La Commissione per la supervisione e la responsabilità della Camera degli Stati Uniti non fa sconti a nessuno
di La Redazione di InTheNet (traduzione di Simona Maria Frigerio)
Un’indagine durata due anni. Decine di testimonianze, centinaia di studi e ricerche esaminati, interrogatori spesso difficili. Dall’emergere del virus a Wuhan fino ai giorni nostri. Vi riportiamo alcuni passaggi fondamentali, tradotti in italiano e invitiamo i nostri lettori (come sempre) a prendere visione loro stessi dei documenti originali i cui link sono riportati in fondo all’articolo, (1).
Nel gennaio 2021, il Dipartimento di Stato pubblicava un documento dedicato alle attività del Wuhan Institute of Virology (WIV) dal quale emergeva che: “1) Il Governo statunitense ha ragione di credere che molti ricercatori del WIV si sono ammalati nell’autunno del 2019, antecedentemente al primo caso epidemico identificato, con sintomi compatibili sia con la Covid-19 sia con le normali malattie stagionali; 2) Nel giugno 2023, l’ODNI (United States Intelligence Community, n.d.t.) ha pubblicato un’analisi intitolata, Legami Potenziali tra l’Wuhan Institute of Virology e l’Origine della Pandemia di Covid-19, supportando detta conclusione”. Inoltre, “nel 2018, un anno prima della pandemia, EcoHealth (2), in partnership con l’WIV, in una richiesta di fondi a DARPA (segmento del Dipartimento della Difesa US, n.d.t.) proponeva di creare un virus con le caratteristiche del SARS-CoV-2” con un sito di scissione furina, “che è la medesima peculiarità che rende gli umani sensibili all’infezione da Covid-19”.
Sembra che fosse noto che allo WIV, “i ricercatori cinesi conducessero questo tipo di ricerche con protocollo BSL-2” (3), che non richiede l’obbligo delle mascherine e implica minori protezioni. Si fa notare, altresì, che con la SARS, nel 2002, e la MERS, nel 2012, “erano stati trovati animali infetti, i primi casi avevano interessato persone esposte ad animali vivi, e varianti ancestrali dei virus erano state trovate negli animali, ma nessun genere di prova di questo tipo” si è avuta con la Covid-19. EcoHealth è “un’organizzazione scientifica no profit principalmente sostenuta dai contribuenti statunitensi. Il Presidente è il dottor Daszak, ed entrambi collaborano da tempo con l’WIV e il dottor Shi. Ai primi di aprile del 2020, il National Institute of Health ha iniziato a indagarli per numerose violazioni delle politiche relative alla richiesta di fondi e l’accusa di favorire ricerche pericolose al WIV”. Uno dei Report descrive un esperimento nel quale un topo transgenico è infettato al WIV “con 4 differenti coronavirus, 3 dei quali erano chimere o virus ricombinanti con proteine spike diverse. L’WIV avrebbe poi valutato la patogenicità dei virus creati in laboratorio comparandoli a quello di controllo”. Nell’esperimento, il tasso di sopravvivenza dei topi infettati con il virus ‘naturale’, ossia di controllo, era del 71,4% mentre quello dei topi infettati da una delle chimere (WIV1-SHC014) solo il 25%. “Quindi, la chimera generata in laboratorio era più patogena del virus di controllo e il topo infettato con la chimera si è ammalato più gravemente”. Si potrebbe concludere che detti esperimenti fossero, quindi, di gain of function – ovvero ricerche per aumentare la letalità di batteri e virus che rappresentano un potenziale rischio per la biosicurezza e potrebbero considerarsi armi biologiche (vista anche la richiesta di fondi al DARPA).
