Alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Onu la Russia presenta le sue accuse di genocidio
di La Redazione di InTheNet
Partiamo da una precisazione doverosa. La Corte Internazionale di Giustizia dell’Onu nulla ha a che vedere con la Corte Penale Internazionale – che non è un organo delle Nazioni Unite e i suoi mandati di arresto si applicano nei Paesi che hanno aderito al Trattato di Roma, proposto e sostenuto da Organizzazioni non Governative. Per capirci, è la seconda ad aver spiccato mandato di cattura contro Netanyahu (o il Presidente Putin) e il suo procuratore, Karin Khan, è stato accusato di molestie sessuali ed è sottoposto a un’indagine indipendente. Mentre è la prima, il più importante tribunale delle Nazioni Unite, ad aver stabilito, ad esempio, che le colonie israeliane nei Territori palestinesi e l’utilizzo delle risorse naturali che Israele fa in quelle zone violano il diritto internazionale; ha accolto le accuse del Sudafrica contro Israele per il genocidio del popolo palestinese a Gaza; e ha rigettato tutte le accuse dell’Ucraina contro la Russia (1).
È a questo Tribunale Internazionale, istituito in seno all’Onu, che il 18 Novembre la Russia ha presentato la documentazione riguardo alle accuse di genocidio contro l’Ucraina per quanto accaduto in Donbass (negli otto anni di guerra civile). Questa azione è stata intrapresa “come parte dei procedimenti inter-statuali iniziati dall’Ucraina a febbraio 2022, nei quali quest’ultima mirava ad accusare la Russia di ‘usare in maniera scorretta’ la Convenzione del 1948 sulla Prevenzione e la Punizione del Crimine di Genocidio, allo scopo di fermare l’Operazione Militare Speciale” (2).
Come riporta il documento del Ministero degli Esteri russo e come abbiamo precedentemente riportato sul nostro Settimanale, la Corte Internazionale di Giustizia dell’Onu ha già rigettato le accuse di Kyiv contro la Federazione russa (1). “Di conseguenza, l’unica questione irrisolta è se esistono prove a supporto delle accuse di genocidio mosse contro l’Ucraina”.
A seguire si legge: “Inoltre, reclami aggiuntivi sono stati depositati contro il regime di Kyiv in relazione a ulteriori infrazioni della Convenzione, inclusa la complicità nel, e l’incitamento al genocidio, così come l’incapacità a implementare misure per prevenire e punire atti di genocidio”.
Il documento presentato alla Corte dalla Federazione russa comprende 522 pagine di testo e “oltre 10mila pagine di allegati. Il contenuto specifico è, in questo momento, confidenziale, con tutto il materiale che sarà reso pubblico solo dopo la conclusione del procedimento”. Vi si asserisce che “esistono prove per oltre 140 casi di sterminio indirizzato contro la popolazione civile del Donbass, corroborati dalle testimonianze processuali di circa 300 testimoni e vittime, risultati di esami di esperti, e altri materiali di crimini pertinenti”.
Sempre il Ministero degli Esteri russo fa sapere che “le azioni delle forze armate ucraine e dei battaglioni nazionalisti, sotto la direzione del regime di Kyiv, hanno mostrato segni di un intento genocidario. L’intento, mascherato dalla guerra al ‘terrorismo’ e al ‘separatismo’ mira a eliminare la popolazione russa e russofona dal Donbass, i cittadini della DPR e della LPR, i prelati della Chiesa Ortodossa Ucraina e, in generale, gli abitanti della regione come gruppo nazionale”.
Inoltre va sottolineato, in questo clima di sdoganamento del neo-nazismo e del neo-fascismo che “è stato portato in piena luce il carattere neo-nazista del regime di Kyiv, insieme al suo allineamento all’ideologia criminale radicata nei violenti movimenti nazionalisti ucraini e nel Terzo Reich. Sono state sottoposte prove che dimostrano la discriminazione molto estesa su base etnica e linguistica contro I russi e i russofoni, così come l’intenzione del regime di cancellare interamente la lingua e la cultura russa”.
Inutile ricordare le prove fornite da molti media – anche occidentali – riguardo alla persecuzione, in Ucraina, dei fedeli e dei prelati della Chiesa Ortodossa russa (dopo lo scisma, avvenuto col beneplacito del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, che ha firmato il tomos col quale ha riconosciuto l’autocefalia della Chiesa ortodossa dell’Ucraina, 3); così come il fatto che siano stati mandate al macero decine di milioni di libri russi – né più né meno come ai tempi dei roghi di Hitler (4). Eppure, la libertà di culto e di leggere qualsiasi libro (e, quindi, il rispetto delle tradizioni linguistiche e culturali) dovrebbero essere tra le basi del diritto internazionale e di ogni democrazia che voglia entrare a far parte dell’Unione Europea. Non si spiega, quindi, come mai il regime di Kyiv possa continuare a essere appoggiato, anche militarmente, dai Paesi della UE.
Proseguendo nel documento, leggiamo che: “una parte sostanziale del contro-memoriale è dedicata ai report di esperti” che spaziano tra diverse discipline: storia, etnologia, linguistica e diritto. “La storia del Donbass, l’evoluzione della sua popolazione, le sue profonde connessioni con la cultura e la lingua russe, e l’identità etnica distintiva, particolarmente durante i periodi storici di crisi”, sono stati largamente approfonditi..
Inoltre, è stata portata alla luce quella che potremmo definire, rispetto alla narrativa occidentale, una contro-narrativa “riguardo alla guerra civile, che ha preso il via con il golpe armato anticostituzionale avvenuto a Kyiv nel febbraio del 2014, l’ascesa al potere di un regime neo-nazista russofobico, il successivo rifiuto della popolazione del Donbass di riconoscere tale regime, e la conseguente aggressione violenta contro il Donbass sotto le mentite spoglie di una ‘operazione anti-terrorismo’. La falsità di tale pretesto e la creazione di un ‘Donbass terrorista’ sono accuse precedentemente” ricusate dalla stessa Corte di Giustizia (come già scritto, 1).
Mentre la Russia dichiara di “volere che il regime criminale di Kyiv risponda per le atrocità commesse contro la popolazione del Donbass”, rimaniamo in attesa di ulteriori sviluppi e del giudizio finale della Corte (che, come ben sappiamo, arriverà solamente tra qualche anno).
(1) La sentenza finale della causa Ucraina v/Russia e Donbass: https://www.inthenet.eu/2024/02/09/ucraina-v-russia-giudizio-finale-della-corte-di-giustizia-internazionale/
(2) Il documento integrale fornito alla stampa: https://mid.ru/en/foreign_policy/news/1982157/
(3) Articolo sulla messa al bando della Chiesa Ortodossa Russa in Ucraina: https://www.avvenire.it/mondo/pagine/ucraina-il-parlamento-di-kiev-mette-al-bando-la-chiesa-ortodossa-legata-a-mosca
(4) La distruzione dei libri russi a opera del regime di Kyiv: https://rivoluzione.red/ucraina-cento-milioni-di-libri-russi-andranno-al-macero/
Per ricordare il legame che univa già un secolo fa il Donbass e l’URSS (nonostante gli eccessi epico-stakanovisti), ci piace riproporvi un docu-film di Dziga Vertov:
venerdì, 29 novembre 2024
In copertina: Foto di Gerd Altmann da Pixabay