A Palazzo Blu la mostra sul fisico pisano naturalizzato sovietico
di Luciano Uggè e Simona Maria Frigerio
Palazzo Blu dedica una mostra a uno tra i maggiori fisici del Novecento, Bruno Pontecorvo.
La sua avventura – tra ricerca scientifica e impegno politico – inizia con i ragazzi di via Panisperna, dove partecipa all’esperimento sul rallentamento dei neutroni che regalerà il Nobel al solo Enrico Fermi nel 1938. Seguono i peregrinaggi – a causa delle leggi razziali – in Francia, negli Stati Uniti (ove rifiuterà di collaborare al Progetto Manhattan, mentre il ‘pacifista’ Albert Einstein non riuscì mai a ottenere il nulla osta di sicurezza per lavorarvi, sic!), in Canada e Regno Unito. E infine, in Urss – dove emigrerà definitivamente per fede politica e dove proseguirà i suoi studi e i suoi esperimenti sui neutrini (relativamente ai quali elaborò la teoria sulla loro oscillazione).
La mostra inizia con le memorie della famiglia Pontecorvo (ricordiamo che, fratelli di Bruno, furono anche Gillo, uno tra i massimi registi italiani del Novecento e Guido, genetista altrettanto famoso). Su una parete campeggia la pagina del Corriere della Sera, datata 11 novembre 1938, in cui si pubblicano a lettere cubitali le cosiddette Leggi per la difesa della razza, approvate dal Consiglio dei Ministri, che proibivano i matrimoni misti, imponevano l’annotazione presso lo Stato Civile dell’aggettivo ebreo accanto al nome, con conseguente discriminazione, l’esclusione dagli impieghi nel settore pubblico, nel settore parastatale e altre restrizioni a livello di studio e insegnamento. I Pontecorvo erano una famiglia molto agiata. Nel 1914, con due impianti tessili e quasi 2mila operai alle loro dipendenze, potevano dirsi ricchi ma già con l’arrivo della crisi degli anni Trenta del Novecento, dovettero vendere entrambi gli stabilimenti: il secondo alla Società Anonima Manifatture Lane Gaetano Marzotto e figli, oggi (curiosamente) sede del Dipartimento di Fisica, Matematica e Informatica dell’Università di Pisa. Nel frattempo l’abitazione dei Pontecorvo a Pisa (come da documento in mostra) è confiscato, in quanto Massimo Pontecorvo (il padre di Bruno) era ebreo – sebbene laico e non praticante.
Curiosa la pagella di maturità classica di Bruno che, nel 1929 (a sedici anni), prendeva solo 7 in matematica e fisica, 8 in filosofia ed economia politica, 9 in scienze naturali, chimica e geografia e insufficiente in educazione fisica (nonostante diventerà uno sportivo appassionato di pesca subacquea e sci). Lo stesso anno fa domanda (come da lettera autografa) di iscrizione al Corso di avviamento all’ingegneria.
In due teche, poco oltre, possiamo osservare l’apparato originale utilizzato dal gruppo di Fermi nell’esperimento sui neutroni (il cui rallentamento rispetto ai materiali con i quali venivano in contatto fu scoperto per caso, durante un esperimento, proprio da Pontecorvo e da Edoardo Amaldi). Fu poi Fermi a capire che i neutroni veloci interagiscono con l’idrogeno, il quale li ‘rallenta’ così che possano ‘interagire’ con il nucleo/bersaglio. L’effetto era ancor più evidente se si utilizzava una soluzione di acqua e paraffina. A spiegare il meccanismo è lo stesso Pontecorvo in un video d’epoca (in cui parla in un russo ormai fluente).
Ovviamente la scoperta fu immediatamente brevettata dall’intero gruppo (anche se gli Stati Uniti ne riconosceranno la validità solo nel 1953, risarcendo tutti i suoi membri per l’utilizzo della stessa, tranne Pontecorvo). Nel frattempo, gli ormai ex ragazzi di via Panisperna si disperdono e solo Bruno, già antifascista, lascia definitivamente l’Università di Roma nel 1936 e, a breve, si allontana anche dal nostro Paese.
Nuova tappa di vita e lavoro è Parigi, ove Pontecorvo collabora con Frédéric Joliot, genero di Marie Curie e appassionato di sport e politica – già Nobel per la chimica con la moglie Irène Curie. In Francia, in quegli anni, vince le elezioni il Front Populaire e la sinistra porta Léon Blum alla carica di Presidente del Consiglio, il primo ebreo nella storia del Paese transalpino a ricoprire tale carica. Qui Pontecorvo vive nell’effervescente Quartiere Latino, si mantiene con borse di studio fino a dicembre del 1939, e conosce la futura moglie – la svedese Marianne Nordblom (con la quale si sposerà civilmente due anni dopo la nascita del primo figlio, Gil). E qui arriverà anche il futuro cineasta, Gillo Pontecorvo, nel 1938, in fuga dall’Italia ormai saldamente razzista, fascista e antisemita.
La sala successiva della mostra è dedicata al cugino di Bruno, Emilio Sereni, che avvicinerà Pontecorvo al comunismo e sarà membro della Resistenza e, dopo la Seconda guerra mondiale, sarà eletto senatore per il PCI. Poco prima della caduta di Parigi in mano ai tedeschi, Pontecorvo scappa negli States, da lì va in Canada e infine nel Regno Unito. Pontecorvo è un esule e un ebreo ma non smette di studiare e lavorare – essendo sia un teorico sia un fisico dedito alla sperimentazione. Seguendo i suoi peregrinaggi – che la mostra ci racconta attraverso fotografie e riproduzioni di documenti originali – riviviamo anche frammenti di storia e gli scontri ideologici, prima ancora che armati, del periodo. Mentre Italia, Germania e molti altri Paesi vedevano allargarsi le istanze nazi-fasciste con il loro corollario di xenofobia e razzismo, saldamente sostenuti dalla grande industria e da parte della borghesia e dei ceti intellettuali; dall’altra parte, il comunismo spagnolo era schiacciato dal franchismo, la Francia finiva sotto il controllo diretto o indiretto del Terzo Reich, l’Austria votava con un autentico plebiscito l’annessione alla Germania di Hitler e l’Unione Sovietica non era ancora pronta per una guerra aperta contro quasi tutto il resto d’Europa (gli oltre 22milioni di morti russi ne saranno la più chiara testimonianza).
