Non è dietrologia chiedersi se il pubblico distingue parodia e realtà
di Simona Maria Frigerio
Le scelte di Rai Movie a volte lasciano basiti non tanto per le qualità intrinseche – estetiche e poetiche – dei film che propone quanto per gli abbinamenti serali che accomunano sotto il generico aggettivo di ‘crime’, (come accaduto il 17 ottobre) pellicole quali The Gentlemen scritto e diretto da Guy Ritchie (internazionalmente famoso per i suoi due noiosissimi film con protagonista Sherlock Holmes, interpretato da Robert Downey Jr. ) e Il traditore diretto da Marco Bellocchio (il regista di capolavori quali Sbatti il mostro in prima pagina, L’ora di religione e Buongiorno, notte).
Entrambi del 2019, entrambi gangster movie, entrambi con una eccellente fotografia – nel primo caso di Alan Stewart e, nel secondo, di Vladan Radovic.
Ovviamente dai ritmi molto diversi (perfetto il montaggio serrato di James Herbert e Paul Machliss per il film di Ritchie, veloce ma non tanto da confondere le carte o continuare a rimescolarle con nei due Holmes), con due interpreti di gran classe supportati dai relativi ‘bracci destri’ altrettanto validi (Matthew McConaughey nel ruolo di Michael ‘Mickey’ Pearson e Charlie Hunnam in quello di Raymond Smith, da una parte, e Pierfrancesco Favino nei panni di Tommaso Buscetta con Luigi Lo Cascio – che sa davvero recitare in siciliano – in quelli di Salvatore Contorno, dall’altra); e camei femminili di contorno ma non trascurabili (Michelle Dockery, la fedelissima e fredda Rosalind Pearson; e l’altrettanto fedele Maria Cristina de Almeida Guimarães interpretata da Maria Fernanda Cândido).
Quello che suscita dubbi è proprio l’accostamento dei due titoli che, scorrendo l’uno dopo l’altro, sembrano una fiction di classe senza soluzione di continuità. Sebbene il primo sia una parodia del sistema ‘mafioso’ anglo-statunitense con un ‘barone’ della cannabis tanto istruito (ha studiato a Oxford) quanto preciso negli affari, e dotato di un’etica del lavoro che gli permette di commissionare turpi omicidi, osceni ricatti e machiavellici complotti ma non di vendere eroina; e il secondo, al contrario, fedele racconto del pentimento di Tommaso Buscetta, che ha svelato organizzazione e connessioni di Cosa Nostra a Giovanni Falcone, aprendo la strada a futuri pentimenti ma anche all’avvio di depistaggi, della macchina del fango e alla pianificazione degli omicidi dello stesso Falcone e di Paolo Borsellino, forse per evitare che i magistrati si avvicinassero troppo ai legami tra politica italiana e criminalità organizzata; cosa capirà il pubblico vedendoli ‘proiettati’ uno dopo l’altro?
Come distinguere una parodia, ossia la caricatura della realtà criminale, dal potere reale economico-mafioso di Cosa Nostra, basato sul controllo del territorio, e sostenuto dal pizzo imposto ai commercianti, i ricatti agli imprenditori, il ciclo illegale del cemento, la speculazione edilizia anche a suon di bombe fino allo spaccio di eroina o allo smaltimento illegale dei rifiuti, garantiti dalla connivenza di chi deve favori – o abbia semplicemente bisogno di trovare un lavoro per sé o i propri figli – laddove lo Stato latiti?
Vedendoli scorrere, sequenza dopo sequenza, il primo film surclassa il secondo per dialoghi, sceneggiatura e ritmo. Il Traditore ne esce come un verboso legal drama, con vuoti e passaggi didascalici, che dopo un po’ sollecita lo sbadiglio. Se al primo si plaude per un happy ending che incorona il barone – a scapito dei concorrenti nella mafia cinese, russa e perfino di quelli appoggiati dal Mossad; il secondo è storia nota: purtroppo sappiamo come andrà a finire. Nonostante il maxi-processo, Falcone e Borsellino saranno ammazzati e, come ha recentemente affermato il professor Vincenzo Musaccio, criminologo, giurista, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto: “Le nuove mafie hanno cambiato obiettivi, metodo e struttura. Una volta avevamo la mafia feroce e violenta di Riina, poi abbiamo avuto quella silente e corruttiva di Messina Denaro, a breve avremo probabilmente quella informatica e tecnologica” e, su come si finanzino queste mafie specifica: “Con il traffico e la distribuzione di sostanze stupefacenti, in primis la cocaina. Poi con il traffico di armi, di esseri e organi umani e con quello dei rifiuti normali e pericolosi. Dove c’è denaro lì ci sono le mafie. Giovanni Falcone docet”.
Lo spettatore medio capirà che l’affascinante Mickey Pearson non è che la versione patinata e ammiccante dello squallido ‘boss dei due mondi’?
venerdì, 25 ottobre 2024
In copertina: La Locandina di The Gentlemen