Russia 1 / UE 0
di (e traduzione di) Simona Maria Frigerio
Il Presidente russo Putin ha preso parte, il 5 settembre scorso, al IX° Eastern Economic Forum (EEF), che si è tenuto a Vladivostok – una delle nuove rotte commerciali del mondo multipolare. Vi traduciamo ampi stralci del discorso, che troverete per intero su (1).
All’evento, ormai una consuetudine, partecipano da anni “aziende, fornitori di tecnologia, team di ricercatori, dirigenti delle maggiori corporation, funzionari governativi, specialisti, esperti e imprenditori interessati nell’estremo oriente russo e che riconoscono le immense opportunità che questa regione unica offre per lanciare iniziative creative e per impegnarsi in partnership che portino a mutui benefici”.
Del resto, lo sviluppo di quest’area è una delle “priorità nazionali del XXI° secolo. Il significato e correttezza di questa decisione sono stati confermati dall’esperienza di vita, le sfide che abbiamo recentemente affrontato e, più importante, le tendenze oggettive che stanno guadagnando slancio nell’economia globale, dove i legami economici principali, le rotte commerciali e lo sviluppo complessivo stanno sempre più muovendosi verso l’Est e il Sud globale”, ha esordito il Presidente (con grandi timori, aggiungeremmo noi, per l’egemonia dell’Asse occidentale).
Putin ha continuato riconoscendo alle regioni estremo-orientali di offrire “l’accesso diretto ai mercati emergenti, che sono in aumento”, aiutando quindi la Federazione Russa a “superare le barriere che alcune élite occidentali tentano di creare a livello mondiale. La cosa più importante, come già detto, è che l’estremo oriente russo è un’area immensa per implementare iniziative commerciali, lanciando progetti complessi e creando nuove industrie. Infatti, la regione è diventata un fattore cruciale per rafforzare la posizione russa nel mondo e il nostro vanto nella nuova realtà economica globale. Il suo ulteriore sviluppo determinerà ampiamente il futuro del nostro Paese nel suo insieme”.
Il Presidente ha fornito come sempre cifre a riscontro di quanto affermato: quasi 100 tra eventi, panel e tavole rotonde per i rappresentanti di oltre 75 Paesi; mentre durante i passati forum sono stati firmati oltre mille accordi per un valore superiore ai 105 miliardi di euro (circa 10,5 trilioni di rubli).
Dopodiché Putin ha spiegato come si concentrerà sulle proposte e i piani per i partner stranieri al fine di rafforzare gli investimenti, e la cooperazione tecnologica, industriale e commerciale nella regione Asia-Pacifico, oltre che per migliorare le infrastrutture della Russia estremo-orientale così da migliorare anche la qualità di vita della popolazione locale.
“Lasciate che vi ricordi che nel 2013 abbiamo lanciato un programma strategico e una struttura di governance per promuovere lo sviluppo complessivo” della regione. Un approccio valido visto che, nell’ultima decade “oltre 3.500 progetti manifatturieri, in infrastrutture, tecnologia ed educativi sono stati varati e, allo stesso tempo, il tasso di crescita nell’estremo oriente russo è stato superiore alla media nazionale”. Ritornando ai dati, Putin ha sottolineato che oggi ci sono: “1.000 nuove aziende, e gli sforzi fatti hanno aiutato a creare oltre 140mila posti di lavoro. In termini di crescita di produzione industriale, la regione è stata al di sopra della media nazionale di un 25% a partire dal 2013” e di seguito: “Lasciatemi altresì ricordare che al momento vi sono 16 territori di sviluppo prioritario nell’estremo oriente russo. Vi è il Porto Franco di Vladivostok. Stiamo introducendo un regime preferenziale per le isole Curili, e istituito un distretto amministrativo speciale per l’isola Russkij – dove sta avendo luogo il nostro meeting. Tra l’altro, questo distretto ha offerto la via al reshoring di asset del valore di oltre 55 miliardi di euro” (della serie che gli oligarchi avrebbero fatto meglio a fidarsi del proprio Paese invece di esportare i capitali, ora congelati, nelle banche europee e statunitensi?).
Tra i partner stranieri che si sono già dimostrati interessati allo sviluppo della regione, Putin cita cinesi e bielorussi. Questi ultimi, in particolare, potrebbero “contribuire alla costruzione di un nuovo porto in acque profonde”.