Passiamo a un altro tema. L’emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale (PHEIC) è stata dichiarata dall’Oms per la Covid-19 “solo il 30 gennaio 2020, quando la malattia aveva già infettato quasi 10.000 individui e ucciso quasi 1.000 persone in 19 Paesi diversi”. Sono state molte le voci a denunciare che tale ritardo è stato causato dalle “forti pressioni della Repubblica Popolare Cinese. Secondo la Cia e la Bundesnachrichtendienst (servizio segreto federale tedesco, BND, n.d.t.), il 21 gennaio 2020 la Cina avrebbe minacciato di non partecipare più agli sforzi internazionali riguardo alla Covid-19 se l’Oms avesse dichiarato la PHEIC”. E quando alla fine ha dichiarato l’Emergenza Sanitaria, Ghebreyesus (4) avrebbe addirittura affermato: “La Cina va lodata per le misure straordinarie intraprese per contenere l’epidemia”. La BND avrebbe concluso che tale ritardo ha causato lo spreco di 4/6 settimane “nella risposta potenziale globale alla pandemia”.
Le prime misure: distanziamento, mascherine e lockdown
Nel medesimo documento della Commissione si afferma che i sei piedi di distanza (il nostro metro e mezzo o metro e ottanta centimetri) “non era supportato da alcuna evidenza scientifica eppure è stata una tra le politiche di contrasto alla Covid-19 più importanti. La distanziazione sociale, pratica tesa a mantenere intenzionalmente uno spazio fisico tra se stessi e gli altri” entra nelle linee guida il 22 marzo 2020 per ridurre il contagio – eppure, nonostante le ricadute affettive, sociali ed economiche di una tale misura, il dottor Fauci in Commissione ha ammesso che non esistessero prove scientifiche per imporla e supportarla.
Anche riguardo all’uso e all’inefficacia delle mascherine per controllare il contagio da Sars-Cov-2, già durante un’intervista a 60 Minutes dell’8 marzo 2020, Fauci affermò: «Quando ti trovi in mezzo a un’epidemia, indossare una mascherina fa sentire le persone un po’ meglio e potrebbe perfino evitare loro» di venire in contatto con «una gocciolina di saliva, ma non si dimostra la protezione perfetta che le persone pensano sia». Infatti l’Oms e i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) nelle loro linee guida di marzo 2020 “raccomandavano l’uso della mascherina per chi era malato o si prendeva cura di un malato”. Eppure il 3 aprile 2020, il CDC “pubblicò nuove linee-guida che raccomandavano coperture del viso non-mediche in aree dove vi fosse un alto potenziale di trasmissione”. Se già una FFP1 o 2 serve a poco contro un virus, immaginiamoci l’utilità di “indossare coperture per il volto fatte con indumenti domestici o a casa propria con tessuti comuni” (la nostra Redazione ricorda i cittadini di Kuala Lumpur andare in giro in metropolitana con sciarpe che coprivano loro la bocca o un Elio Germano, anni dopo, in teatro, con una Kefiah a celare bocca e naso (oltre a una mascherina?). Del resto, il British Medical Journal, in uno studio, affermava che aver imposto ai bambini in età scolare la mascherina, in Spagna, non aveva “diminuito la trasmissione del SARS-CoV-2”.
La mossa successiva, ossia i lockdown, sempre più lunghi e più estesi territorialmente, per ottenere nella popolazione statunitense il “contagio zero” (perseguito per 8 settimane anche in Italia), per la Commissione d’Inchiesta è servito meno di politiche focalizzate alla “protezione delle persone più vulnerabili mentre si sarebbe assunta a priorità la produttività e la normalità per i meno vulnerabili”. Anche perché da subito si è compreso che la Covid-19 era una malattia particolarmente grave per gli anziani e le persone con co-morbilità (ma su questo punto torneremo).
