-odos -onoma, legittimità, uso e disuso in divenire
di Maurizio Prescianotto
Il sociologo tedesco J. Habermas afferma “Le società devono la loro esistenza alla capacità di suddividere ricchezza e lavoro in modo diseguale eppure LEGITTIMO”.
CHI detta i temi dell’agenda politica? QUANTO la nostra Provincia BZ.it riesce a smarcarsi con LEGITTIMITÀ dall’inadeguatezza della politica contemporanea?
Per contestualizzare, la minoranza nazionale etnica tedesca risulta maggioritaria (75%) in AltoAdige / Sudtirol (530mila abitanti) dall’anno 1918 – oltre 100 anni e 4 generazioni – rispetto alla cittadinanza italiana. Sono 100/160 anni dalla nascita dello Stato Italiano nel 1860.
Ricordiamo che nell’anno 1972 è stato costituzionalmente approvato il 2° Statuto di Autonomia dell’Alto Adige (cosiddetto Pacchetto), che riconoscerà ampie competenze legislative e risorse. Fu ottenuto anche a seguito di 361 attentati e bombe (dal 1956 al 1988) organizzati degli indipendentisti BAS sudtirolesi – che causarono 21 morti, 57 feriti e ingenti danni a infrastrutture pubbliche e private. Le residuali competenze dello Stato si limitano ad alcuni settori: la politica estera, la difesa, la valuta, il fisco, la sicurezza pubblica e la giurisdizione, la Provincia può legiferare in tutte le altre materie.
Lo statuto autonomistico riconosce la distribuzione delle risorse (8,3 miliardi di Euro per l’anno 2024 = 16mila Euro pro abitante) anche in base al censimento etnico di appartenenza da dichiarare ogni 10 anni. La consistenza etnica italiana dopo 40 anni dal 2° Statuto di Autonomia risulta scesa dal 34% del 1970 al 25%, anno 2010.
Il tema della toponomastica viene regolamentato con l’obbligo del bilinguismo sancito nello Statuto di Autonomia.BZ.it a tutela della minoranza linguistica tedesca. Purtroppo risulta centrale per ‘alcuni’, da anni attivi per l’affermazione mono-linguistica di TOPOnomastica/nomi di luogo, di ODOS/strade e di ONOMA/nomi. La minoranza nazionale etnica tedesca maggioritaria vuole LEGITTIMATA dalla minoranza etnica italiana l’unica denominazione tedesca ‘Obereggen’ con l’abolizione della denominazione ‘San Floriano d’Ega’. La motivazione anche in questo caso risulta l’ILLEGITTIMITÀ FASCISTA e il DISUSO. Ritenuta ‘interpretabile dinamicamente’ la normativa statutaria autonomistica che riconosce solo affiancabile il bilinguismo tedesco alle denominazioni ufficiali in lingua italiana. Quindi, come chiedere alla Germania di abolire le denominazioni ‘onoma’ introdotte in Germania durante il periodo nazista: Volkswagen e Mercedes – che risultano simbolicamente più caratterizzate di San Floriano d’Ega.
Assistiamo ai comportamenti inerti degli enti preposti: Stato, Provincia e Comuni che non perseguono il mancato rispetto dell’obbligo di bilinguismo, lasciando indicare toponimi e onomi con cartelli monolingui tedescofoni, agevolando la POLITICA DEL FATTO COMPIUTO praticata dal partito etnico maggioritario tedesco nei 113 su 116 Comuni che governa coi sindaci e nei restanti 3 su 116 con gli assessori.
La questione va posta con chiave di lettura articolata riconoscendo che il disuso delle denominazioni italiche risulta effetto di un’evoluzione socio-economico-strutturale complessa con cause che travalicano il semplice utilizzo dei toponimi, odos e onoma.
Esempio paradigmatico la proposta di abolire la dicitura italica del ‘toponimo’ San Floriano/Obereggen, frazione del Comune di Nova Ponente.
Dal sito internet di uno degli alberghi della rinomata località sciistica rileviamo: “Nel 1936 i primissimi ospiti arrivarono ad Obereggen, allora raggiungibile lungo una ‘carrareccia’. Ogni estate la famiglia Zerbi di Saronno, in Italia, prendeva la casa in affitto per 6-8 settimane”. Osserviamo che ci risulta difficile immaginarselo il Sig. Zerbi scrivere dall’Italia nel 1936, anno XV Era Fascista, sulla lettera di prenotazione la denominazione del ‘toponimo’ Obereggen. Infatti lo Stato Italiano, con l’ANAS, favorirà lo sviluppo economico di San Floriano/Obereggen solo sostituendo la citata ‘carrareccia’ e finanziando la costruzione delle SS 241 Cornedo-Vigo di Fassa nell’anno 1960; e con la SS 620 Ponte Nova-Novale Lavazè nel 1971. Nel frattempo, negli anni 70, l’imprenditore S. Pichler della Val d’Ega investirà nel turismo invernale, collegando la stazione sciistica ai caroselli trentini Dolomitici Superski, denominando il comprensorio sciistico con ‘onoma’ Obereggen – e fu un successo imprenditoriale.
