Da Oriente a Occidente, curiosità artistiche per tutti i gusti
di La Redazione di InTheNet
Forse durante l’anno vi capiterà, per lavoro o per vacanza, di recarvi in varie metropoli ai quattro angoli del mondo. L’alternativa al sito archeologico o al museo nazionale, a volte, esiste. Ecco qualche suggerimento a ruota libera.
Se vi capitasse di trovarvi a Tokyo, due sono le mostre temporanee che potrebbero incuriosirvi anche perché lontane dalle tradizioni occidentali. Il Matsuoka Museum of Art, fino al 9 febbraio 2025 presenta The World of Traditional Performing Arts: Nohgaku, Kabuki, and Bunraku. Ovviamente l’interesse sta nello scoprire, attraverso un’esposizione di quadri, il dietro le quinte e le specificità di tre arti performative tipicamente giapponesi – alle quali siamo poco avvezzi. Contemporaneamente, ma fino al 16 febbraio, al Tokyo Metropolitan Teien Art Museum potrete ammirare le opere in ferro e vetro di due artiste stilisticamente affini, Noe Aoki (1)e Ritsue Mishima (nota anche in Italia avendo eletto Venewzia a sua città di adozione), disposte nelle sale di quella che è stata la residenza del Principe Asaka e che si integrano elegantemente con lo spazio in stile Art Déco.
Spostandovi solo di qualche meridiano, a Beijing, fino al 2 marzo, la mostra da non perdere è al Red Brick Art Museum, che presenta la personale di Zhang Peili, una tra le figure artistiche chiave dell’arte contemporanea cinese, capace di spaziare in maniera convincente dai video alle installazioni interattive. La sua cifra stilistica è la ripetizione – con minime variazioni – e in 40 anni di carriera si può ormai definirla stilema peculiare dell’artista. Tra le altre specificità di Peili, la maestria nell’arte cinetica che produce spinte verticali o rotatorie con un effetto a volte ritmico, altre dissonante – ma sempre straniante.
Al Whitney Museum of American Art di New York City, fino a maggio 2025, torniamo a un genere che la nostra Redazione apprezza particolarmente, la fotografia, con Jeanne Moutoussamy-Ashe and the Last Gullah Islands. Artista e attivista, fin dagli anni 70 del Novecento, la fotografa utilizza il proprio medium per testimoniare la bellezza e la complessità della vita degli afro-americani, “onorando i ritmi della quotidianità contrassegnati da importanti rituali di passaggio”. La comunità sulla quale si è concentrata è quella dei Gullah – i quali sono, nello specifico, un sottogruppo etnico che vive in una vasta area geografica estesa tra Carolina del Sud e del Nord, Georgia, Florida e nelle Sea Islands, dove conservano gelosamente la propria lingua, la propria cultura e le antiche tradizioni.
A Cape Town, invece, fino al 5 ottobre, presso lo Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Zeitz MOCAA) sarà ospitata la personale dell’artista ganese-americana, Rita Mawuena Benissan, intitolata One Must Be Seated. Sono ormai molti gli artisti africani che stanno riscuotendo successo anche in Europa e negli States con le loro opere, insieme originali e figlie di tradizioni tribali – basti pensare al camerunense Pascale Marthine Tayou o a una tra le new entry degli ultimi anni, l’ivoriana Laetitia KY. Anche Benissan si rifà nei propri lavori a elementi tradizioni riletti in chiave personale e contemporanea e spazia tra arazzi, fotografie e video.
Spostandoci nuovamente di continente, solo fino al 28 febbraio, a San Paolo, la metropoli più cosmopolita e dinamica del Brasile, alla Galleria Mendes Wood DM si potranno apprezzare alcuni lavori di Alvaro Barrington & Chico da Silva. Il primo, artista contemporaneo venezuelano, il secondo artista brasiliano del Novecento di origine Asháninca – gruppo etnico presente nell’area amazzonica peruviana. Nonostante le origini e la temperie culturale diversa, i curatori mirano a mettere in risalto le affinità tecniche tra Barrington e da Silva – quali “le vibrazioni cromatiche, il gesto, l’uso di materiali non convenzionali e, soprattutto, il loro comune impegno a rappresentare le eterogenee comunità culturali” delle quali sono (o sono stati) parte.
E se non poteste staccarvi dallo schermo e dalla routine quotidiana? “La musica è come il vento. Non sai da dove venga e non sai dove andrà”, diceva il compositore jazz Eric Dolphy. Eppure la musica è al centro di una esposizione che potrete godervi comodamente seduti in poltrona, online grazie al MoMA di NYC. Sound Machines affianca le opere di sette artisti per esplorare l’universo sonoro attraverso le più recenti tecnologie. Da un lato, focalizzandosi su quei performer e musicisti che hanno lavorato sull’esperienza, la percezione e l’interazione e, dall’altro, su coloro che hanno saputo valorizzare le tecnologie digitali ed elettroniche sin dagli anni 50 e 60 del Novecento. Tra gli altri, segnaliamo Holly Herndon e Mat Dryhurst, con la loro opera audiovisuale, intitolata Play from Memory (2024); Yoko Ono con Sound Piece V (1996/2024); Danielle Brathwaite-Shirley, che presenta il video multisensoriale Cancel Yourself (sempre del 2024); American Artist e Tommy Martinez cono Integrity Protocol/Lower Limb Lecture (2023/24), opera che invita i fruitori a elaborare un proprio paesaggio sonoro; e… per gli altri, il consiglio è di scoprirli da voi.
(1) http://anomalytokyo.com/en/artist/noe-aoki/
venerdì, 24 gennaio 2025
In copertina: Il Logo del MoMA di NYC