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Gain-of-function e paracetamolo in vigile attesa
di La Redazione di InTheNet (traduzione di Simona Maria Frigerio)
Inthenet.eu nasce perché, fin dal 2020, la narrazione sulla Covid-19 e il vaccino a mRNA non ci convinceva. Ovvio che, a distanza di 5 anni, non si sappia ancora la verità e, a differenza dei quotidiani che, inseguendo lo scoop creano solo rumore di sottofondo, noi come Settimanale ci concentriamo su questo rumore per cercare di captare le poche vere notizie in circolazione.
Sul Sars-Cov-2 sono al momento due i fatti di maggiore interesse su cui l’opinione pubblica dovrebbe, secondo noi, interrogarsi.
La prima riguarda le chimere intese come virus creati artificialmente in laboratorio, ad esempio attraverso la manipolazione genetica, che sono costituiti da materiale genetico proveniente da organismi diversi.
Si è venuto a sapere recentemente che, nel 2015, era apparso un interessante articolo su Nature (1) – che si affrettava, nel periodo pandemico, a sottolineare come lo stesso nulla avesse a che fare con il Sars-Cov-2 (per il quale non esistevano prove che si trattasse di un virus ingegnerizzato, ossia creato ricombinando i geni, in laboratorio). In ogni caso, nell’articolo si disserta su un esperimento fatto per dimostrare che esistono dei cluster di virus corona simili alla SARS, che circolano tra i pipistrelli e mostrano il potenziale per trasformarsi in una emergenza sanitaria.
Dopo le epidemie di SARS e MERS i ricercatori hanno esaminato il potenziale patogeno di un virus simile alla SARS, denominato SHC014-CoV, che circola nella popolazione dei ferro di cavallo maggiore, ossia di pipistrelli della famiglia dei Rinolofidi, diffusi anche in Cina. Usando la genetica inversa (2), i ricercatori (davvero una sfilza: Vineet D Menachery, Boyd L Yount Jr, Kari Debbink, Sudhakar Agnihothram, Lisa E Gralinski, Jessica A Plante, Rachel L Graham, Trevor Scobey, Xing-Yi Ge, Eric F Donaldson, Scott H Randell, Antonio Lanzavecchia, Wayne A Marasco, Zhengli-Li Shi e Ralph S Baric) hanno generato un virus chimera che esprimeva (geneticamente, n.d.t.) la spike del coronavirus dei pipistrelli, SHC014, nella struttura (backbone) di un SARS-CoV adattato a un topo. I risultati indicavano che “il gruppo di virus 2b che codifica la spike SHC014 in una struttura di tipo naturale/selvatico può, in maniera efficiente, usare ortologhi (3) multipli del recettore SARS dell’angiotensina (4) umana, che converte l’enzima II (ACE2), replicandosi efficacemente nelle cellule delle vie aeree primarie umane e ottenere titoli (5) in vitro equivalenti alle specie epidemiche del SARS-CoV. Inoltre, gli esperimenti in vivo dimostrano la replicazione del virus chimera nel polmone del topo con una notevole patogenesi. La valutazione di modalità profilattiche e immunoterapiche basate sulla SARS disponibili hanno dimostrato una scarsa efficacia; sia gli anticorpi monoclonali che l’approccio vaccinale hanno fallito nel tentativo di neutralizzare e proteggere dall’infezione di questi coronavirus, che utilizzano la nuova proteina spike. Sulla base di queste scoperte, abbiamo sinteticamente riderivato un virus ricombinante SHC014 infettivo integralmente e dimostrato la robusta replicazione virale sia in vitro sia in vivo. Il nostro lavoro suggerisce un rischio potenziale di ricomparsa del SARS-CoV da virus che circolano attualmente nella popolazione dei pipistrelli”.
Quanto comprendiamo noi è solo che gli esperimenti coi virus corona continuano a essere portati avanti da anni, in laboratori diversi, da centinaia o migliaia di ricercatori e che le chimere prodotte sono sempre più pericolose. Ciò che non comprendiamo è il fine, se poi gli stessi ricercatori ammettono che le cure e i vaccini in commercio si dimostrano poco o per nulla efficaci di fronte a tali virus corona ingegnerizzati e non si peritano di trovarne di utili. Al contrario, basta un errore e il risultato può essere il contagio di uno o più ricercatori e la diffusione di un patogeno letale in una vasta area. Se poi gli esperimenti sono fatti a scopo militare o, comunque, in Stati sovrani stranieri (rispetto ai finanziatori), ci sarebbe da chiedersi perché qualsiasi Paese rischierebbe un contagio della propria popolazione – interesse economico a parte.