Nonostante nel 2021 e 2022, con l’introduzione dei cosiddetti vaccini, alcune costrizioni sono state allentate, un “nuovo lockdown de facto ha iniziato a emergere in molte giurisdizioni per chiunque non volesse farsi iniettare un vaccino contro la Covid-19”. Contemporaneamente si affermava in tutta Europa il Green Pass per “partecipare ad attività sociali – quali gli eventi sportivi e i concerti, i viaggi, la frequentazione di ristoranti e bar”, eccetera. Il problema, per la Commissione, oggi (come per ogni persona che avesse conservato il senso critico, allora), è che i “vaccini per la Covid-19 non sono mai stati intesi a fermare il contagio virale, e ogni beneficio marginale che offrivano in questo senso è essenzialmente scomparso con l’arrivo della variante Delta – che si era già largamente diffusa tra i vaccinati nell’agosto del 2021”. La dottoressa Walensky ha ammesso il “5 agosto 2021 che i vaccini per la Covid-19 «funzionano ancora bene con la Delta, per quanto riguarda l’aggravarsi della malattia e la mortalità»”, ma che non “«possono più prevenire la trasmissione». Nonostante tale sicurezza scientifica e medica, ossia che i vaccini erano poco efficaci a livello di immunizzazione, molte giurisdizioni”, seguendo l’esempio di New York City, imposero (come accadrà anche in Italia) varie forme di green pass: “a New Orleans, San Francisco, Philadelphia, Boston, Chicago, Washington D.C., eccetera”. Tali politiche comportarono “restrizioni e segregazione, creando un nuovo tipo di lockdown per i non vaccinati, ai quali era negata la possibilità di tornare alla normalità a causa del presupposto scorretto che fossero un pericolo per la società”. Questa misura che, in realtà, fu un semaforo verde per il contagio, persino quando fu abbandonata dagli uffici pubblici, fu comunque imposta in molte aziende statunitensi (e qualcuno ricorda le esternazioni in tal senso di star dem, come George Clooney, che i non vaccinati non avrebbero dovuto lavorare nel cinema?, 5).
Nel Report della Commissione statunitense si ammette che i cosiddetti “vaccini Covid-19 sono verosimilmente più simili a terapie che non ai vaccini tradizionali noti agli statunitensi”. Inoltre, i “vaccini a mRNA per la Covid-19 non hanno impedito la trasmissione tra esseri umani né che la malattia si diffondesse, nel modo in cui i vaccini tradizionali sono stati in grado di fare”. Se per la Commissione il problema è che “Non spiegare esaustivamente e onestamente questa dinamica è stato un fallimento nella comunicazione medica al pubblico”, il maggior problema per la nostra Redazione è stato che proprio il green pass (come il passaporto vaccinale statunitense) ha permesso a una malattia di trasformarsi, prima, in epidemica e, poi, in endemica – con relative morti. Inoltre, il Report afferma che “è probabile che il vaccino per la Covid-19 e le politiche del GP con la loro retorica divisiva potrebbero continuare a impattare sulla percezione degli statunitensi riguardo alla salute pubblica e potrebbero trasformarsi in un ostacolo in caso di future pandemie” (affermazione perfettamente condivisibile: se si grida ‘al lupo, al lupo’ e poi il lupo non arriva mai…). Del resto, “mentre la variante Delta continuava a diffondersi negli States” e i contagi diventavano sempre più comuni tra la popolazione, “ironicamente, il Presidente Biden, la dottoressa Walensky e il dottor Fauci, come molte altre figure pubbliche vaccinate (anche con booster, n.d.t.), risultavano positive alla Covid-19”. E ancora: “Il fatto che l’amministrazione Biden esagerasse la capacità del vaccino di prevenire la malattia e la sua trasmissione può aver contribuito alla minore fiducia degli statunitensi nei vaccini in generale”. Inoltre, come sperimentato anche in Italia con gli Open Day, “specialmente i giovani sani, che hanno scelto di vaccinarsi in quanto avrebbero impedito ai loro cari di ammalarsi, quando hanno capito che tali pretese erano false, si sono sentiti presi in giro”.
