Il casus belli di Arezzo rimette in discussione la nostra Costituzione
di Simona Maria Frigerio
Non leggetemi. Non leggete questo editoriale del Direttore, che sono io (al maschile perché Direttrice mi fa tanto direzione in geometria o preside di scuola). Non leggetelo perché sarò più urticante di sempre.
E iniziamo dalle solite ‘accuse’. Da persona, prima ancora che da giornalista, che ha sempre giocato a carte scoperte coi propri lettori, lo dico chiaramente: io sono putiniana. E lo sono fin dal 2000. Lo sono da quando ho capito che il Presidente Putin teneva alla Russia e al suo popolo e che avrebbe avuto l’arduo compito di raddrizzare la barca alla deriva per colpa del suo ex compagno di partito, Boris Eltsin – che aveva svenduto il Paese al migliore offerente, Stato estero o privato che fosse – e che avrebbe dovuto, poi, ridare credibilità all’unico Stato che faceva da contraltare alle mire egemoniche statunitensi. Grazie all’URSS abbiamo avuto tendenzialmente un lungo periodo di pace e il nostro welfare perché se l’Occidente, cosiddetto democratico, voleva esercitare un appeal sui Paesi comunisti doveva conciliare un benessere diffuso con lo stato sociale, lavoro e diritti, libertà di parola e di movimento (lo sanno bene i tedeschi dell’Est, che si sono ritrovati senza lavoro e casa nel giro di un batter d’occhi). Tutto ciò, dal 1991, è venuto lentamente e inesorabilmente meno. Il Presidente Putin, con gli errori che può aver fatto (come qualsiasi altro politico di lungo corso) ha riassestato le casse dello Stato, domato le pericolose frange estremiste, rinazionalizzato alcune aziende strategiche, (quelle che avevano permesso e favorito il boom economico italiano negli anni 60), migliorato il welfare, tentato una impossibile mediazione diplomatica con un Occidente sempre più bellicoso ed espansionista, e tessuto rapporti economici e strategici con quel mondo che l’Occidente stesso aveva snobbato, sfruttato, bombardato o depredato. Questa la premessa. Lunga, lo so. Ma doverosa. Così i ‘compagni’ o ex tali non dovranno nemmeno fare lo sforzo di additarmi come filo-putiniana.
E ora veniamo al caso particolare, quello dell’ennesima sala di un Comune negata alla proiezione di un documentario girato in Donbass ben dieci anni fa.
La proiezione di un documentario prodotto da Russia Today a ridosso degli avvenimenti che portarono al colpo di Stato contro il Presidente ucraino regolarmente eletto, Viktor Fëdorovyč Janukovyč (1), intitolato Maidan, la strada verso la guerra, in programma ad Arezzo il 18 gennaio 2025, è stata cancellata (ovvero il Comune ha negato la sala per l’evento) perché sarebbe potuta essere: “Un momento in cui avrebbero preso parola (sic!) anche i giornalisti Vincenzo Lorusso, che ha anche tradotto il docu-film, e Andrea Lucidi: due firme che sono state spesso associate alla propaganda russa in Italia e che spesso negli anni della guerra in Ucraina sono stati accusati a (sic!: forse accostati a? O accusati di?) fenomeni di disinformazione nei canali occidentali”.
Avendo noi già visto e recensito il documentario (2) concordiamo con la posizione del Consigliere dei 5 Stelle, Michele Menchetti, che, prima, bisognerebbe guardare il documentario e, poi, commentarlo – visto anche che è stato girato quando la Russia non aveva alcuna intenzione di intervenire direttamente in Donbass a sostegno dei russofoni, come dimostrano gli accordi di Minsk che chiedevano uno statuto di autonomia per quegli oblast’ non diverso da quello che hanno le nostre regioni autonome. Ma qui il problema è un altro e va al di là del diritto dei succitati Vincenzo Lorusso e Andrea Lucidi di esercitare il diritto di parola, opinione e replica, discutendo online con i possibili spettatori del documentario.
Bisogna andare più a fondo, cari ‘compagni’ (e mi rifiuto di ripetere ogni volta anche compagne o mettere gli *) o ex tali.
Cosa temete? Cosa temete da sempre? Fin dagli anni 70, quando urlavate nelle piazze: “L’unico fascista buono è un fascista morto” o “Uccidere un fascista non è reato”; mentre, dall’altra parte della barricata, vi rispondevano: “Contro il sistema la gioventù si scaglia! Boia chi molla è il grido di battaglia!” o “Italia come il Cile, la lotta di classe finisce col fucile!”. A chi è servita questa schermaglia di slogan che sono sfociati negli anni di piombo? Al trionfo del più bieco consumismo, all’egemonia del pensiero unico capitalistico, alla realizzazione dei timori più che fondati di Pier Paolo Pasolini: “Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la ‘tolleranza’ della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d’informazioni”.
