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Vorrei ma non posso
di Simona Maria Frigerio
Il Palazzo Reale, come quello di Bangkok, è in realtà un insieme di palazzi, padiglioni e templi, il cui edificio principale è stato edificato intorno al 1913 da architetti Khmer e francesi (soprattutto da questi ultimi visti i risultati). Intorno, una spianata intercalata da piccoli giardini straordinariamente ben curati e, all’entrata, un prezioso Banyan molto rigoglioso.
Il primo edificio ad accoglierci è proprio il Preah Tineang Tevea Vinichhay, ovvero la Sala del Trono – dato che ospita le cerimonie di incoronazione (ma anche i matrimoni reali). Questo, che è il padiglione principale, si contraddistingue per i suoi 60 metri d’altezza e 100 di lunghezza e per essere sovrastato da una statua di un Brahmā quadricefalo. Il trono d’oro attende solitario in fondo a un salone rettangolare con soffitto a pseudo-cassettoni e affreschi che raffigurano scene tratte dal Reamker, un poema epico cambogiano basato sul Rāmāyana. Illuminato da una serie di lampadari di cristallo e cadenzato dalla fila di finestre su entrambi i lati lunghi del salone, romanda inevitabilmente ai saloni di Versailles.
In ristrutturazione, il Padiglione di Napoleone III. Edificato nel 1870, è stato donato dall’Imperatore al Re Norodom per accogliere l’Imperatrice Eugenia in occasione dell’inaugurazione del Canale di Suez. Con raffinate balconate in ferro, porte finestre a tutto sesto, la decorazione con vetri colorati e il bicromo grigio e panna si contraddistingue per la leggerezza, prosdima all’Art Nouveau.
Quasi tutti gli edifici hanno la caratteristica di avere le balaustre delle scalinate sormontate da Naga, laddove nella Città Proibita di Beijing vi sono i magnifici serpenti in marmo.
Lungo le mura, scorrono i porticati, anch’essi, come quasi tutti gli edifici, caratterizzati da un caldo color ocra chiaro, con porte e ante per chiudere le finestre in legno (a volte dipinte in rosso e oro), e doppi tetti spioventi, in parte in maiolica policroma (gialla, blu e verde).
Adiacente al Cortile del Palazzo, si estende il Cortile del Wat Ubaosoth Ratanaram, o Tempio del Buddha di smeraldo o, ancora, Pagoda d’Argento. L’edificio deve uno dei suoi nomi al pavimento ricoperto da oltre 5.000 piastrelle d’argento del peso di 1 kg ciascuna (ma ricoperte, per protezione, da tappeti) e, l’altro, alla statua del Buddha seduto che è, in realtà, in cristallo Baccarat. L’edificio è grigio perla, con inferriata e cancelli in ferro lavorato colorati in verde/azzurro. All’entrata, un peristilio colonnato. Il tetto è come sempre a doppio spiovente con piastrelle in maiolica, e tutt’intorno sorge una serie di stupa grigi. Il portico con colonnato, che scorre lungo le mura, presenta pitture parietali, raffiguranti anch’esse avventure tratte dal Reamker, in parte consunte dal tempo.
Nel complesso, un assaggio per chi non abbia mai visto questo genere di edifici ma nulla di comparabile al Palazzo Reale di Bangkok, alla Città Imperiale di Hoi-An o alla Città Proibita.
venerdì, 21 febbraio 2025
In copertina: Il cortile del Palazzo (foto di Simona Maria Frigerio)