
Il 15 marzo 2025 si è svolto il funerale dell’ex Partito Comunista
di Simona Maria Frigerio
Siano state 30mila (come riporta il Televideo) o 50mila, come annuncia l’ideatore Michele Serra, ex direttore de L’Unità e co-autore per un decennio di Che tempo che fa, la manifestazione di piazza del Popolo a Roma del 15 marzo è stato il De profundis di ciò che restava della sinistra in Italia – e un enorme flop.
L’anima sempre più slavata del Partito Democratico, figlio illegittimo di Antonio Gramsci, che ha persino dimenticato valori quali il rispetto per la lingua, la cultura e il diritto a esercitare la fede religiosa di ogni popolo; La CGiL, erede della CGdL, ossia la casa della battagliera Fiom, ma che aveva tradito i Consigli di fabbrica già durante il biennio rosso e che, nel 2023, ha posato sorridente di fronte alla Casa dei Sindacati di Odessa, affiancando le proprie bandiere a quelle degli ucraini che vi avevano commesso un massacro nel 2014 (1); l’ANPI, con gli eredi dei partigiani che combatterono contro i nazifascisti per quella Costituzione che, all’Articolo 11, dichiara: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”; Libera, che è stata un vessillo della lotta contro le mafie e il cui motto è: “La memoria deve diventare impegno, non parole di circostanza” ma nel 2023, immemore, era accanto alla CGiL sempre a Odessa; La Repubblica, quotidiano che fu fondato da Eugenio Scalfari e il cui nome omaggiava un piccolo giornale portoghese che, due anni prima, era stato il media per eccellenza della Rivoluzione dei garofani contro la dittatura militare e fascista imposta per decenni al Portogallo da António Salazar: tutti insieme non sono riusciti ad andare molto oltre a ciò che dei semplici auto-convocati hanno raccolto, alla rinfusa e all’ultimo momento, in piazza Barberini. Nemmeno con le adesioni di qualche cantante e presentatore tv da sempre in quota al campione del trasformismo, PCI/PDS/DS/PD eccetera, e con pullman da gita scolastica o dopolavoro, si sono lontanamente avvicinati ai 300mila che sfilarono nel corteo del 2001 a Genova – nonostante si sapesse che saremmo stati massacrati – o ai 500mila che scesero in piazza, a Milano, nel 1994 contro Berlusconi – nonostante la pioggia torrenziale. Infatti, è in piazza Barberini, dove si sono riuniti 10mila giovani, che si è svolta non la contro-manifestazione, bensì la manifestazione (ancora piccola ma dalle grandi potenzialità) di quei ragazzi e ragazze che non solo non credono e non vogliono il riarmo europeo ma sanno anche che, se si dovesse andare in guerra, sarebbero loro a dover imbracciare il fucile.
Perché piazza del Popolo, con le sue bandiere che cozzavano ideologicamente le une con le altre (da una parte chiedendo la Pace e, dall’altra, sventolando il giallo blu dei naziucraini al potere a Kyiv) non ha affrontato due nodi cruciali.
Il primo, che gli 800 miliardi che pretende l’Europa andranno finanziati con il debito pubblico e chi investirà in quei titoli di Stato per il riarmo europeo (immaginando che a tanti piccoli risparmiatori faccia letteralmente ribrezzo pensare di dare i propri soldi per comprare armi, ossia morte) saranno soprattutto i grandi gruppi come BlackRock o Vanguard, che già posseggono l’Ucraina e così possiederanno anche il resto d’Europa. Perché per ripagare gli interessi e il debito, lo Stato dovrà poi stornare ingenti fondi dalle tasse che sarebbero potuti servire per la sanità, la scuola, i mezzi pubblici, l’assistenza, la ricerca universitaria, e così via. Gli States strangoleranno l’Europa ancor più di quanto stiano facendo: oltre al GNL da fratturazione idraulica (costoso e inquinante), raddrizzeranno la loro bilancia commerciale vendendoci armamenti e, infine, attraverso i fondi speculativi controlleranno i nostri bilanci pubblici che, come in un qualsiasi Paese del cosiddetto terzo mondo, vedranno un taglio netto del poco welfare state rimasto in favore dei capitali transnazionali (realizzando il sogno di una privatizzazione generalizzata di beni e servizi pubblici come il Fondo Monetario Internazionale non aveva mai nemmeno sognato).