La Covid-19: i primi fatali errori nella cura dei malati
Per quanto riguarda la malattia in sé, si è compreso (come scrivevamo) quasi subito che era particolarmente “pericolosa per gli anziani e per le persone con co-morbilità. Conseguentemente, era di importanza cruciale che la politica sanitaria assumesse come priorità e implementasse misure di mitigazione targetizzate per proteggere la popolazione ad alto rischio”. Nonostante ciò, come in diverse regioni italiane, in alcuni Stati, tra i quali New York, si fece altrimenti. NY “emise un ordine che efficacemente chiedeva alle Case di cura e RSA di ricoverare i positivi al Covid-19. Il 25 marzo 2020, l’amministrazione Cuomo emetteva una direttiva intitolata Dimissioni ospedaliere e Ammissioni in Case di cura. Tale direttiva rimase in vigore per 6 settimane” e ha avuto come esito che “oltre 9.000 pazienti con la Covid-19 sono stati ammessi o riammessi in Case di cura, ingiustificatamente esponendo la popolazione vulnerabile alla Covid-19, e causando conseguenze tanto prevedibili quanto disastrose – inclusa una eccedenza di mortalità”. L’Italia forse ha fatto peggio perché ha altresì richiamato in servizio i medici in pensione, senza nemmeno fornirli delle dovute protezioni individuali.
E ancora, riguardo all’uso off-label di medicine utilizzate normalmente per altre patologie (pratica consueta, come sappiamo osteggiata anche in Italia), la Food and Drug Administration (FDA) avrebbe affermato che l’ivermectina “è un farmaco a uso veterinario per cavalli e mucche e non per umani”, mentre la verità scientifica è che l’ivermectina somministrata non sarebbe stata quella della versione veterinaria e, ovviamente, su prescrizione medica.
Arriviamo ai booster. Il 13 settembre 2021, i dottori Gruber e Krause “con altri 16 scienziati, hanno scritto un articolo per il Lancet intitolato Considerazioni sulla risposta immunitaria al booster del vaccino contro la Covid-19. L’articolo sollevava dubbi sull’introduzione del booster per la popolazione generale troppo presto, in particolar modo per il rischio potenziale di effetti collaterali immuno-mediati come le miocarditi”. Questo avrebbe potuto trasformarsi in un boomerang anche per futuri richiami. Inoltre, appariva già sufficientemente “efficace la prima serie di vaccinazioni contro il rischio di malattia grave”. Nonostante ciò il progetto del Presidente Biden di imporre il booster a tutti gli adulti è datato già 20 settembre e lo stesso avrebbe addirittura fatto “pressioni sulla FDA affinché i booster fossero disponibili per tutte le persone adulte”. In Italia, del resto, il continuo accorciamento dei tempi tra una somministrazione e la successiva appariva altrettanto serrato – e ridicolo, a una mente critica, oltre che economicamente gravosissimo per lo Stato.
Arriviamo infine all’immunità naturale. Nonostante la provata efficacia e durata della stessa, grazie anche a uno studio, pubblicato a ottobre 2021, che esaminava il tasso di re-infezioni da Covid-19 tra gli abitanti della Lombardia (tenuto conto anche dell’alto numero di persone contagiate in tale regione italiana durante la prima ondata epidemica), e che “lo studio suggerisse che la re-infezione era rara e coloro che erano guariti dal virus erano a minor rischio di re-infezione”; e nonostante che “i risultati suggerissero che l’immunità naturale dava una protezione approssimativamente per un anno, similmente agli studi sui vaccini”, sappiamo cosa accadde… Ma anche un altro studio, svoltosi sempre in Italia, che aveva seguito tra marzo 2020 e settembre 2021 “36 pazienti con documentati casi di virus” dimostrava che “i 17 che non si erano vaccinati, dopo 18 mesi, continuavano a presentare anticorpi IgG”. Ebbene, seppure questi e altri studi abbiano dimostrato nel corso del tempo che l’immunità naturale aveva una lunga durata (soprattutto se confrontata con i soli 6 mesi concessi in Italia o con i re-booster precritti addirittura a 4 mesi), “l’Amministrazione Biden e il CDC hanno spinto