Enti locali e Governo all’opera per trovare una mediazioni nella prossima Legge di Bilancio
di Federico Giusti
La battaglia sull’ultima spending review tra Enti locali e ministeri è finita prima ancora di iniziare. Restano insoluti i problemi di organico e di bilancio per molti Enti locali, problemi strutturali derivanti dai quasi 10 anni di blocco delle assunzioni e della contrattazione decentrata, e dai tagli decisi dai Governi nazionali che per anni hanno sottratto innumerevoli risorse economiche.
Siamo abituati ai Comuni che, prima di ogni manovra finanziaria, presentano richieste e revisioni di spesa al Governo di turno salvo poi scendere a patti portando a casa solo qualche risultato – molte volte risultati frutto di mediazioni al ribasso. Fatto sta che la prossima manovra di Bilancio dovrà fare i conti con innumerevoli problemi tra i quali il finanziamento del cuneo fiscale, le riduzioni Irpef e, al contempo, assicurare risorse ai Comuni, soprattutto per i progetti PNRR, considerando poi che torneranno in vigore le misure previste dal Patto di stabilità.
I dati della Ragioneria dello Stato relativi ai bilanci del 2023 confermano un saldo di cassa positivo e risultati decisamente migliori rispetto agli anni precedenti. I trasferimenti correnti tuttavia sono stati ridotti e agli Enti locali è toccata la scelta obbligata di accrescere entrate proprie. Sempre la Ragioneria lamenta miglioramenti, ma non ancora soddisfacenti, nei tempi di liquidazione delle fatture ma anche un aumento degli introiti derivanti dalle opere pubbliche. A detta del Governo gli effetti benefici del PNRR sulle finanze locali sarebbero evidenti, accresciuti anche per le norme approvate in merito alle procedure di affidamento diretto delle gare – il che fa capire come nell’immediato futuro le procedure tradizionali, con tutti i controlli di rito, saranno in parte riviste.
Ma se i bilanci degli Enti locali sono migliorati non altrettanto accade per Province e Città metropolitane in virtù di sentenze, anche a seguito di contenziosi, che hanno costretto al pagamento di spese processuali corrispondendo le somme richieste ai ricorrenti.
Far quadrare i conti, per tornare alla prossima manovra di Bilancio, diventa una priorità assoluta ricordando che i tagli al cuneo fiscale sono uno strumento di pace sociale utile in chiave di consenso e sicuramente meno dispendioso di rinnovi contrattuali adeguati al reale costo della vita. Si vende, insomma, il taglio al costo del lavoro come un grande risultato per restituire potere di acquisto e creare posti di lavoro quando al contrario, in entrambi i casi, registriamo dati diametralmente opposti. E a tale riguardo ricordiamo le statistiche relative ai salari italiani, che perdono potere d’acquisto più che in ogni altro Paese UE, e alla creazione di posti di lavoro precari e in prevalenza part-time con una quantità di ore lavorate decisamente inferiore a tante altre nazioni comunitarie.
I Comuni dovranno fare i conti con la crescita delle spese correnti per via dell’inflazione, con i rinnovi contrattuali rinviati da due anni, con le assunzioni per sostituire il personale in pensione e con la mancata corresponsione di alcune risorse promesse ma mai erogate e giudicate incompatibili con i vincoli imposti alla finanza pubblica.
Non è dato sapere cosa voglia dire ‘potenziare la riscossione’ se non indirizzare sempre più personale agli uffici incaricati delle tasse locali; o ‘rilancio delle gestioni associate’, che lascia intravedere nuovi processi di privatizzazione – fino al ‘miglioramento della gestione del patrimonio pubblico’, che determinerà nuove alienazioni e l’utilizzo di immobili per fare profitti.
La spesa corrente preoccupa la Corte dei Conti perché in due anni è cresciuta di oltre l’8% proprio a causa dell’inflazione e del rincaro generalizzato delle materie prime e dei prodotti energetici.
In nome della tenuta dei conti sono invece scomparse le promesse perequative per il personale degli Enti locali, che continua a perdere migliaia di dipendenti e registra gli stipendi più bassi di tutta la PA.
Se gli Enti locali vivono dei loro bilanci non resta loro che accrescere le tasse locali visto che il Governo vuole ridurre quelle nazionali presentandosi all’elettorato con la classica retorica neo-liberista (meno tasse e meno Stato). È come il gioco delle tre carte: alla fine a rimetterci sono sempre e solo lavoratori, lavoratrici e cittadini che vedono erogati meno servizi e, sovente, a loro carico – come nel caso della sanità. A guadagnarci saranno invece i processi di privatizzazione che ormai si intravedono all’orizzonte e investiranno direttamente gli Enti locali proprio all’ombra del PNRR.
venerdì, 8 novembre 2024
In copertina: Foto di Kevin da Pixabay