Per facilitare le partnership con gli stranieri, dal 1° settembre di quest’anno, le leggi russe “permettono l’uso di standard di costruzione e design stranieri. Naturalmente ciò si applica a Paesi dove i requisiti di qualità e sicurezza per gli edifici permanenti sono elevati quanto quelli russi” (non si prospetterebbe, quindi, una deregulation verso il basso). E ha aggiunto: “Lo sviluppo dell’isola Bol’šoj Ussurijskij, nel Territorio di Chabarovsk, dovrebbe servire da modello per lavorare con i nostri partner stranieri, attraendo investimenti in progetti edilizi e creando occupazione. Tale progetto comporterà la creazione di centri logistici importanti e controlli alle frontiere, così come l’espansione della rete stradale”. Saranno probabilmente i colleghi cinesi a collaborare al progetto che Putin spera sia varato entro il 2025.
Mentre noi ci dibattiamo con una crisi energetica che sta facendo collassare le nostre economie, grazie anche al sabotaggio del Nord Stream II (da parte dell’Ucraina e di altri ‘non meglio identificati complici’) e alle sanzioni che si ritorcono contro l’Europa, il Presidente russo sottolinea l’importanza dell’elettricità “per lanciare nuove iniziative industriali, nell’edilizia e nel miglioramento della rete dei trasporti” e, non a caso, la regione sta vedendo aumentare “i suoi consumi energetici. Il tasso attuale è di 69 miliardi di kilowatt l’anno, ed entro la fine del decennio ci attendiamo che sarà intorno ai 96 miliardi. Persino oggi, vi sono aree, aree residenziali e alcuni tra i maggiori investitori nella regione, che affrontano una carenza energetica e devono attendere per il lancio di nuove stazioni, il che ritarda le costruzioni, l’operatività delle industrie e delle infrastrutture”. A tal proposito è previsto un programma che risponda a tale deficit energetico: in primis, “lanciando una nuova generazione di strutture come, per esempio, la Nizhne-Zeiskaya HPP” (un impianto idroelettrico) “nella regione di Amur, che non supplirà solamente elettricità in loco” e nella regione orientale “ma servirà altresì a proteggere i territori e le aree residenziali dalle esondazioni”. Ma anche la costruzione di nuovi impianti nucleari non è esclusa.
Tornando a trasporti e logistica, Putin ha fatto presente che nella scorsa decade “sono stati stesi oltre 2.000 km di binari e più di 5.000 km sono stati ristrutturati, sulle linee Transiberiana e Bajkal-Amur. Abbiamo costruito e rinnovato oltre cento ponti e gallerie, inclusi quelli sui fiumi Lena, Bureja e Selenga. Entro la fine di quest’anno, la capacità di trasporto della rete ferroviaria dell’Eastern Operating Domain si attende raggiunga le 180 milioni di tonnellate”. Ovviamente non finisce qui. Dato che l’obiettivo è costruire oltre 300 infrastrutture, incluse le reti stradali che si integreranno con le gallerie di Severomujsk, Kutnetsovsk e Kodarsky e il ponte che attraversa il fiume Amur”. Cruciale per il futuro, come sottolinea Pitin, è pianificare oggi e, non a caso, occorrerà raddoppiare la linea lungo l’intera tratta Bajkal-Amur ed elettrificarla (e noi pensiamo al raddoppio della Lucca/Firenze, a quei 60 miseri km: un lavoro che si protrae da anni mentre il binario unico impera ancora nella ‘rossa’ Toscana, così come gli attraversamenti a raso). “Nei prossimi otto anni, poseremo 3.100 kilometri di binari nell’Eastern Operating Domain” – ovvero i russi starebbero oggi implementando, come sottolinea Putin, un progetto che sarebbe superiore a qualsiasi investimento nelle infrastrutture dell’epoca sovietica. E come la Transiberiana, anche il corridoio “San Pietroburgo / Vladivostok sarà un’arteria vitale per il continente”. Ma espandere i volumi del trasporto merci e migliorare quello dei veicoli privati non sono gli unici obiettivi, in quanto il nuovo corridoio è inteso per promuove anche il settore turistico – grazie altresì alla diminuzione dei tempi di attesa alle frontiere: “La Russia è pronta e in grado di gestire progetti di costruzione su larga scala, e di farlo velocemente e con un’elevata qualità, e di implementare infrastrutture e progetti di trasporto su scala nazionale e globale” (ma non era solo in bancomat energetico europeo?, ci domandiamo noi).