Il secondo è conseguenza del primo. Quando saremo impoveriti al punto giusto (magari anche con tagli alle pensioni e sicuramente nuovi innalzamenti per l’età pensionabile) chi andrà a fare la guerra alla Russia? Chi schiererà un milione e mezzo di giovani (uomini e donne) per cercare di accaparrarsi le risorse minerarie ed energetiche di quel Paese, che è ciò che l’Europa brama fin dai tempi di Merkel e Hollande e del tranello che hanno teso alla Russia con gli Accordi di Minsk I e II? Certo non potevano immaginarsi di essere a loro volta pedine di un gioco più grande, che prevedeva, ad esempio, le esplosioni del Nord Stream II e la progressiva de-industrializzazione della Germania a causa dell’aumento dei costi energetici; né potevano immaginare che uno stratega come il Presidente Putin avesse già tessuto legami forti con altri Paesi e sarebbe stato capace di fronteggiare le sanzioni europee, grazie anche, ma non solo, ai BRICS+; e infine non poteva pensare, l’asse franco-tedesco, che proprio l’alleato statunitense avrebbe alla fine lasciato l’Europa con il cerino della ricostruzione in mano, mentre le grandi società di investimento statunitensi si erano già accaparrate le maggiori ricchezze ucraine; e la Russia non sarebbe implosa eleggendo qualche mercenario o evasore fiscale a proprio leader ma si sarebbe ricompattata ancora più saldamente intorno al suo Presidente e in difesa del popolo russo, ivi compreso quello che da secoli abita le province del Donbass.
E allora chi è sceso in piazza? Vecchi. Vecchi anagraficamente (come si vede nelle foto della stampa) ma anche ideologicamente, che credono ancora di vivere nel ‘giardino d’Europa’ e se non possono più rivendicare (come hanno scritto altri prima e meglio di me) una guerra ‘santa’, continuano imperterriti a rivendicare la guerra ‘giusta’. Come se solamente l’Occidente sapesse cos’è giusto e cosa sbagliato e avesse un’investitura messianica per portare ovunque valori che appartengono all’illuminismo (più che al cristianesimo) e che sono i primi a tradire: il rispetto per l’autodeterminazione dei popoli, per il processo democratico (si veda quanto sta accadendo in Romania), per la lingua, la cultura e il credo religioso di ogni cittadino (alleandosi a una Ucraina dove sono stati vietati partiti, sindacati, incarcerati gli oppositori, uccisi i giornalisti, perseguitati i pope, requisite o devastate le chiese, ed è stata abolita perfino – con buona pace della CGiL – la Festa dei Lavoratori, ossia il 1° Maggio).
Vecchi che credono di mantenere i loro piccoli, ipocriti privilegi borghesi, senza nemmeno accorgersi che saranno pure troppo anziani per andare in guerra ma quando dovranno aspettare due anni, invece di uno, per la Tac o vendersi la casa per pagarsi un intervento al cuore o al polmone, capiranno che di guerra si può morire anche restando a casa. Del resto, l’ex Premier Draghi ha scritto che il patrimonio immobiliare italiano va fatto fruttare. Lo Stato italiano è già oggi seduto su una montagna di debiti, esattamente 3mila miliardi e, nel 2024, ha speso per gli interessi 86 miliardi di euro (di gettito fiscale). Quindi l’idea dell’ex banchiere è investire 500 miliardi per ‘valorizzare’, ossia ristrutturare, il patrimonio pubblico per poi (s)venderlo, ossia alienarlo come bene comune, per arricchire i soliti noti.
Questo ci e vi attende, anime belle scese in piazza per una gita fuori porta. Per fortuna che a piazza Barberini, senza il battage pubblicitario né i nomi dei personaggi televisivi, né la mobilitazione di tre partiti, due sindacati, 50 sindaci, due associazioni e non si sa chi altro, 10mila auto-convocati vi hanno smascherato: voi e questa UE che non vuole armarsi contro una potenza nucleare perché sa che perderebbe comunque, vuole solamente azzerare lo stato sociale per trasformare l’Italia e l’Europa in una nuova Argentina – dove i pensionati percepiscono 250 dollari al mese e Milei è riuscito persino ad abbassargli tale miseria, 200mila assegni per i disabili sono stati cancellati, la povertà è cresciuta di 13 punti toccando il 53% della popolazione, e sanità e scuola sono state ridotte al lumicino.
Non vi preoccupate, ‘vecchi’, toccherà anche a voi pagare.
(1) Risarcimento alle vittime di Odessa: https://ilmanifesto.it/la-corte-di-strasburgo-condanna-lucraina
venerdì, 21 marzo 2025
In copertina: La pagina di Televideo