
La patinatura superficiale dell’antifascismo
di Luciano Uggè e Simona Maria Frigerio
Il libro dal quale è tratto questo spettacolo è recensito, sui siti che lo vendono, con queste parole: essere “eroi non sempre è possibile, ammesso che eroe sia chi esegue gli ordini. Us di Michele Cocchi è un romanzo per lettori giovani e non solo, in cui la storia del ‘900 diventa azione e ci costringe a schierarci, una sfida in cui la missione ultima è imparare come si diventa esseri umani”.
In pratica, tre ragazzi dei nostri tempi, similmente alla protagonista de L’infamante accusa di assenza di e con Oscar De Summa (che ha recentemente debuttato al Teatro Metastasio di Prato) devono scegliere se restare ai margini della loro esistenza o impegnarsi nella realtà. All’inizio scelgono di immergersi in un gioco di ruoli in 3D ma, lentamente, proprio il videogame così realistico, li costringe a fare i conti con la storia passata e con il presente altrettanto distopico – che stiamo vivendo.
Idea interessante sebbene non originale dato che la sensazione – dal mondo del teatro a quello dei media in generale – è che i giovani di oggi siano essenzialmente dei bambocci egotisti che vivono nella bambagia di famiglie più o meno benestanti le quali, in quel figlio (o figlia) spesso unico, ripongono più che le speranze per il futuro le ambizioni di un proprio passato irrealistico e irrealizzato.
Sul palco sfilano: i crimini dei fascisti in Africa quando l’Italietta si atteggiava a potenza coloniale fuori tempo massimo; il massacro di Sabra e Shatila – che ormai impallidisce al confronto con Gaza, rasa al suolo al 90%; il dramma dei migranti che solo in minima parte fuggono da guerre (quasi sempre fomentate da un Occidente tutt’ora dipendente e affamato di materie prime altrui) e, più spesso, arrivano in Europa attratti dalla promessa di un benessere che ormai non appartiene più nemmeno ai tedeschi, mentre il lavoro che troveranno sarà comunque irregolare se non degradato fino allo sfruttamento o alla manovalanza per le mafie… Non vogliamo ammorbare il lettore ma i ragionamenti da affrontare sarebbero molti e complessi, il neo-fascismo come il neo-colonialismo oggi assumono forme diverse da quelle di ottant’anni fa e avrebbe più senso puntare il dito contro la plutocrazia auto-referenziale che siede a Bruxelles che non contro un Rodolfo Graziani che la storia ha sicuramente già giudicato e, purtroppo, liquidato senza lasciare semi per una rinascita autenticamente democratica in questo nostro Paese – suddito, atlantista e bellicoso.
Ma questo è quanto ci consegna il palco: tre giovani dei nostri tempi, i quali non sanno che farsene della scuola, dei genitori e della vita e, quindi, si rifugiano in un videogioco che, d’incanto, li mette di fronte non ai problemi contingenti bensì alla superficie di complesse vicende passate. L’effetto è restituire la solita idea di fascismo astratta – od ormai storicamente acclarata e seppellita. Quando occorrerebbe avere il coraggio di fare un’analisi di ciò in cui si è trasformata oggi, in una Unione Europea sempre più bellicosa, che azzera orwellianamente il dissenso definendolo propaganda, e resta muta di fronte al genocidio che si sta compiendo di fronte ai nostri occhi, quello del popolo palestinese, mentre si schiera a fianco di coloro che rivendicano la svastica e Bandera o addirittura, come in Canada, si applaude un ex SS.
Purtroppo la complessità della letteratura e il teatro raramente si incontrano perché hanno tempi diversi. Alla prima occorre l’approfondimento storico-filosofico e la dialettica, al secondo un’azione capace di far procedere il dramma. Qui gli attori si muovono, gesticolano, corrono sul posto, si affannano, in un tentativo forse di virare al grottesco con rimandi stucchevoli al genere manga e, insieme, tentano l’impossibile introspezione psicologica di un’intera generazione – dimenticando, ad esempio, i ragazzi che da due anni scendono in piazza e occupano le università al fianco di Gaza. Il risultato è una specie di farsa sempre meno credibile a misura che procede l’azione, con un finale che vuole essere uno sprone ad agire ma che ci ha rammentato i tanti falsi miti di questi anni, come la capitana Carola Rackete, paladina dei migranti clandestini – che rimpinguano le casse dei tagliagole di Tripoli – e vota, al Parlamento Europeo, per l’uso di missili a lunga gittata che colpiscano in profondità e a oltranza la Russia.
Troppa confusione sotto il cielo.
Lo spettacolo è andato in scena:
Piccolo Teatro Mauro Bolognini
via del Presto, 5 – Pistoia
venerdì, 28 marzo 2025, ore 20.45
US. THE GAME
tratto dall’omonimo romanzo di Michele Cocchi
adattamento teatrale e regia Valentina Paiano
con Valentina Sichetti, Sebastiano Tamburrini, Alessia Vicardi e Alberto Viscardi
produzione Compagnia Teatro Binario 7
venerdì, 11 aprile 2025
In copertina: Foto di Stefano Boccioni, con la quale è pubblicizzato lo spettacolo sul sito del Piccolo Teatro Mauro Bolognini di Pistoia