E passiamo alla chimera come idea senza fondamento, sogno vano, fantasticheria strana…
In molti nelle ultime settimane sostengono che le linee guida ministeriali sulla gestione domiciliare dei pazienti con la Covid-19 fossero solo meri consigli. Si disserta se già nella Circolare del novembre 2020 comparissero i Fans (ma la Circolare in questione è introvabile in rete, dato che ovunque è pubblicata quella aggiornata ad aprile 2021 e, anzi, se qualche medico o avvocato ne avesse una copia e ce la fornisse, la pubblicheremmo sul Settimanale*).
Non potendo reperire quel documento, possiamo però affermare a memoria che se antinfiammatori, vitamine, quercetina e altri farmaci (dagli anticoagulanti agli antibiotici) non fossero stati oggetto del contendere tra gruppi di medici di base e Ministero della Sanità, non si capirebbe il perché del ricorso al Tar dei primi per legittimare il medico ad agire in scienza e coscienza, e del successivo ricorso del Ministro Speranza al Consiglio di Stato per ribadirne il peso.
Il Consiglio di Stato, ricordiamo, dava un giudizio che ribaltava la sentenza del Tar del Lazio – la quale aveva dato ragione ai medici in quanto le linee guida apparivano vincolanti. Quotidiano Sanità (6), infine, pur sostenendo che il giudizio dava ragione al Ministero in quanto le linee guida erano semplicemente dei consigli, ci teneva a sottolineare che: “In caso di mancata adesione alle indicazioni contenute nella circolare ministeriale, la sentenza spiega come ‘lo stesso art. 5, comma 1, della L. n. 24 del 2017 (legge Gelli) prevede che il medico si attenga ad esse, salvo la specificità del caso concreto e il successivo art. 6 ammette l’esclusione della punibilità nel caso in cui l’evento lesivo o mortale in danno del paziente si sia verificato a causa di imperizia del medico quando sono rispettate le raccomandazioni previste dalle linee guida, purché queste risultino adeguate alle specificità del caso concreto, ciò che ben si comprende ed appare del resto necessario, e doveroso per il medico, a tutela del singolo paziente quale persona’”.
Il che, tradotto, è un cane che si morde la coda: ovvero, il medico è libero di agire in scienza e coscienza ma non è punibile (in caso di decesso del paziente) se sono rispettate le linee guida. Come a dire: agisci pure come ritieni opportuno quale professionista ma se il paziente muore e tu gli hai prescritto, per semplificare banalmente (e ce ne scusiamo) la quercetina o le vitamine, potresti essere punibile. Se al contrario hai lasciato che una polmonite batterica si innestasse su una infiammazione virale, non dovrai rispondere della eventuale imperizia.
Il che ci appare alquanto strano: se un impiegato per imperizia si dimentica la penna dello studio in cui lavora in tasca, potrebbe rischiare un richiamo o un licenziamento per aver sottratto un bene aziendale; ma se un medico non si avvede di ciò che accade al paziente o se ne avvede e preferisce non rischiare, non dovrà rispondere del danno? Attendiamo noi stessi chiarimenti.
(1) https://www.nature.com/articles/nm.3985
(2) https://it.m.wikipedia.org/wiki/Genetica_inversa
(3) In biologia molecolare: geni ortologhi, geni omologhi che codificano una stessa proteina in specie diverse
(4) Ormone peptidico che stimola la vasocostrizione e, quindi, fa aumentare la pressione arteriosa
(5) Ovvero: concentrazioni
(6) https://www.quotidianosanita.it/m/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=102213
* Aggiornamento di sabato, 15 febbraio 2025. L’avvocato Erich Grimaldi, fondatore e presidente dell’Unione per le Cure, i Diritti e le Libertà, ha fatto notare che la Circolare ministeriale uscì il 30/11/2020, mentre la Nota Aifa il 9 dicembre 2020, quando la prassi vorrebbe fosse il contrario. Riportiamo entrambi i documenti.
venerdì, 14 febbraio 2025
In copertina: Foto di Alexandra Koch da Pixabay