
Tra Kafka e Heidegger, vi è Oscar De Summa
di Simona Maria Frigerio
L’ultimo spettacolo di e con Oscar De Summa si divide in due atti (o parti) molto diversi tra loro e che intendono svelare due modi di rifiutare o non essere al mondo.
Nel primo atto si legge il rifacimento esplicito del Processo di Kafka. Una Josef K., al femminile, perseguitata da una autorità burocratico-giudiziaria, astratta e calata dall’alto, arbitraria e reticente, ma onnipotente, non sa – fino alla ultime battute – quale sia il crimine che le viene imputato.
L’ammissione di colpa finale, con la chiusa sulla voce di Kurt Cobain (metafora di colui che si nega fino al punto di suicidarsi) rimanda al dasein di Heidegger, ovvero all’ontologica contraddizione tra l’esserci in quanto esseri coscienti che, sebbene esistano a livello ideativo, esperienziale ed emotivo solo in/con se stessi, devono vivere qui e ora e compartecipare il mondo con l’altro da sé – esserci per l’appunto.
Fin qui funzionano i meccanismi linguistici e le affabulazioni con rimandi colti di De Summa (esistenzialismo e teatro dell’assurdo, in primis), così come l’atmosfera straniata e straniante (ricordiamo lo splendido film in bianco e nero di Orson Welles, con un perfetto Anthony Perkins perso tra angoscianti grandangoli), ricreata anche grazie agli intermezzi musicali con una tromba che stride e aliena, mentre il disegno luci rimanda (forse) all’inferno in cui tutti viviamo – o, parafrasando Sartre, all’inferno che sono gli altri.
Il passaggio dalla fanciullezza inconsapevole alla maturità fin troppo consapevole può portare gli adolescenti a staccarsi psicologicamente da ciò che li circonda e che non appartiene loro, a rinchiudersi nel loro io, smettendo di com-patire. Una condizione psicologica che, in molti, abbiamo vissuto e superato non solo crescendo fisicamente ma intellettualmente ed emotivamente, scegliendo di esserci, credendo e combattendo per le nostre idee e aspirazioni, come individui ma soprattutto come collettività.
La seconda parte (o atto) convince meno. L’iperbole giocata sul registro della farsa si spinge a buttare troppe carte in tavola senza raccoglierne nemmeno una. Chi è l’aggressore e chi è l’aggredito? – accenno tra troppi altri. Come si fa a rimanere alla superficie quando i russofoni del Donbass – privati di lingua, credo politico e religioso, identità culturale e dignità di vita – sono bombardati da Kyiv dal 2014 e l’Europa si scandalizza perché un Presidente (tycoon né più né meno dei Bush) parla di pace, mentre la cosiddetta sinistra italiana scende in piazza al grido Rearm Europe? E basta una barzelletta sugli ebrei (Moni Ovadia ne ha sempre raccontate di più divertenti) quando il 90% di Gaza è stato raso al suolo e Israele bombarda e invade Stati sovrani, giustificando ogni nefandezza, compreso un genocidio, dietro l’Olocausto?
Non si può rimanere in superficie. Né come giudici né tanto meno come spettatori. E il teatro deve avere più coraggio: ma la penna di De Summa non riesce a incidere.
La seconda confessione, infine, sposta il significato di non esserci dal piano ontologico e psicologico, intrinseco all’esperienziale umano, in una scelta generazionale quasi nichilista (il “sanno dire solo no” con cui si chiude lo spettacolo).
Come David Mills, in Seven, rimprovera il collega Somerset che non ha senso dire: “Il problema principale è che la gente se ne frega, e allora io me me frego della gente”. Non può la protagonista dello spettacolo chiudere gli occhi di fronte al mondo perché il capitalismo e il liberismo impongono guerre, miseria e morte. Preferiamo la chiusura di Somerset: “Hemingway una volta ha scritto: il mondo è un bel posto e vale la pena lottare per esso. Condivido la seconda parte”.
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Metastasio
via Benedetto Cairoli, 59 – Prato
venerdì, 7 marzo 2025, ore 20.45
L’infamante accusa di assenza
di Oscar De Summa
con un contributo di Lorenzo Guerrieri
con Oscar De Summa, Mattia Fabris, Lorenzo Guerrieri, Andrea Macaluso e Valeria Sibona
assistente alla regia Tommaso Rotella
progetto luci Matteo Gozzi
progetto musicale Oscar De Summa
scene Lorenzo Banci
costumi Chiara Lanzillotta
produzione Teatro Metastasio di Prato
(prima assoluta)
venerdì, 14 marzo 2025
In copertina: Una scena dello spettacolo, con Oscar De Summa e Valeria Sibona; foto di Duccio Burberi, pubblicata dal Teatro Metastasio sul proprio sito