Tra i progetti sicuramente più impegnativi a livello di logistica internazionale, si segnala la Rotta Artica (NSR), anche perché negli ultimi dieci anni si è passati dal trasporto di 4 milioni di tonnellate di merci a oltre 36 milioni. Riguardo al piano per sviluppare la NSR, Putin afferma: “Stiamo costruendo rompighiaccio, espandendo il nostro ‘satellite cluster’ in orbita, rafforzando l’infrastruttura costiera, e migliorando la rete dei centri di emergenza e salvataggio. I viaggi sulla Rotta Artica sono stati lanciati due anni fa per familiarizzare con nuove rotte logistiche. Oggi, l’organizzazione comprende 14 porti nel Nordovest, Artico ed estremo oriente russo. Va notato che la capacità dei porti russi nei limiti della Rotta Artica eccedeva i 40 milioni di tonnellate alla fine dell’anno scorso. Comunque, crediamo che questo sia solo l’inizio. Continueremo ad aumentare le capacità, migliorare il meccanismo di trasbordo dei cargo, ed espandere gli accessi ferroviari ai porti sia vicini sia distanti. Uno tra i nostri obiettivi è accrescere la capacità dell’hub di Murmansk a 100 milioni di tonnellate e potenzialmente perfino oltre”. L’espansione dell’Hub interessa anche la Bielorussia e, in particolare, i terminal sulla penisola di Kola. E ancora, Putin sottolinea che le iniziative logistiche e nel settore trasporti si gioverebbero di soluzioni ingegneristiche, digitali e ambientali avanzate (anche qui ci sorge un dubbio: ma non era l’Occidente ad avere il monopolio del know-how e delle tecnologie? Il nostro PNRR cosa prevederebbe nel settore logistica? Pensiamo al raddoppio da eseguire nella linea Codogno-Cremona-Mantova, con un importo pari a 731,9 milioni di euro. Una linea che, a livello pendolare e civile si voleva semplicemente eliminare, in quanto inutile, e per la quale getteremo quasi un miliardo di euro per soli 85 km, che serviranno a chi? Alle future ‘imprese belliche italiane sul Po’?).
Per quanto riguarda le risorse minerarie della regione estremo-orientale, la stessa possiede il “100% del tungsteno del Paese, dello stagno, dello sparto di farina e della produzione di tincàl, l’80% dei diamanti e dell’uranio, oltre il 70% dell’argento, e il 60% dell’oro. Comunque, le attività minerarie nelle aree produttive principali, incluse la Jakuzia e la Čukotka, sono iniziate molto tempo fa e le loro risorse sono oggettivamente limitate, mentre la domanda sta crescendo, sia per l’esportazione sia per il mercato interno. Dobbiamo assicurare al nostro Paese l’indipendenza a livello di risorse e fornire basi affidabili per la fornitura sostenibile di materie grezze a prezzi competitivi per alimentare l’economia della nazione, per le nostre regioni, città e paesi, così come per creare le basi per la produzione di nuovi materiali e risorse energetiche. Come menzionato precedentemente, dobbiamo raggiungere l’obiettivo utilizzando tecnologie nazionali più efficaci e soluzioni scientifiche nei campi della gestione ecologica e delle risorse minerarie”. (Ecco, se qualcuno, in Italia o in Europa, avesse sollevato la semplice obiezione che la Russia è già il più grande Paese al mondo e non ha certamente bisogno del Donbass per ‘allargarsi a Occidente’, forse a Cernobbio ci sarebbe stato Putin invece di Zelensky con le ovvie ricadute positive, invece che negative, sulle nostre economie?).
Secondo i calcoli russi, ogni rublo dei fondi federali investiti nell’esplorazione geologica al fine di reperire nuove risorse dovrebbe attrarre almeno 10 rubli di investimenti privati.
Putin ha continuato affermando che l’estremo oriente russo “ha il potenziale per aumentare l’esplorazione geologica”, anche per quanto concerne i “materiali grezzi per l’high-tech quali il titanio, il litio, il niobio e le terre rare, di cui necessiteremo per l’economia del futuro. Ma la cosa più importante è che noi possediamo tutti questi elementi. Le industrie hanno un enorme potenziale di crescita in queste regioni, con la creazione di nuovi posti di lavoro, il potenziamento della disponibilità di vari servizi, legami più forti e il miglioramento dell’efficienza della logistica”. Per questo motivo Putin promette di “supportare lo sviluppo di industrie innovative e creative, e le infrastrutture per l’economia IA e dei Big Data” e, in particolare, afferma che sarà istituita nella regione “un’area per la creazione di droni a scopi civili”.
Come? Lo scopriremo nella seconda parte del discorso, che pubblicheremo la settimana prossima. Per ora vi lasciamo con le parole dell’ex Premier italiano Mario Draghi – attualmente impegnato in un Rapporto sul futuro dell’Unione Europea – che, due anni fa, per la Russia profetizzava questo futuro (al lettore chiedersi se si può avere ancora fiducia in politologi di detta lungimiranza):
(1) http://en.kremlin.ru/events/president/news/75029
venerdì, 13 settembre 2024
In copertina: Il Presidente Vladimir Putin durante il suo discorso alla Sessione plenaria del 9° Eastern Economic Forum. Foto: RIA Novosti dal sito ufficiale: http://en.kremlin.ru/events/president/trips/75047/photos/78130