The Days of Patrick Delorme
by/di Pamela J. Goldman (traduzione in italiano al fondo pagina)
Delorme: In his own words
The creative idea ends up by dominating those it touches. It is a revelation, sometimes striking, of the unknown & can appear without voluntary contribution during a dream but also at the end of an intense effort. But this is always the result of motivation which is profoundly anchored in our roots. Subconscious or over-conscious influence is sometimes supreme & imperative but constitutes inspiration. Under this influence the artist produces his work, sometimes a masterpiece, with a simple gest without thinking & without reason, & often on the spur of the moment & without effort.
In other numerous cases there is a sort of collaboration between conscious & unconscious. The work begins due to a whim of spontaneous inspiration & at times completely unintentional. This collaboration sometimes finishes with results totally different from the results originally sought.
As far as I am concerned, I don’t think about the idea of creation. I start to apply the colours without knowing where I’m going, in an act where I am unaware, in a state of mind guided by mere vibration of colours, shapes & forms. Harmony takes control of me. I let myself be guided by what I see on the canvas. The theme, the subject, take over & shows me the way out of nothingness. Slowly but surely I distinguish vague shapes & forms emerging progressively. There is then a ‘back & forth’ process between the rough outline or sketch, & what my conscience perceives, & the assertion of the vision that I behold on the canvas.
In the words of Robert Pujade, a French critic and historian of photography. Associate Professor of Philosophy:
“Showers of light, earthquakes, waves of colour or flames of shadow & ruins, these are the plastic flares that Patrick Delorme uses to compose, to reveal an unknown universe, invisible, but flowering on each surface that shines.
Strange creatures come forth apparently from the sole gesture of painting & the place they live. There is a world which comes back as from a far off premonition. The writs of Dante, our childhood where this inexplicable
World in other circumstances & other beliefs, rubbed shoulders with Gustave Moreau & William Blake.
This is purgatory, the last sentences or the processions of souls, the threats of prophets or the appearance of angels.
Who discover by working the material like these shapes that half-sleep reveals between powers of a painting or marks on a wall.
Inseparable from a life’s experience & a regard taken from the uncanny, Patrick Delorme’s work appears at times, similar to the instantaneous relation of the photographic vision. As in a photograph, the spectacle of his paintings depends on what the artist sees at the moment he looks. All his art is to explore the material that he applies to the canvas with knife, brush, sponge, until under the effect of his motions , are freed the forms similar to those which obsess him. Each of his gests designs the opacity of a coloured surface, clearing it, obscuring it, & opening it & each finished part of the painting corresponds to the coincidence between what he finds & what he aims at without premeditation. The result is a direct photograph of the apparitions.
By the force of his inspiration, Patrick Delorme cohabits with contemporary art brut his style encircles, precedes & overtakes it because since the beginning, his work explores the limits of the appearance where the vision decides on its proper boundaries. Renewing & breaking unceasingly with the sacred old times, this work integrates the actual technique & space in order to discover the scene of a virtual liturgy within our reach: it compels the colour to liberate an invisible universe, but which is present in the shapes & depths of his works.”
This exhibit was compiled by Pamela Goldman, Curator and Founder of Museum Mile Contemporary, a non-profit institution.
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delormepat@hotmail.com
Patrick Delorme was born in 1955 and has worked and lived in the greater Marseille area of France. He has amassed thousand of artworks over the years and has exhibited in galleries internationally. He is happiest now, spending time with his family and son in the countryside.
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Traduzione in italiano
di Simona Maria Frigerio
Barocco, Dolcezza e Lacrime da Marsiglia
I giorni di Patrick Delorme
Delorme attraverso le proprie parole
L’idea creativa alla fine domina coloro con i quali viene in contatto. È una rivelazione, a volte fulminante, dell’ignoto e può apparire senza il contributo volontario, durante un sogno ma anche al termine di uno sforzo intenso. Ma è sempre il risultato di una motivazione che è profondamente ancorata nelle nostre radici. L’influenza del subconscio o un eccesso di consapevolezza è, a volte, supremo e imperativo ma costituisce l’ispirazione. Sotto tale influenza l’artista produce i propri lavori, a volte capolavori, con un semplice gesto senza pensarci su e senza ragione, e spesso d’impulso e senza sforzo.
