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La subalternità della destra italiana a Trump e il Governo italiano cavallo di Troia nella Ue
di Federico Giusti
Il governo italiano non fa mai mancare qualche comunicato stampa con il quale indirizzare l’opinione pubblica e i sostenitori social al sostegno delle tesi politiche del centro destra.
Meloni accoglie con soddisfazione l’annuncio di Ursula von Der Leyen di aumentare «gli investimenti nel settore della difesa, a partire dall’esclusione di tali spese dal Patto di Stabilità. Il Governo italiano tiene a precisare le proprie posizioni non senza qualche vanità di troppo presentandosi come assertore dell’aumento delle spese militari quando per settimane, durante la discussione della Manovra di Bilancio, avevano assunto posizioni decisamente morbide rispetto alle sirene guerrafondaie che già chiedevano di portare la spesa militare dei Paesi Nato al 3% del Pil. Con l’elezione alla presidenza Trump anche le posizioni italiane sono cambiate e con una celerità impressionante, tengono a dire dal centro destra che loro agli eurobond non hanno mai creduto ritenendo efficace e preferibile scorporare le spese per la difesa dal Patto di Stabilità.
Una scelta politica, quella della Ue, che ormai accomuna il centro sinistra e il centro destra del vecchio continente, i soliti noti poi che hanno votato gli innumerevoli pacchetti di aiuti economici e militari all’Ucraina.
Se per il ministro della Difesa italiana escludere la spesa militare dal patto di stabilità era divenuta, stando a Il Sole 24 Ore, una sorta di ossessione, immaginiamoci quanti investimenti comunitari e nazionali saranno indirizzati a fini militari senza alcun vincolo da rispettare. Pensate per un attimo se le spese in materia di welfare, sanità, istruzione e salari fossero svincolate dai tetti di spesa e dalle regole di Maastricht ammettendo anche la necessità di indebitarsi per far crescere gli investimenti sociali, avremmo da qui a pochi anni un sensibile miglioramento delle condizioni di vita e lavorative nei Paesi Ue. Al contrario il coraggio di rompere le sacre regole comunitarie arriva su ordine di Trump e per le spese militari piuttosto che per il rilancio dell’economia Ue.
Gli Usa stanno accelerando alcuni processi economici, politici e finanziari e ottengono il risultato sperato ossia che la Ue sostenga in prima istanza le spese per la guerra in Ucraina anche contro gli stessi interessi comunitari “fino al raggiungimento di una pace giusta, globale e duratura”. Per quanto ne dicano i capi di stato è scontato che l’Ucraina rinunci a parte del suo territorio a favore della Russia e questa posizione, inaccettabile fino a oggi per i democratici Usa e la Ue, alla fine prevarrà consentendo agli Usa di indirizzare ogni suo sforzo in funzione anti cinese.
Sia sufficiente ricordare che nel comunicato ufficiale del summit Nato non si parli dell’integrità territoriale dell’Ucraina come spergiurato per mesi visto che oggi proprio Trump giudica irrealista un ritorno dell’Ucraina ai confini del 2014 e ritiene l’ingresso di Kiev nella Nato non all’ordine del giorno.
Se appare fin troppo facile per Trump presentarsi come paladino di una soluzione non militare per dirimere un conflitto alle porte della Ue, le conseguenze economiche e sociali delle scelte di Bruxelles si annunciano assai difficili per le economie traballanti del vecchio continente tanto che la presidente della Commissione Ue è da tempo convinta che «un fallimento dell’Ucraina indebolirebbe l’Europa».
Forse la Ue si prepara a continuare il conflitto contro la Russia senza il supporto Usa ed è disposta a distruggere le basi economiche e finanziarie, quel sistema di regole dettato dall’austerità, su cui hanno costruito l’alleanza economica e politica del vecchio continente? O sperano, portandoci direttamente in guerra, di negoziare con Kiev la destinazione dei metalli rari che, a oggi, sembrano indirizzati verso gli Usa?
La clausola di salvaguardia è prevista dal Patto di Stabilità della Ue e venne usata anche nel pieno della pandemia in un momento storico nel quale le economie erano praticamente ferme e per ripartire necessitavano di sostanziosi aiuti.
Decidere di allentare i vincoli di bilancio solo per le spese di guerra è una scelta ben diversa e non solamente da un punto di vista etico, morale o politico, del resto molte tecnologie indispensabili per il militare provengono dagli Usa e la dipendenza dei Paesi Ue aumenterebbe come mai avvenuto nel passato.
Ma un’altra partita importante si gioca proprio sui dazi che l’Amministrazione Trump vuole imporre a tutti i Paesi, alleati inclusi. In questi giorni si è parlato di Dazi reciproci che, per la Ue, sarebbero un fallimento – specie per i Paesi con maggiore export verso gli Usa. Le prossime settimane ci aiuteranno a capire le mosse della Ue di fronte alle sempre maggiori intromissioni Usa nelle dinamiche nazionali: non è casuale il tifo della Casa Bianca per Alternative für Deutschland, in questi giorni il vicepresidente Usa Vance al Wall Street Journal ha ricordato quanto sia importante che la Ue lavori con tutti i partiti senza esclusione di sorta.
E la scelta di assecondare le mira di guerra si comprende anche da sondaggi letti sulla stampa e perfino sui siti ufficiali della Ue: Sicurezza e difesa – Commissione europea.
Da capire altresì se la Ue riuscirà ad affrontare le prossime sfide, ad esempio se le pressioni Usa non siano interessate a indebolire la Germania che, fino a oggi, con la Francia, è stato il Paese economicamente più forte e con la funzione guida a Bruxelles: non è assurdo ipotizzare che tra gli obiettivi della destabilizzazione politica del vecchio continente non si celino altri obiettivi come scongiurare la nascita di un polo industriale europeo in campo militare.
Per approfondire:
Rafforzamento della difesa europea: acquisto congiunto di armi | Tematiche | Parlamento europeo
Sicurezza e difesa dell’UE: il Consiglio definisce cinque priorità principali – Con
venerdì, 21 febbraio 2025
In copertina: Berlino prossima alle elezioni, foto di Nikolaus Bader da Pixabay