Oltre alle strade SS, lo Stato investirà anche in infrastrutture elettriche ENEL e telefoniche SIP. Infatti nell’elenco telefonico SIP-Telecom i neo-abbonati furono inseriti nel ‘topos’ San Floriano d’Ega e, ricercando Obereggen, esisteva il rimando.
Contemporaneamente, un osservatore negli anni 70 del ‘topos’ città di Bolzano, nell’‘odos’ piazza Walter, poteva leggere le denominazioni ‘onoma’ delle imprese ubicate: Credito Italiano; Banca Commerciale; Banca Nazionale Lavoro; CIT Compagnia Italiana Turismo FS; Hotel Grifone; Hotel Città; Cassa di Risparmio, che affittava gli uffici soprastanti agli Studi: rag. Leonardo Salsotto, Presidente Consiglio Nazionale Consulenti del Lavoro; Studio p.i. Giorgio Farina. Dopo 40 anni l’osservatore nella piazza Walther legge gli ‘onoma’ modificati: Stadt Hotel Città, Sparkasse-Cassa di Risparmio, senza studi professionali; UNICREDIT, la banca in affitto; Loacker e Vodafone hanno sostituito la CIT; Showroom Waltherpark; BNL Paribas; e l’imprenditore originario della Eggental-Val d’Ega/Obereggen, R. Pichler, risulta titolare di varie attività ubicate: Hotel Greif-Grifone, Restaurant Walther’s, Pierre borse accessori, a testimoniare 40 anni di esemplare successo imprenditoriale sudtirolese (Alto Adige 10.01.16).
Mutuando il PRINCIPIO D’USO DEL TOPONIMO con LEGITTIMITÀ, quindi, sarebbe stata da regolamentare, in questi 40 anni, la responsabilità degli enti pubblici preposti correlando la salvaguardia del principio di bilinguismo al vincolo della salvaguardia-governo dei processi socio-economici, assoggettati invece a mutazione radicale del panorama etno-imprenditorial-occupazionale e dei corrispondenti toponimi, odos e onoma.
Se gli odos e onoma in piazza Walter a Bolzano, l’unica località dove ancora persiste un 70% di dichiarazione etnica italiana, ha avuto siffatte trasformazioni; molto di più i toponimi, odos e onoma a livello provinciale – dove la scomparsa di uffici, Enti, servizi statali e l’indotto italico risultano relazionati con il disuso anche dei toponimi dei quali si chiede di LEGITTIMARE l’abolizione.
Rileviamo inoltre che il ‘disuso dell’uso dei toponimi’ italici viene favorito pure dal PROCESSO DI ASSIMILAZIONE INVERSA. La supposta maggioranza italica per opportunità si mimetizza ovunque da minoranza tutelata tedesca per fruirne i benefici. E con fondata ragione purtroppo se il patrimonio dell’italiano medio è il 65% del tedesco medio (Alto Adige 23.10.16). I benefici dell’autonomia diventano ‘deprivazione relativa percepita’ e lo comprendono anche le recenti immigrazioni perfino extraUE capaci di leggere vieppiù le opportunità sociali in prospettiva fin dalla scelta dell’iscrizione nelle scuole tedesche dei figli. D’attualità sui media la polemica politica con dirigenti di scuole tedesche che vogliono inibire il fenomeno salvaguardando l’esclusività etnica tedesca.
‘A pensar male’ si è già realizzata la riduzione della componente etnica italiana alle consistenze percentuali pre-annessionistiche del 1918 nelle classi d’età italiane under 30 (15%) destinate all’irrilevante consistenza tra due generazioni quando il ‘disuso manifesto’ autorizzerebbe la LEGITTIMA ABOLIZIONE dei toponimi italici e, a quel punto, di ogni presenza dello Stato. Mio figlio, come tanti bi/trilingue, ha studiato e lavora soddisfatto in Germania e ritorna aimontiqui solo in ferie.
Implicitamente inevitabile? Non se ne parla.
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La Redazione di InTheNet vorrebbe aggiungere due piccole considerazioni a latere del pezzo del collaboratore, Maurizio Prescianotto. La prima è che abbiamo scelto di avere uno spazio su IntheNet dedicato proprio alle questioni linguistiche (media, social e lingua), per analizzare retorica, teoria e prassi che, modificando lingua e comunicazione, modificano indirettamente e surrettiziamente il nostro modo di pensare. Secondo, in un’Europa dove gli ucraini si permettono (ma anche altri Stati e staterelli) di vietare l’uso della lingua russa, crediamo sia grave la minaccia al bilinguismo in Alto Adige: se un maghrebino arriva in Italia, pretendiamo parli l’italiano. Ci chiediamo, quindi, perché un altoatesino si possa permettere di parlare un dialetto sudtirolese, evitando una civile coesistenza anche linguistica con i suoi concittadini italiani.
venerdì, 8 novembre 2024
In copertina: Foto di Thomas da Pixabay