In diversi altri casi vi è una sorta di collaborazione tra conscio e inconscio. Il lavoro inizia grazie a un guizzo d’ispirazione spontanea e, a volte, in maniera completamente non intenzionale. Questa collaborazione di tanto in tanto termina con risultati totalmente differente da quelli originariamente desiderati.
Per quanto mi riguarda, non penso all’idea di creazione. Inizio con l’applicare i colori senza sapere in quale direzione andrò, agendo in maniera inconsapevole, in uno stato mentale guidato meramente dalla vibrazione dei colori, delle geometrie e delle forme. L’armonia prende il controllo su di me. Mi lascio guidare da ciò che vedo sulla tela. Il tema, il soggetto mi mostra la via per sfuggire al vuoto. Lentamente ma con sicurezza distinguo forme vaghe e geometrie che emergono progressivamente. Si verifica quindi un processo ‘avanti e indietro’ tra lo schizzo e ciò che la mia coscienza percepisce, e l’asserzione della visione che scorgo sulla tela.
Usando le parole di Robert Pujade, critico e storico della fotografia francese. Professore associato di filosofia:
“Ombre di luce, terremoti, onde di colore o fiamme di ombre e rovine, questi sono i bagliori plastici che Patrick Delorme usa per comporre, rivelare un universo sconosciuto, invisibile, ma che galleggia sulla superficie che brilla.
Strane creature e i luoghi che abitano appaiono apparentemente dal solo gesto del dipingere. Esiste un mondo che torna come da una lontana premonizione. Gli scritti di Dante, la nostra infanzia quando questo mondo inesplicabile, in altre circostanze e altre convinzioni, ha sfiorato Gustave Moreau e William Blake.
Questo è il purgatorio, le ultime condanne o la processione di anime, le minacce dei profeti o un’apparizione di angeli.
Chi scopre lavorando come materiale queste forme dormienti rivela a metà i poteri della pittura o i segni su un muro.
Inseparabile dall’esperienza di vita e dal rispetto per il mistero, l’opus di Patrick Delorme appare, a volte, simile alla relazione istantanea di una visione fotografica. Come nella fotografia, lo spettacolo dei suoi quadri proviene da ciò che l’artista vede nel momento in cui guarda. Tutta la sua arte esplora la materia che applica sulla tela con un coltello, una spazzola, una spugna, finché sotto l’influsso delle proprie emozioni, forme simili a quelle che lo ossessionano sono liberate. Ciascuno dei suoi gesti disegna l’opacità di una superficie colorata, schiarendola, oscurandola, e aprendola, e ciascuna parte finita del quadro corrisponde alla coincidenza tra ciò che trova e ciò a cui mira senza premeditazione. Il risultato è una fotografia delle apparizioni.
Grazie all’ispirazione, Patrick Delorme coabita con l’art brut contemporanea; il suo stile la racchiude, precede e supera perché, fin dall’inizio, il suo lavoro esplora i limiti dell’apparenza ove la visione decide i propri confini. Rinnovando e rompendo incessantemente con i sacri vecchi tempi, la sua opera integra tecnica attuale e spazio sì da scoprire la scena di una liturgia rituale alla nostra portata: obbliga il colore a liberare un universo invisibile, ma che è presente nelle forme e nelle profondità dei suoi lavori”.
Mostra virtuale a cura di Pamela Goldman, Curatore e Fondatore del Museum Mile Contemporary, istituzione no-profit.
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Patrick Delorme è nato nel 1955 e ha vissuto e lavorato nella zona di Marsiglia, in Francia. Ha prodotto migliaia di opere d’arte nel corso degli anni e ha esposto in gallerie a livello internazionale. Oggi si sente più felice passando il tempo con la propria famiglia e il figlio, in campagna.
Friday, November 8, 2024 / venerdì, 8 novembre 2024
On the cover: a portrait of the artist; in the article: all images, courtesy by the artist © Patrick Delorme (all rights reserved. Reproduction prohibited) / In copertina: un ritratto dell’artista; nell’articolo: tutte le immagini, courtesy l’artista © Patrick Delorme (tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione)