A Voice in the film, Lee
by/di Pamela Goldman (traduzione in italiano al fondo pagina)
Kate Winslet, actress and luminary of her generation, glided onto the stage at 92NY on the evening of September 23rd. She was a breath of fresh air as she talked about her legendary career and her latest project, Lee, a film about the life of American war correspondent and photographer, Lee Miller. Winslet, who is also a producer of the film as well as the lead actress, describes Lee’s accomplishments with verve. She states, “Lee captured the most indelible images of war and lived full throttle, on her own terms, in pursuit of the truth.”
A decision was made by Winslet to have the film focus on the ten years that Lee would have wanted to be remembered by and these were the years before, during and after the war. It focuses primarily on her years of reportage and the toll it took on her life. Winslet slipped into a teary-eyed moment of gratitude for having the support of Lee’s son, Tony Penrose, for giving her access to the many boxes containing Lee’s letters, uniforms, journals, prints, artwork and negatives. He also offered his personal experience of his mother who suffered tremendously from PTSD while he was growing up.
Elizabeth, ‘Lee’ Miller, (1907-1977) was known for her photojournalism, as an American war correspondent. She was also a fine art photographer, a muse, apprentice and lover of Man Ray and known for her legendary beauty. An international model, she was also immortalized by Jean Cocteau who created a plaster cast of her for his film, Blood of a Poet. However, most striking in her oeuvre is her documentation of the tragedies of WWII. She looked deep and hard into the darkest corners of existence, witnessing the atrocities at Dachau, a death camp; people gassed and buried alive, raped and pillaged, starvation, illness, a witness to the complete desecration of the civilized world.
An iconic moment in photographic history occurred when Miller was photographed by colleague, David Schermen, in Hitler’s bathtub. She then proceeded to take an actual bath and sleep in Eva Braun’s bed. On that very day, Hitler committed suicide in his bunker.
Approximately 60,000 negatives have been discovered belonging to Miller. Thousands of pictures of the dead, the broken and the displaced. Never one to turn a blind eye to the unimaginable, Lee lived her life as she chose and would not be turned away in her persistence of the truth. She paid a great price too, suffering from PTSD, and severe bouts of depression and alcoholism following those years. In researching for the role of Lee, Winslet made it clear that in reading her letters and journals, a passionate, warm and sensual woman emerged rather than a brazen drunkard, with which has been previously attributed.
Kate Winslet got involved with the project of making the film in 2015. The script was worked on for 5 years. Like so many, Lee never spoke about the war afterwards. She married Englishman Roland Penrose and had a son, Tony, who never knew about the life his mother led. His assistance in the making of this film helped serve as a balm for the memories of their often difficult and fractured relationship.
Winslet’s wish, in showing a specific window of Lee’s life, is hopeful that people will discover her as one who would not look away from atrocities, even while others did. She had the courage and valor of wanting to protect the truth for future generations. Winslet surmises that Miller’s sexual abuse at age 7, was an injustice that Lee forever wrestled with in her search for sanctuary and giving a voice to those who were victims of complete annihilation. Although there have been previous efforts to make a film about Lee Miller, Tony, her son said Kate’s version seemed to be the only one who “got her.” Kate described in her own words the essence of Lee. “She was such a life force, a life-liver, she didn’t shy away… she redefined femininity as resilient, strong and compassionate. She felt it to be her duty, to bear witness to the atrocities… She knew there were millions of people unaccounted for so she became a visual voice for innocent victims of conflict.”
Lee Miller gave a visual voice to the silenced of WWII and Kate Winslet succeeds in skillfully giving a voice to Lee, rendered with great insight and range, touching the human spirit as she so expertly does in all of her creative choices.
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Traduzione in italiano
di Simona Maria Frigerio
Kate Winslet: interprete della fotografa di guerra Lee Miller
Una voce nel film, Lee
Kate Winslet, attrice e fonte di ispirazione per la sua generazione, è salita sul palco del 92NY la sera del 23 settembre. Come una ventata d’aria fresca ha parlato della sua brillante carriera e dell’ultimo progetto, Lee, il bio-pic sulla vita della corrispondente di guerra e fotografa statunitense, Lee Miller. Winslet, che è stata anche tra i produttori del film oltre a ricoprire il ruolo della protagonista, descrive i traguardi raggiunti da Lee con verve: “Lee ha catturato le immagini più indelebili della guerra e ha vissuto al limite, parole sue, nella ricerca della verità”.
