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Love means never having to say you’re sorry*
di Simona Maria Frigerio
Basta vittimismi, donne! Siamo vittime e carnefici. Più spesso né le une né le altre, se lo vogliamo, e per volerlo dobbiamo innanzi tutto buttare nella spazzatura il romanticismo in stile Sturm und Drang, capire se usare dei betabloccanti o degli ace inibitori in caso di batticuore, e che gli schiaffi e le vessazioni ‘perché lui non può vivere senza di noi’ sono sinonimo di violenza, non di passione.
E diciamo basta anche ai rapper tatuati e alle cantanti da talent show che si divertono a flirtare con la dabbenaggine delle adolescenti: “Baby, anche stasera ti ho detto cose, ero fuori di me / Ma tu non dimenticare mai che / Quando scopiamo, ti amo per davvero”. Fuori dal letto, invece, ti posso radere al suolo con un caterpillar?
Per fortuna il livello delle liriche può essere più ‘elevato’ e i motivi più orecchiabili o struggenti, ma il risultato è sempre uguale: una distorsione della realtà per illuderci (ma può accadere anche a un uomo, etero o omosessuale) che lui ci ami davvero, nonostante ci abbia rinchiuse in un recinto e ci tenga al guinzaglio come Pozzo con Lucky.
Ecco allora una carrellata di tutti quei luoghi comuni che, al contrario, sono campanelli d’allarme. E ci piace suonarli proprio oggi, il 14 febbraio, la festa più melensa che esista, e non il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Perché non saranno né le leggi né l’Onu con le sue giornate per tutte le stagioni a salvarci, ma solo un deciso cambio di rotta nel nostro modo di pensare, agire e volerci bene.
Partiamo da una tra le canzone più romantiche di Billie Holiday, morta ammanettata a un letto d’ospedale perché tossicodipendente. Anche nei suoi rapporti d’amore non fu meno dipendente e non riuscì mai a liberarsi né dall’ero né dalle sue relazioni tossiche: “Time and time again I said I’d leave you / Time and time again I went away / But then would come the time when I would need you” (Ancora e ancora ho detto che ti avrei lasciato / Ancora e ancora sono andata via / Ma poi arrivava il momento in cui avevo bisogno di te, t.d.g.). Purtroppo il bisogno non è amore – nonostante I’m a fool to want you resti immortale grazie a quella voce roca e sensuale.
Il primo premio per la canzone dello stalker, lo vincono sicuramente Sting e i Police e la loro Every breath you take: “Every breath you take / And every move you make / Every bond you break / Every step you take / I’ll be watching you” (Ogni respiro che prendi / Ogni movimento che fai / Ogni legame che rompi / Ogni passo che fai / Ti sorveglierò, t.d.g.). Le cronache sono zeppe di maniaci del controllo: se ti soffoca non ti sta proteggendo, ti sta strozzando!
You Belong with Me di Taylor Swift (che dovrebbe emigrare dagli States, avendo vinto Trump le elezioni presidenziali), è il chiaro esempio di chi è talmente arrogante da sapere che cosa voglia il maschio di turno – ossia lei e non l’altra – e talmente invidiosa dell’altra, da non accorgersi che diventa patetica con i confronti da liceale. “If you could see that I’m the one who understands you / Been here all along, so why can’t you see? / You belong with me, you belong with me” (Se potessi vedere che io sono quella che ti capisce / Che sono qui tutto il tempo, perché non lo vedi? / Tu appartieni a me, tu appartieni a me, t.d.g.). A metà strada tra l’infermierina e la tossicodipendente possessiva: farebbe meglio a guardarsi intorno e a cercare qualcuno che davvero l’apprezzi, invece di pretendere che l’altro sia fulminato sulla via di Damasco.
“Each man kills the thing he loves, by each let this be heard. / Some do it with a bitter look, some with a flattering word. / The coward does it with a kiss, the brave man with a sword” (Ogni uomo uccide ciò che ama, che ognuno ascolti. / Alcuni lo fanno con un’occhiata d’amarezza, alcuni con una parola adulatoria. / Il codardo lo fa con un bacio, il coraggioso con la spada, t.d.g.): chi non ricorda il motivo cantato da Jeanne Moreau in Querelle de Brest? Purtroppo è diventata anche la sigla di un buon programma con un pessimo titolo: Amore criminale – parole agli antipodi, concetti figli di una dicotomia irriconciliabile.
Anche gli uomini, come dicevamo, possono essere vittime: in primis di se stessi e delle loro ossessioni (smettiamola di chiamarle amore). Losing my religion dei REM ne è un chiaro esempio, anche se come sempre il testo va letto (data la scrittura di Stipe) ricomponendo i blocchi. Alcune frasi restano, in ogni caso, emblematiche: “That’s me in the corner”, “Consider this the slip / That brought me to my knees” (Quello sono io all’angolo, Considera questa la scivolata che mi mette in ginocchio, t.d.g.) – nessuno dovrebbe inginocchiarsi. Mai, tanto meno di fronte a un altro da sé elevato a semi-dio che nemmeno sa della nostra esistenza.
La canzone più esplicita sul femminicidio è probabilmente Where The Wild Roses Grow cantata da Kylie Minogue & Nick Cave (nell’album culto Murder Ballads). Non avrebbe potuto essere più chiara: “And the last thing I heard was a muttered word / As he knelt above me with a rock in his fist” (E l’ultima cosa che ho sentito è stata una parola mormorata / Mentre si inginocchiava su di me con una roccia nel pugno, t.d.g.).
