A Visavì Gorizia Dance Festival il debutto nazionale per il nuovo spettacolo di IVONA
di Simona Maria Frigerio
18 ottobre 2024. Gorizia ci accoglie con l’effervescenza di essere stata scelta, unitamente alla slovena Nova Gorica, quale capitale della cultura europea transfrontaliera per il 2025. In una UE sempre più bellicista, divisiva e in crisi ideologica oltre che economica, questa piccola città con un passato complesso e un futuro incerto (molte le attività chiuse anche in centro con locali commerciali e appartamenti in affitto e vendita) sembra respirare finalmente aria nuova, puntando su dialogo, scambi culturali e artistici, bilinguismo, rispetto per l’altro da sé, condivisione e accoglienza.
Il Visavì Gorizia Dance Festival ne è un valido esempio con proposte italiane e straniere, che spaziano da ensemble intriganti come MN Dance Company, guidata dai direttori artistici e coreografi Michal Rynia e Nastja Bremec Rynia, e proposte pungenti quali Walls, prima nazionale del coreografo albanese Blenard Azizaj; ad alcuni nomi ormai consolidati nel panorama coreutico contemporaneo nostrano – il Balletto di Roma, Nicola Galli (che, dopo mondi lontani, esplora il deserto… tattile), la storica Sosta Palmizi, Davide Tagliavini per Artemis Danza e Adriano Bolognino che coreografa per MMCDC, Skrik, ispirato al dipinto L’Urlo di Edvard Munch (artista attualmente in mostra grazie a un’ampia e ben articolata retrospettiva presso Palazzo Reale a Milano). Un’edizione ricca, quindi, quella targata 2024, per un Festival che l’anno prossimo promette di duplicare impegno e date grazie anche alle opportunità offerte dai finanziamenti europei alla cultura.
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Ma la nostra Redazione, quest’anno, è stata invitata per assistere al debutto nazionale della Compagnia IVONA, con Selective Breeding – ideato e diretto, come sempre, da Pablo Girolami.
Assistiamo per la prima volta a una performance dell’ensemble in un teatro – dato che finora li avevamo visti confrontarsi con un palco all’aperto, a Cortona (1), in un site-specific tra le installazioni artistiche di Galleria Continua a San Gimignano (2), e in una improvvisazione in piazza a Sansepolcro (3) pensata per Kilowatt Festival.
Duttili più che mai, gli IVONA – di fronte alla prova teatrale – si presentano come compagine ormai di livello internazionale. Ciò che salta immediatamente all’occhio è la pregnanza e complessità della scenografia di Zaches Teatro e la precisione e aderenza al tema del disegno luci, firmato da Marco Policastro. La freddezza del concept visivo si scontra e confronta col calore dei corpi, caldi e pulsanti, in movimento.
In una specie di acquario/macello dai toni cupi, va in scena una performance che, all’inizio, ci ha riportato alla mente Mas-sacre di Maria Clara Villa Lobos, a cui assistemmo anni fa a Teatro a Corte. Qui si punta, però, più decisamente sulla danza (finalmente!) e meno sulla commistione recitato/performance (assenti gli onnipresenti e intrusivi video tanto di moda).
Anche la tematica si distacca dalla semplicistica e inflazionata critica pro-animalista per farsi feroce denuncia di una società votata alla sopraffazione, e allo sfruttamento delle risorse oltre che naturali, umane – inevitabile cogliere un rimando ai personaggi di Pozzo e Lucky di Aspettando Godot. Ma in Selective Breeding, mentre il mondo sembra afflitto da una bulimia frenetica che lo porterà all’autodistruzione, un piccolo nucleo di umanità o bellezza – che avrebbe forse potuto sopravvivere – si spegne infine (a differenza della speranza indefessa di Didi e Gogo) insieme al nostro astro: senza più il sole, la sua luce e il suo calore, restano solo le tenebre lugubri della nostra distopia ferocemente perseguita.
Il lungo viaggio verso la notte è fin troppo breve. L’ensemble, in perfetta sintonia e sincronizzato con la musica mixata live, non ha speranza: in questo mattatoio in cui si è trasformato ormai l’intero universo/mondo – o si è preda o si è predatori. Si nasce squali divorando i propri gemelli, si nasce esseri umani per divorare l’intero pianeta.
Nel finale vibra la voce poetica di Rainer Maria Rilke tradotta in inglese ma, come diceva Robert Frost, “Poetry is what is lost in translation” (Sofia Coppola non ha inventato nulla di nuovo…). Indubbia la difficoltà di rendere un testo in un’altra lingua: come si potrebbe tradurre, ad esempio, in russo la ferocia del Conte Ugolino dantesco? “Quivi morì; e come tu mi vedi, / vid’io cascar li tre ad uno ad uno / tra ‘l quinto dì e ‘l sesto; ond’io mi diedi, / già cieco, a brancolar sovra ciascuno, / e due dì li chiamai, poi che fur morti. / Poscia, più che ‘l dolor, poté ‘l digiuno” – certamente non è solo questione di articoli… Ma in teatro, come ammette lo stesso Girolami col quale dialoghiamo a fine spettacolo, i sovratitoli sono indispensabili. Pochi italiani sono poliglotti. Purtroppo, non è stato possibile approntarli per la prima. Così come gioverebbe una riduzione del testo recitato nel finale (che andrebbe microfonato con attenzione al volume della musica o, meglio, preregistrato). Personalmente, darei maggiore spazio proprio all’azione coreutica – poiché la danza è già di per sé linguaggio e non ha bisogno di alcun verbo per esprimersi – e, al massimo, lascerei che qualche verso si disperdesse nell’aire: quasi un lamento o un urlo dell’intera umanità.
Iconica e struggente, al contrario, l’idea di calare il sipario invitando lo spettatore a scegliere quando allontanarsi da un quadro di disfacimento e morte che sta per coinvolgerci tutti. Uno spettacolo validissimo e potente, che ha grande impatto e non lascia indifferenti.
Se come Bergoglio ha predetto la Terza guerra mondiale a pezzi è già in atto, noi italiani – appendice europea affacciata sul Mediterraneo – possiamo solo sperare di trasformarci in ponte di pace. Simone Weil in Scritti londinesi, La persona è sacra? ci ha avvertiti: “L’uomo ha bisogno di un caldo silenzio, gli si dà un gelido tumulto”. Girolami sembra rimandare alla medesima massima. La frenesia umana estinguerà perfino il nostro astro e la nostra pietas o capiremo in tempo, come fece Pasolini, che sviluppo non è progresso?
Lo spettacolo è andato in scena nell’ambito di Visavì Gorizia Dance Festival:
Teatro Comunale Giuseppe Verdi
via Giuseppe Garibaldi, 2A – Gorizia
venerdì 18 ottobre 2024, ore 21.30
Pablo Girolami e IVONA presentano:
Selective Breeding
di Pablo Girolami
con Guilherme Leal, Lou Thabart, Kiran Bonnema, Sara Ariotti, Isidora Markovic e Katarzyna Zakrzewska
drammaturgia Karen Stenico
live mix Vermouth Gassosa
disegno luci Marco Policastro
scenografia Zaches Teatro
una co-produzione Tanz Offensive – Eisfabrik Hannover (DE), Leipzig Tanzt! 2024 (DE)
artistic residencies: KOMM TANZ – Compagnia Abbondanza / Bertoni e Comune di Rovereto (IT), Centro di Residenza della Toscana – CapoTrave / Kilowatt e Armunia (IT), Dialoghi_Residenze delle arti performative a Villa Manin (IT), Artefici. Residenze Creative FVG < ArtistiAssociati (IT), the residency is supported by the European Festivals Fund for Emerging Artists – EFFEA, an initiative of the European Festivals Association (EFA), co-funded by the European Union
durata 50 minuti
(prima nazionale)
foto credito Pietro Jorge
(1) La recensione di Manbuhsona a Kilowatt Festival: https://www.inthenet.eu/2022/07/29/danza-e-prosa-targate-kilowatt-2022-venerdi-22-luglio/
(2) La recensione di T.R.I.P.O.F.O.B.I.A. a Orizzonti Verticali: https://www.inthenet.eu/2022/09/02/orizzonti-verticali-2022-quando-il-site-specific-e-scenografia-ideale/
(3) La recensione di Migration a Kilowatt Festival: https://www.inthenet.eu/2024/08/09/motus-mori-museum-migration-la-morte-ovvero-il-pranzo-della-domenica/
venerdì, 1° novembre 2024
In copertina: Selective Breeding, foto credito Pietro Jorge