È stata una decisione di Winslet quella di focalizzare il film sui dieci anni per i quali Lee avrebbe voluto essere ricordata, ovvero quelli prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Ovvero, principalmente sugli anni dei suoi reportage e ciò che le è costata tale scelta. Winslet ha espresso con commozione la propria gratitudine al figlio di Lee, Tony Penrose, per il suo supporto e per averle concesso l’accesso a diverse scatole contenenti lettere di Lee, uniformi, diari, stampe, lavori artistici e negativi. Le ha inoltre offerto la propria esperienza personale con la madre, che ha sofferto di disturbo post-traumatico da stress mentre lui cresceva.
Elizabeth, ‘Lee’ Miller, (1907-1977) è nota come fotogiornalista e corrispondente di guerra. È stata altresì una fotografa d’arte, e una tra le muse, allieva e amante di Man Ray, oltre a essere famosa per la sua bellezza leggendaria. Modella di livello internazionale, è stata immortalata da Jean Cocteau, che ha creato un calco di gesso di lei per il proprio film, Il sangue di un poeta. In ogni caso, la parte più notevole del suo lavoro è l’aver documentato le tragedie della Seconda guerra mondiale. Ha guardato in profondità negli angoli più oscuri dell’esistenza, testimoniando le atrocità del campo di concentramento di Dachau, dove gli internati erano gasati e seppelliti vivi, stuprati e depredati, affamati, abbandonati alla malattia: una testimone della completa desacralizzazione del mondo civilizzato.
Un momento iconico nella storia fotografica è quello in cui Miller è stata immortalata dal collega, David Schermen, nella vasca da bagno di Hitler (1), nella quale ha poi davvero fatto il bagno e ha dormito nel letto di Eva Braun. In quello stesso giorno, Hitler si suicidava nel suo bunker.
Approssimativamente 60mila negativi sono stati scoperti appartenere a Miller. Migliaia di foto di morti, persone spezzate e sfollati. Mai chiudere gli occhi di fronte all’inimmaginabile: Lee ha vissuto come voleva, non allontanandosi mai dal suo intento di cercare la verità. Ha però pagato a caro prezzo tale scelta, soffrendo di disturbo post-traumatico da stress, e severi episodi di depressione e alcolismo, dopo tali esperienze. Nelle sue ricerche per poter interpretare il ruolo, Winslet ha chiarito che, leggendo le sue lettere e diari, è emersa una donna appassionata, calda e sensuale e non una sfacciata ubriacona, com’era stata precedentemente descritta.
Kate Winslet è stata coinvolta nel progetto cinematografico nel 2015. Ci sono voluti 5 anni per scrivere la sceneggiatura. Come molti, Lee non parlò mai della guerra a posteriori. Sposò l’inglese Roland Penrose (2) ed ebbe un figlio, Tony, che non seppe mai della vita condotta dalla madre in precedenza. Il suo aiuto nella preparazione del film è stato un balsamo da ‘spalmare’ sui ricordi di una relazione (madre/figlio) difficile e spezzata.
Il desiderio di Winslet, nel mostrare una specifica finestra temporale della vita di Lee, era di permettere alle persone di scoprire una donna che non distoglieva lo sguardo dalle atrocità, anche quando altri lo facevano. Ebbe il coraggio e il valore di voler preservare la verità per le generazioni future. Winslet suppone altresì che l’abuso sessuale, subito da Miller a 7 anni, sia stata un’ingiustizia contro la quale Lee ha lottato tutta la vita, mentre cercava un proprio luogo ‘sacro’, dove dare voce a coloro che erano state vittime del completo annientamento.
Nonostante ci siano stati precedenti tentativi di girare un film su Lee Miller, Tony, il figlio, ha affermato che la versione di Kate gli è sembrata essere l’unica che sia riuscita “ad afferrarla”. Kate ha descritto così l’essenza di Lee: “Era una tale forza vitale, da non poter esitare… ha ridefinito il femminino come resilienza, forza e compassione. Pensava fosse suo dovere testimoniare le atrocità… Sapeva che c’erano milioni di persone che mancavano all’appello e per tale ragione è diventata una voce visuale delle vittime innocenti del conflitto”.
Lee Miller diede voce attraverso le sue foto a coloro che erano stati zittiti dalla Seconda guerra mondiale e Kate Winslet riesce abilmente a ridare voce a Lee, rendendola con grande intuizione e una vasta gamma di emozioni – come le è consueto in tutte le sue scelte creative.
(1) Ovviamente non si trattava della residenza di Hitler a Berlino, ma di quella a Monaco
(2) Roland Penrose, mecenate e collezionista d’arte moderna, fu tra i protagonisti del movimento surrealista nel Regno Unito
Friday, October 4, 2024 / venerdì, 4 ottobre 2024
On the cover: Kate Winslet at the 2017 Toronto International Film Festival. CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons