Il “pus del cuore”
di Simona Maria Frigerio
Al Pim Off, in chiusura di stagione, Ubu Rex – magistralmente interpretato dalla Compagnia degli Scarti.
Miscelate la più feroce parodia del Superuomo declinata in stile Macbeth, la cecità narcisistica di Re Lear, la vendetta come affermazione del proprio status da imbelle e imberbe principe di Danimarca; shakerate il linguaggio finché la sua insensatezza – acuta ed espressiva – sia specchio dell’insensatezza di guerre e lotte di potere; e bevete d’un fiato l’amaro fiele di Ubu Rex – testo oltremodo lucido e attuale nell’osservazione della natura umana.
In un Medioevo da Seconda guerra mondiale, Ubu ottiene il potere col delitto in puro stile da tragedia classica – per poi esercitarlo in maniera assolutistica, sbarazzandosi di quei contropoteri che garantirebbero una parvenza di democrazia. Ma anche quando, al termine della sua parabola -pubblica e privata – sarà sconfitto dal nuovo – l’erede legittimo – l’insensatezza del successore e dei suoi editti non sarà che l’ennesima conferma – se ancora ce ne fosse bisogno – che “sono tutti uguali” o, come dice lo stesso Ubu: “E se la bela madunina, invece che tuta d’or, fosse tuta de merda?”.
La Compagnia degli Scarti – per mettere in scena una delle più scabrose e laceranti denunce dl potere – usa con grande padronanza tutti i mezzi teatrali: dalla cacofonia di musiche e rumori, utilizzati in modo spiazzante o come contrappunto sonoro alle immagini, alla pantomima, fino a un utilizzo di luci e ombre di chiara matrice espressionista – insieme crude e brucianti.
Grazie a sei semplici pedane di legno – prigioni, portantine, trono e palchi – la resistibile ascesa di Ubu Rex si srotola tra luoghi e situazioni molto distanti tra loro, rese perfettamente con materiali poveri – a riprova che l’apparato scenografico costoso è più spesso l’esternazione di un bisogno narcisistico del regista, che non creativo dell’artista – e la grande espressività di un linguaggio interpretato in ogni possibile declinazione – dalla parodia all’aderenza tragica – da dodici splendidi attori.
Da notare, ancora, alcune finezze di gusto all’altezza di quel teschio che, da solo, nel teatro shakespeariano riconduceva a un intero universo di valori e suscitava, nell’immaginario comune, ricordi e fantasie che corredavano l’essenzialità della rappresentazione: dai richiami ironici all’estetica fascistoide al re-papa sinonimo di potere teocratico assoluto; dalle stoccate alla pubblicità e al sesso come vere sostanze inebetenti della nostra società all’uso della pressione fiscale come mezzo delle classi dirigenti per mantenere i propri privilegi.
Non ultimo, infine, un uso intelligente della gestualità e del movimento, della pantomima e del rallenty che permettono di moltiplicare lo spazio e ricreare azioni, altrimenti impossibili, su un palco di dimensioni ridotte.
Finale filmico estremamente poetico, suggello perfetto di un piccolo capolavoro assolutamente da non perdere.
Lo spettacolo andato in scena:
Pim Off
via Selvanesco, 75 – Milano
Compagnia degli Scarti con il patrocinio del Collage de’ Patafisique presenta:
Ubu Rex
da Alfred Jarry
venerdì, 27 settembre 2024 (la recensione riguarda lo spettacolo andato in scena il 13 giugno 2012, in originale in Anche i critici nel loro piccolo…)
In copertina: una tra le fotografie utilizzate nel 2012 per pubblicizzare lo spettacolo (particolare)