Tornando a Pontecorvo, negli Stati Uniti ottiene lo status di enemy alien, con conseguente limitazione dei diritti civili. Trasferitosi a Tulsa (in Oklahoma), per mantenersi sviluppa un sistema di rilevazione dei possibili campi petroliferi attraverso i neutroni lenti. Nel frattempo, continua i suoi studi sui neutrini (particella ipotizzata da Pauli nel 1930) e, appena viene a conoscenza del test ad Alamogordo (nel New Mexico), è certo che gli States utilizzeranno la nuova arma atomica in un esperimento ben più micidiale, ossia in Giappone – e per motivi non di difesa bensì politici. Purtroppo sappiamo bene che la previsione risulterà azzeccata – con la distruzione immane di Hiroshima e Nagasaki.
Nel 1949 Pontecorvo arriva nel Regno Unito, dove avrebbe voluto trasferirsi oltre dieci anni prima se la guerra non lo avesse impedito. La caccia ai fisici che potrebbero avere simpatie comuniste è ormai in corso e Joliot, in Francia, è rimosso dalla carica di direttore del Centre pour l’Energie Atomique (su pressione statunitense). Pontecorvo a più riprese è indagato e le sue abitazioni sono perquisite, ma non si trovano mai prove per arrestarlo. Nell’estate del 1950, dopo una vacanza in Italia, Bruno, insieme alla moglie e ai tre figli, fugge in Unione Sovietica: la sua è una precisa scelta ideologica e di campo.
L’ultima sezione della mostra è dedicata al periodo sovietico. Pontecorvo è assunto presso il Centro di ricerche nucleari di Dubna (e non si occuperà mai né di atomica né dello sviluppo della bomba a idrogeno, ma da vero pacifista proseguirà i suoi studi di fisica pura), mentre gli viene assegnata una villetta a due piani sulle rive del Volga. Dopo il 1955, data in cui con una dichiarazione pubblica Pontecorvo rivela al mondo di vivere oltre la Cortina di Ferro, la sua vita inizia a scorrere più piacevolmente anche a livello amicale. La sua casa si riempie di giovani, amici, colleghi, studenti – mentre la moglie manifesta i primi sintomi di una malattia nervosa che la costringerà a successivi ricoveri.
In mostra anche il Premio Lenin, assegnatogli nel 1963 (Pontecorvo sarà anche eletto membro dell’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica l’anno successivo). Per ovvie ragioni di discriminazione politica, non gli sarà mai conferito il Nobel per la fisica nonostante i suoi studi ed esperimenti e nonostante in Russia scopra i pioni, particelle neutre prodotte nelle collisioni nucleone/nucleone; oltre a teorizzare metodi per provare sperimentalmente l’esistenza dei neutrini elettronici e muonici. Così come è sua l’intuizione dell’oscillazione di neutrino, ossia che un neutrino possa trasformarsi nell’altro.
Ma non solo. Negli anni successivi molti scienziati otterranno il Nobel partendo dalle sue teorie. Nel 1962 Leon Max Lederman, Melvin Schwartz e Jack Steinberger stabiliranno che esistono più tipi di neutrini, come postulato anche da Pontecorvo. L’esperimento si terrà nel Laboratorio Nazionale di Brookhaven e i ricercatori otterranno il Nobel nel 1988. Sarà grazie a un esperimento ideato sempre da Pontecorvo che Frederick Reines e Clyde Cowan rileveranno gli anti-neutrini emessi dai reattori nucleari: scoperta che, nel 1995, permetterà loro di ottenere il Nobel. E infine, il giapponese Masatoshi Koshiba e lo statunitense Raymond Davis Jr. si aggiudicheranno il Nobel per la fisica nel 2002, utilizzando il metodo radiochimico di Pontecorvo per rilevare i neutrini solari.
Una mostra che restituisce una figura quasi unica. Eclettico ricercatore, in quanto sia teorico sia sperimentatore; uomo coerente a livello ideologico e politico; e da ‘cucciolo’ di via Panisperna a precursore – con l’enunciazione di metodi di ricerca e intuizioni – di scoperte nel campo della fisica, che regaleranno il Nobel a molti scienziati negli anni successivi.
La mostra continua:
Palazzo Blu
Palazzo d’arte e cultura
Lungarno Gambacorti, 9 – Pisa
fino a domenica 9 febbraio 2025
orari: da lunedì a venerdì, dalle ore 10.00 alle 19.00; sabato, domenica e festivi fino alle ore 20.00
Bruno Pontecorvo. Da Pisa a Mosca, un viaggio tra storia e scienza
a cura di Marco Massai e Gloria Spandre di INFN sezione Pisa
organizzazione INFN sezione di Pisa e Dipartimento di Fisica dell’Università
allestimento in collaborazione con Palazzo Blu
con il sostegno di Fondazione Pisa
venerdì, 20 dicembre 2024
In copertina: Ritratto di Bruno Pontecorvo (gentilmente fornita dall’Ufficio stampa di Palazzo Blu)