per una strategia unicamente votata all’immunizzazione da vaccino”, sebbene (come si è dimostrato poi nella pratica): “tale scelta non abbia condotto all’‘immunità di gregge’ e, nel contempo, tali vaccini abbiano causato effetti avversi sperimentati da milioni di statunitensi”, come scritto anche a maggio 2022, nel British Medical Journal dal dottor Bardosh “e da altri esperti di salute pubblica e bioetica in tutto il mondo”. Ovvero, le politiche di obbligo vaccinale per la Covid-19, messe in atto negli States (e in maniera surrettizia in Italia), “hanno avuto effetti dannosi a livello di fiducia della popolazione, fiducia nei vaccini, polarizzazione politica, diritti umani, ineguaglianza e benessere sociale. Ci domandiamo l’efficacia e le conseguenze di una politica coercitiva di vaccinazione quale risposta a una pandemia e chiediamo alla comunità che si occupa di sanità pubblica e ai politici di tornare ad approcci non discriminatori, approcci basati sulla fiducia nella sanità pubblica”. Inoltre, tali scelte non sembrano fossero basate su prove scientifiche. Nella dichiarazione del “Presidente Biden del 9 settembre 2021, che annunciava un mandato federale per la forza lavoro, egli dichiarava che i vaccini proteggevano dall’infezione come primo motivo perché l’obbligo fosse necessario. Eppure, era già evidente allora ed è oggi di dominio pubblico che i vaccini non prevenivano il contagio o la trasmissione del virus. Tutto ciò pare invalidare la logica basilare dell’obbligo vaccinale. Come ha notato il dottor Vinay Prasad, Professore del Dipartimento di Epidemiologia e Biostatistica presso l’Università della California a San Francisco, «gli obblighi medici non sono accettabili se non garantiscono un beneficio a terze parti». A febbraio 2023, uno studio pubblicato dal Lancet mostrava come l’immunità naturale dava la medesima protezione di due dosi di vaccino a mRNA. Specificamente, dimostrava che l’immunità da infezione acquisita riduceva il rischio di ospitalizzazione e morte dell’88% per almeno 10 mesi. Tale studio è stato il primo a ‘valutare complessivamente la protezione dell’immunità naturale contro le re-infezioni da Covid-19 con varianti (infezione primaria e re-infezione) e a valutare il calo a livello di immunizzazione nel tempo dall’infezione primaria’”. Al contrario, abbiamo sperimentato obblighi vaccinali contro la Covid-19 applicati con un approccio indifferenziato che ha “seriamente minato la relazione paziente/medico”.
Gli effetti avversi: sulla salute, l’educazione e l’economia
Nonostante il vaccino per la Covid-19 sia stato “generalmente sicuro ed efficace, ha causato effetti avversi che devono essere accuratamente investigati. Secondo l’Oms, la farmaco-vigilanza consiste nella ‘scienza e nelle attività relative al rilevamento, alla valutazione, alla comprensione e alla prevenzione degli effetti avversi o di qualsiasi altro problema connesso a una medicina o a un vaccino’”. Negli States le agenzie federali si sarebbero impegnate in una vigilanza attiva e passiva (sappiamo che in Italia la vigilanza era solamente passiva, nel senso che il paziente doveva denunciare gli eventuali malori, problemi, effetti avversi registrati nei 14 giorni posteriori all’inoculazione del vaccino).
Secondo il Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS, ossia il programma nazionale statunitense di sorveglianza della sicurezza dei vaccini che aiuta a registrare tutte le segnalazioni, n.d.t.) a novembre 2024, si registravano a livello mondiale eventi avversi pari a 1.844.839, ospitalizzazioni pari a 216.646, disabilità permanenti pari a 72.161, morti pari a 38.068 e morti entro due giorni dalla vaccinazione pari a 9.167 individui. La comparazione dei dati dei tre anni di somministrazione dei vaccini contro la Covid-19 con quelli della somministrazione di tutti gli altri vaccini per oltre 30 anni è abbastanza allarmante (come dimostra il grafico riportato qui sotto, tratto direttamente dal Documento originale che alleghiamo).
Le conseguenze della DAD e della chiusura delle scuole si sono fatte sentire anche negli States, dove si è registrato “un significativo declino nella performance accademica” e, più precisamente, “i test standard danno risultati che mostrano come i bambini abbiano perso decadi di progresso accademico. La performance dei bambini di 9 anni in matematica e lettura è diminuita ai livelli che si registravano due decadi fa, e il punteggio medio composto raggiunto negli American College Test (ACT) dai diplomati delle medie superiori è calato sotto il 20 per la prima volta dal 1991”. Immaginiamo anche che le classi medio-basse della popolazione abbiano sofferto maggiormente di tali chiusure, ma è comunque stato rilevato che: “gli studenti le cui lezioni sono state meno interrotte durante l’anno accademico 2020/21 hanno perso circa il 20% nell’apprendimento della matematica, comparato a perdite del 50% degli studenti che non hanno avuto accesso all’istruzione in presenza”.
Infine, vi è il capitolo dei pagamenti di sussidi di disoccupazione fraudolenti che ha superato i 191 miliardi di dollari (il che ci fa pensare che se lo ‘zio Sam’ sta scricchiolando e abbia bisogno di fuoco e fiamme ai 4 angoli del pianeta sia anche perché il bilancio federale è ormai un colabrodo). Secondo la Commissione si stima che tra “l’11 e il 15% di coloro che hanno richiesto un sussidio di disoccupazione non ne avessero diritto, per un totale tra i 100 e i 135 miliardi di dollari” (a riprova che i ‘furbetti’ esistono ovunque). Da ulteriori indagini si evincerebbe altresì che la cifra di 191 miliardi è stata versata addirittura a truffatori che hanno sfruttato situazioni di individui in difficoltà. Il 13 settembre, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) “ha annunciato oltre 700 azioni legali, incluse denunce penali, contro 371 imputati per oltre 836 milioni di dollari”. Queste perdite si sarebbero potute evitare se le agenzie del Congresso e Federali “avessero in dotazione tecnologie all’avanguardia e metodi di verifica appropriati” – della serie che anche la PA negli States fa acqua e quando al G7, i ‘grandi della Terra’, parlano di superiorità tecnologica e nel know-how forse non sanno come lavora il semplice impiegato dell’amministrazione pubblica.
La settimana prossima toneremo su queste pagine per affrontare le criticità dei vaccini a mRNA con il video del dottor Gabriele Segalla, biochimico ricercatore indipendente, specializzato in chimica delle microemulsioni e dei sistemi colloidali; le dichiarazioni alla Commissione d’Inchiesta sulla Covid-19 di Antonio Porto, Segretario Generale Nazionale OSA Polizia; e alcune delucidazioni sulle nanoparticelle lipidiche grazie al dottor Gentilini, neurologo e medico che collabora con noi da anni.
(1) Il documento originale in versione integrale: https://oversight.house.gov/wp-content/uploads/2024/12/2024.12.04-SSCP-FINAL-REPORT-ANS.pdf
e
https://oversight.house.gov/release/final-report-covid-select-concludes-2-year-investigation-issues-500-page-final-report-on-lessons-learned-and-the-path-forward/
(2) https://www.ecohealthalliance.org/
(3) I vari protocolli che vanno messi in atto se si lavora con agenti patogeni: https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=899
(4) Per capire i collegamenti tra Ghebreyesus e la Repubblica Popolare Cinese: https://www.inthenet.eu/2024/04/12/tedros-adhanom-ghebreyesus/
(5) Dalla stampa di settore: Clooney “Si dice affranto dal fatto che le vaccinazioni siano diventate un tema divisivo, e ritiene che non vaccinarsi sia un gesto di incuria nei confronti del prossimo. Propone che l’industria cinematografica faccia pressione perché non sia permesso accettare sul posto di lavoro i non vaccinati”.
venerdì, 20 dicembre 2024
In copertina: Il logo della Commissione per la supervisione e la responsabilità della Camera degli Stati Uniti