Gloria Dorliguzzo si confronta con Galina Ustvolskaya
di Simona Maria Frigerio
Tutto nasce in quel di Prato, quando la coreografa Gloria Dorliguzzo propone a Contemporanea Festival l’idea di portare in scena due composizioni di una musicista sovietica con la partecipazione di performer non professioniste. Capita che vi siano rapporti tra il Teatro Metastasio (che da anni finanzia e ospita Contemporanea) e il Centro Antiviolenza La Nara e qualcuno pensa che proprio le utenti possano partecipare al progetto. Ma le donne, soprattutto in una città piccola come Prato, vanno protette, e così si offrono le operatrici; intervengono poi – lungo il percorso – figure di altre associazioni, donne con un altro passato, e persino una utente e tutte insieme, prima, debuttano a Prato, e poi (con qualche modifica nell’organico) si ritrovano presso la Tenuta dello Scompiglio – un ambiente insieme protetto e immerso in un contesto naturale quasi unico – per una residenza di cinque giorni, al termine della quale presentano al pubblico una nuova versione di Dies irae + Symphony #2, sulle musiche di Galina Ustvolskaya, con la coreografia di Gloria Dorliguzzo e come ‘direttore d’orchestra’, Gianluca Feccia.
Ed è qui, tra le colline che si stanno tingendo dei colori autunnali, che incontriamo queste donne in un pomeriggio di fine novembre, ognuna con il proprio vissuto ma che affermano tutte quante come l’aver partecipato a questo progetto le abbia arricchite, di come la voce che hanno ‘trovato’ sul palcoscenico, se la siano riportate a casa, nella loro esistenza quotidiana, regalando a se stesse e ai loro familiari una nuova versione di sé – più sicura, liberata e motivante.
L’interesse di Dorliguzzo per le opere di Galina Ustvolskaya nasce, al contrario, da un incontro che si è rinnovato nel tempo e, come la compositrice sovietica, anche la coreografa italiana afferma di aver lasciato che quest’opera crescesse in lei, fino a raggiungere quel momento di ‘grazia’ in cui è riuscita a esprimere nel gesto, quasi senza sforzo, ciò che Galina trascriveva fluidamente sul suo spartito. Un processo similare e nel quale, come Ustvolskaya, anche Dorliguzzo ritrova una forma di spiritualità.
Un progetto residenziale che è stato quindi molto positivo sia per i professionisti sia per le donne (che, nella vita, si occupano di altro) che vi hanno partecipato.
E il risultato? Indubbiamente affascinante. Ma molto diverso da quelle che ci erano sembrate le istanze di partenza.
La musica di Ustvolskaya, innanzi tutto, più che a una forma di spiritualità o a un’angoscia incolmabile, ha suscitato in noi (fors’anche per la sovrapposizione di suoni industriali: martelli su incudini ritmati dal vivo) l’afflato dell’epopea sovietica, di uno Dziga Vertov alle prese con la sua Sinfonia del Donbass/Entusiasmo (Entuziazm, Энтузиазм). Anche le scenografie e i costumi ci pare richiamino gli anni 30 e lo stanakovismo del periodo stalinista, quell’eroismo operaio che, attraverso il lavoro in fabbrica, avrebbe portato l’Unione Sovietica a potersi confrontare con l’Occidente (che la minacciava da ogni parte), e a sconfiggere il nazi-fascismo. Lotta di classe più che forme di spiritualità – deistiche o panteistiche.
Di fronte a noi le operaie lavorano: il martello sull’incudine segna il ritmo della giornata. Poi arriva la pausa del pranzo e, più tardi, vi è l’incidente sul lavoro – come accadeva in quegli anni (e come accade tutt’oggi). Torna in mente un bel documentario che abbiamo visto recentemente, I cavatori di Francesco Tarabella, girato negli anni 50 eppure ricco del medesimo estro per i lavoratori del marmo di Carrara.
Tempi Moderni, Metropolis, produzione di massa e schiavitù della catena di montaggio ma anche liberazione dal feudalesimo e dalla mezzadria: il carbone, le cave o la miniera e poi la fabbrica come strumenti per guadagnare ai propri figli un paio di scarpe, la camicia pulita, l’opportunità di un diploma e un futuro migliore. Quando l’operaia muore, le donne sentono il bisogno di tornare alla terra, terra che si trasforma in sudario e tomba (come nella bellissima installazione di Teresa Margolles, Sobre la sangre, ospitata sempre allo Scompiglio qualche anno fa, 1). Smessa la ‘tuta’ blu, possono finalmente articolare il loro grido, che è insieme di dolore e liberazione. Ma liberazione da cosa? Più che alla violenza propria del femminicidio, qui ci troviamo di fronte alla violenza di classe. Quella determinata da un capitale che nello sfruttamento, prima, della classe operaia, e poi, dei Paesi delle periferie del mondo (la cui emancipazione si è già scontrata con l’imperialismo, il post-imperialismo e, oggi, con l’egemonia occidentale che scricchiola ma non vuole cedere il proprio potere economico-finanziario e la propria presunta superiorità culturale) continua a macinare enormi ricchezze per le Borse e un numero ristretto di ‘uomini d’oro’.
Purtroppo ogni rivoluzione è sempre tradita perché qualsiasi ideologia, se in un preciso contesto storico comporta un sovvertimento utile a superare la crisi, finisce per cristallizzarsi in un nuovo potere altrettanto opprimente. Eppure se la voce delle donne continuerà a risuonare come la zaghroutah, ci sarà sempre una nuova rinascita e una nuova rivoluzione.
Lo spettacolo si è tenuto:
Associazione Culturale Dello Scompiglio
Tenuta Dello Scompiglio
SPE – Spazio Performatico ed Espositivo
via di Vorno 67, Vorno (Lucca)
sabato 30 novembre 2024, ore 19.30
Fuorimargine | Gloria Dorliguzzo presentano:
Dies irae + Symphony #2
concerto per voce e martelli
musiche Galina Ustvolskaya
regia e coreografia Gloria Dorliguzzo
performer Teresa Morisano, Loredana Dragoni, Isabella Gentilezza, Samanta Tesi, Renata Oliva, Monica Barone, Lara Bonvini e Fabiola Borrelli
voce principale Monica Barone
maestro Gianluca Feccia
vocal coach Francesca della Monica
fonico Filippo Cossu
aiuto alla drammaturgia Giulia Pigliapoco
coperta realizzata da Loredana Capelli
produzione Fuorimargine – Centro di Produzione di Danza e Arti Performative della Sardegna
si ringrazia Lenz e C&C Company
si ringrazia Marina Gorla
(1) https://www.inthenet.eu/2020/09/11/teresa-margolles-e-stella-jean/
venerdì, 6 dicembre 2024
In copertina: Una scena dello spettacolo (foto gentilmente fornita dall’Ufficio stampa della Tenuta dello Scompiglio)