Ma anche se meno cruenta, altrettanto crudele è Quattro stracci di Francesco Guccini, quando canta: “Per rifiutare sei stata un genio, / sprecando il tempo a rifiutare me, / ma non c’è un alibi, non c’è rimedio, / se guardo bene no, non c’è un perché; / nata di marzo, nata balzana, / casta che sogna d’esser puttana, / quando sei dentro vuoi esser fuori / cercando sempre i passati amori / ed hai annullato tutti fuori che te, / ma io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, / quei quattro stracci in cui hai buttato l’ieri, / persa a cercar per sempre quello che non c’è”. Per quanto noi si ami tale cantautore è anche vero che un artista ha un’arma nella propria mano con la quale può colpire le persone in modo più tagliente di una spada e forse dovrebbe stare più attento a usarla. Oltre al fatto che per quanto questa ‘lei’ sia stata un ‘genio’ a ‘rifiutare’ lui, lui ha mai pensato che avrebbe potuto andarsene prima? Nessuno lo legava a una donna ‘nata balzana’. Come si può vedere, anche gli uomini possono cascare nei medesimi meccanismi masochistici delle donne…
Come sempre fraintesa e anche un po’ ridicola, You’re beautiful di James Blunt che, nonostante il titolo, è il frutto immaturo di un’ossessione per una sconosciuta, intravista per un attimo e per giunta accompagnata: va bene un’infatuazione a 13 anni, ma Blunt nel 2005 aveva già oltre trent’anni e, nonostante la canzone gli abbia procurato fama internazionale, non è certo l’espressione di un uomo maturo: “And I don’t think that I’ll see her again / But we shared a moment that will last ‘til the end” (E non penso che la rivedrò mai più / Ma abbiamo condiviso un momento che durerà fino alla fine, t.d.g.). Fino alla fine di cosa? Del tempo? Della sua vita? O dell’attesa per la successiva metro? Nel frattempo il giovane Werther si suicida…
“Oh my baby, baby, I love you more than I can tell / I don’t think I can live without you and I know that I never will / Oh my baby, baby, I want you so it scares me to death / I can’t say anymore than I love you, everything else is a waste of breath” (O mia bambina, bambina, ti amo più di quanto posso dire / Non penso di poter vivere senza di te e so che non lo farò mai / O mia bambina, bambina, ti voglio talmente che sono spaventato a morte / Non posso dire altro che ti amo, qualsiasi altra cosa è uno spreco di fiato, t.d.g.): eccolo lì il maschio patetico, egoisticamente preso da se stesso, che non potrà vivere senza di te e continua a ripeterti “ti voglio”. Il maschio al quale la mamma non ha insegnato che ‘l’erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re’. Non si vogliono le persone, non sono oggetti: anche se a molte donne, I Want You di Elvis Costello & The Attractions avrà fatto battere il ‘cuoricino’, convinte che se un uomo le desidera tanto non è possesso, ma amore…
La coppia disfunzionale è perfettamente ritratta da Nick Lowe, nella sua Cruel To Be Kind: “I pick myself up off the ground to have you knock me back down again and again? / And when I ask you to explain, you say / You’ve gotta be cruel to be kind in the right measure” (Mi rialzo da terra perché tu mi colpisca per farmi ricadere ancora e ancora? / E quando ti chiedo di spiegarmi, tu dici / Che occorre essere crudeli per essere gentili nella giusta misura, t.d.g.). Sebbene la canti un uomo, quante donne si sono ritrovate stese a terra con la scusa che lui ti sta dimostrando – con quello schiaffo, quel pugno o quel calcio ben assestato, magari in parti che non esporrai – la giusta misura del suo amore? Perché te lo meriti: è obbligato a essere severo, persino crudele, dato che sei tu a sbagliare, a farlo ‘incazzare’. E poi vedrai come apprezzerai meglio il mazzo di fiori all’ospedale, le scuse in ginocchio, le ennesime promesse…
E chiudiamo in bellezza col narcisista maligno. Quello che crede che tutto il mondo giri intorno al suo ombelico (ma stiamo attente, perché anche alcune donne possono essere altrettanto manipolatrici ed egocentriche). La canzone è No One Else dei Weezer e non potrebbe essere più esplicita di così: “I want a girl who will laugh for no one else / When I’m away, she puts her make-up on the shelf / When I’m away, she never leaves the house” (Io voglio una ragazza che non rida per nessun altro / Quando sono via, metta il trucco sulla mensola / Quando sono via, non esca di casa, t.d.g.). Ecco: lui vuole una specie di geisha che vive solamente per compiacerlo, ride alle sue stupide battute e non può nemmeno truccarsi quando non escono insieme perché nessun altro deve notarla. Diremmo che la coppa è colma.
Purtroppo essere manipolate è facile: oggi, invece dei cioccolatini e dei mazzi di fiori, fatevi un bel regalo: Donne che amano troppo di Robin Norwood. Imparate a volervi bene donne. L’amore dell’altro, se deve, arriverà – prima o poi. Ma quello che voi dovete a voi stesse non passerà mai.
* Dal film Love story
venerdì, 14 febbraio 2025
In copertina: Foto di Alexa da Pixabay