Oggi, quelle parole suonano davvero profetiche. Per lustri mi sono sentita ripetere che bisogna ostracizzare i fascisti perché se fossero giunti loro al potere, avrebbero tacitato per sempre la libertà di parola e opinione (loro oggi sono al potere, il DdL 1660 è in discussione al Senato e manifestare o fare resistenza passiva contro qualsiasi opera o azione considerata di ‘interesse nazionale’ diventerà, più o meno, reato penale con conseguente pesante condanna al carcere), ma il Pd come risponde? Impedendo agli italiani di vedere un documentario o dialogare con due giornalisti! Per lustri mi sono sentita ripetere che era giusto vietare il saluto fascista perché eravamo noi quelli che avevamo vinto la Seconda guerra mondiale, ossia gli eredi della Resistenza, e loro non dovevano più permettersi di dichiararsi fascisti. E cosa vediamo oggi? I politici dell’Unione Europea salutare – dimenticando che quel saluto era adottato dalla fazione di estrema destra dell’OUN-B guidata da Stepan Bandera – con Slava Ukraïni (3)!
La verità è che qualsiasi opinione deve poter essere dibattuta pubblicamente e avere il medesimo diritto di essere proferita e ascoltata, dopodiché – nel caso – anche controbattuta e criticata aspramente. Dobbiamo vincere per le nostre idee e non solo tentando di zittire o demonizzare chi non la pensa come noi. Ma quelli che oggi si definiscono di sinistra in cosa si distinguono dalla destra? Sono altrettanto bellicisti, antidemocratici e liberisti (ma non libertari).
Vietare il saluto fascista a cosa è servito? L’ideale fascista populista ha continuato il suo percorso travestendosi da liberismo, da egotismo edonistico, da consumismo sfrenato, da valori occidentali che, per la sola ragione che ci appartengono, devono essere giusti e condivisi da tutti, esportati anche a suon di bombe, fomentando rivoluzioni dei più diversi colori e finendo per stringere la mano a terroristi che, fino a qualche settimana prima, avevano una taglia di 10 milioni di dollari sulla testa; oppure che, nel loro Paese, sono stati processati e condannati a morte; o che stanno compiendo un genocidio in piena regola, ma ai quali noi vendiamo tranquillamente le armi, infischiandocene che quelle stesse armi mozzeranno mani e gambe ai bambini in Palestina, come li hanno mozzati in Yemen o in altre parti del mondo.
La nostra democrazia è ormai irrimediabilmente corrotta. Ce ne siamo accorti negli anni della pandemia. Quando coloro che osavano criticare misure ridicole come i 200 metri da casa o il camminare a un metro e mezzo di distanza dal proprio coniuge erano etichettati come ‘untori’; e poi, come ‘terrapiattisti’ o ‘complottisti’ se mettevano in dubbio la sicurezza o l’efficacia dei cosiddetti vaccini a mRNA, che oggi persino la Commissione d’inchiesta statunitense equipara a trattamenti preventivi per mitigare gli effetti della Covid-19 (4), mentre alcuni studiosi spiegano i pericoli delle nanoparticelle lipidiche (5); e che furono, al contrario, equiparati a vaccini immunizzanti imponendo ad alcune categorie l’obbligo di utilizzarli per poter continuare a lavorare (senza alcuna opposizione dei Sindacati confederali o assegno alimentare per chi volesse esercitare il diritto all’autodeterminazione sul proprio corpo). E i primi, a voler imporre la propria visione in nome di una scienza che si è dimostrata fallace, guarda caso sono stati proprio quelli che si definivano la sinistra italiana.
Vi è molta confusione sotto il cielo di questa Italia. Quello che è certo è che la situazione non è affatto eccellente.
(1) Come affermava l’OCSE ed è riportato da La Repubblica: https://www.repubblica.it/esteri/2010/02/08/news/ucraina_8_febbraio-2224351/
(2) https://www.inthenet.eu/2024/11/01/da-maidan-a-sciacca/
(3) https://www.youtube.com/watch?v=htvLBSGKC5g
(5) https://www.inthenet.eu/2024/12/27/bare-e-nanoparticelle/
venerdì, 10 gennaio 2025
In copertina: Arezzo. Foto di El_en_a from Pixabay