M… Il mostro di Londra
di Simona Maria Frigerio
Chi non ricorda il fischiettio del IV movimento della suite Peer Gynt di Edvard Grieg in M – Il mostro di Düsseldorf di Fritz Lang, così come lo strillone che annunciava che il ‘mostro’ aveva ucciso un’altra bambina? E chi non ricorda il povero Salvatore che si batteva la testa mezza pelata per esprimere la sua incapacità di comprendere il mondo, nel film tratto dal capolavoro thriller di Umberto Eco, Il nome della rosa?
Già visto.
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde è un racconto gotico dello scrittore Robert Louis Stevenson, targato 1886 – precursore, come solo le opere d’arte sanno essere – degli studi sulla psiche di Sigmund Freud che scriverà Al di là del principio di piacere nel 1920 e L’Io e l’Es nel 1923.
Conciliare il lato istintuale con quello più razionale è però auspicio archetipico che ci proviene dall’antica Grecia: chi non rammenta l’antitesi tra dionisiaco e apollineo ne La nascita della tragedia di Nietzsche (del 1872) o Le baccanti di Euripide? E tutto il vagheggiare di filosofi e psicoanalisti su Eros e Thanatos, su Io ed es (ancora Freud, come il tentativo di ipnosi che ricorda di più un esorcismo) e, più recentemente, su Venus in Furs – che ha sdoganato sui media mainstream il sado-masochismo sessuale consenziente e mercificato (adombrato già nelle pagine del bel romanzo di John Rechy, City of Night, e poi ripreso nel cult movie, My Own Private Idaho del cineasta Gus Van Sant?).
Tante le trasposizioni cinematografiche del thriller gotico di Stevenson, da quella cult in bianco e nero con Spencer Tracy e Ingrid Bergman – del 1941 – a Mary Reilly, polpettone a Stelle e Strisce in cui la figura di Jekyll/Hyde (affidata a John Malkovich) è raccontata attraverso la voce un po’ scialba e la morale dell’epoca, un po’ noiosa, della cameriera, interpretata da una Julia Roberts – purtroppo, fuori parte.
Grondanti i rimandi che, oggi, si potrebbero fare al testo scritto in pochi giorni, di getto, da Robert Louis Stevenson. E altrettanti i rimandi filmici in cui pesca la messinscena di e con Sergio Rubini.
Opulente le scene di Gregorio Botta (anche se non sfruttate al meglio); ricco lo spartito sonoro di Alessio Foglia (anche se la campanella ogni volta che si accende una luce finisce per annoiare); perfetti i costumi di Chiara Aversano; pedissequo l’adattamento al testo – adatto a scolaresche incapaci di affrontare tragedie più corpose (o scabrose) anche sul medesimo tema.
Tanta carne al fuoco per un dramma borghese che si dibatte con istanze adatte agli inizi del Novecento, raccontate da un Narratore esterno (Rubini) e uno interno (Geno Diana nel ruolo di Utterson), ripetute con le azioni agite in scena, e replicate (se proprio non le aveste ancora capite) dal riepilogo finale.
Di una ripetitività sovrumana.
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro del Giglio
piazza del Giglio, 13/15 – Lucca
sabato 7 dicembre 2024, ore 16.00
Il caso Jekyll
tratto da Robert Louis Stevenson
adattamento Carla Cavalluzzi e Sergio Rubini
regia Sergio Rubini
con Sergio Rubini nel ruolo di Il Narratore / Hastie Lanyon
Daniele Russo nel ruolo di Henry Jekyll / Edward Hyde
e con Geno Diana (John Gabriel Utterson); Roberto Salemi (Richard Enfield / Poole / Ballerino); Angelo Zampieri (Danvers Carew / Ispettore Newcomen / Guest / Domestico); Alessia Santalucia (Lenore / Cameriera / Pensionante di Soho / Domestica / Fiammiferaia / Madre di Lizzie)
scene Gregorio Botta
scenografa assistente Lucia Imperato
costumi Chiara Aversano
disegno luci Salvatore Palladino
progetto sonoro Alessio Foglia
venerdì, 20 dicembre 2024
In copertina: Una foto di scena di Flavia Tartaglia (gentilmente fornita dall’Ufficio stampa del Teatro del Giglio)