comunione e allo sviluppo dialettico, allo stare insieme, al fare voce comune, è pratica ultimamente non così rada, considerando però l’egemonia dei ritrovi virtuali, delle trasmissioni a distanza. Diventa fondamentale un atto del genere, l’atto del Festival al Teatro Atlante, come incursione eversiva fuori dai circuiti riconosciuti dal commercio e dal monopolio di stampo cortigiano e mediatico. Diventa motivo di riappropriazione culturale universale, di massa e non di nicchia, diventa azione politica di matrice culturale, spirituale, umana. Diventa motivo per cui si sostituisce l’oralità all’autoreferente ‘chattare’, all’autoerotico mettersi in vetrina, al monologare. E, poetare, diventa pane. Pane spezzato.
venerdì, 18 aprile 2025
In copertina: La Locandina del Festival