Orizzonti Verticali 2024. Report di sabato 3 agosto
di Simona Maria Frigerio
Dopo un violento acquazzone, che ha costretto i tecnici a ritardare il montaggio delle apparecchiature, intorno alle 20.00, nella Loggia del Teatro di piazza Duomo, inizia la performance Bodyscaping di e con Massimo Bevilacqua. Probabilmente esperita non nella location migliore, dato che avrebbe giovato il buio completo, il lavoro ci ha suscitato, nel complesso, parecchi dubbi.
In primis, ci chiediamo a cosa servisse il pesante costume con rotoli di plastica bianca visto che il panorama non si disegnava sul corpo del performer, in piedi su un cubo – con rimandi forse non voluti all’idolo di Metropolis – bensì a latere (in due specie di finestre/nicchie) ove si susseguivano immagini in bianco e nero di paesaggi molto diversi ma accomunati dal senso del movimento – autostrade, giostre, rivoli d’acqua – ripresi e montati con uno stile tra il surrealismo da cinema muto e la filmografia tedesca espressionista da Murnau in avanti. Tra gli scorci panoramici, si ripresentava anche l’idolo in maniera ridondante, visto che era altresì in presenza. Molto succintamente: delle due, una. O il performer con pesante costume diventa egli stesso scultura paesaggistica senza immagini filmiche laterali o il performer scompare e si immerge lo spettatore in una scatola nera, circondato dal panorama filmico.
Anche dal punto di vista musicale ci si domanda quale apporto abbia dato il performer che non potesse dare meglio l’ingegnere del suono. Con una valorizzazione più feconda della chitarra elettrica e un mixage più preciso di voci (pensiamo a quella dei bambini sulla giostra), suoni e rumori (l’acqua e, per contrappunto, il traffico), si sarebbe potuto ricreare un perfetto tappeto sonoro per godere di una installazione video-musicale.
Pessimo il breve recitato. E anche il movimento del performer che, scendendo dal cubo e togliendosi un costume tanto ingombrante quanto inutile, fa una serie di gesti che, grazie ai sensori, si riducono a colpi/scoppi improvvisi e, altri, che non comunicano niente, lascia basiti. Il dio/Moloch sta male? Sta morendo? Rappresenta una umanità agonizzante? Suscita ulteriore perplessità la mancanza, tra tanta tecnologia, della poesia del corpo che solo uno studio preciso del gesto e del movimento nello spazio possono regalare.
In chiusura di serata e di festival, Elisa Barucchieri presenta Non tutti sanno che… con sei danzatori di ResExtensa Dance Company.
L’idea base è raccontare e mostrare al pubblico le innovazioni apportate da alcuni grandi maestri alla danza ma, soprattutto, come si costruisce una coreografia che non sia retorica o inespressiva, ovvero l’importanza del tempo come ritmo del singolo e dell’ensemble, della distanza o della vicinanza tra i corpi, del rapporto con l’altro da sé a due o in gruppo (importantissimo, in questo caso, il contatto visivo tra danzatori e il feeling), dell’attenzione per ogni parte del corpo, del movimento all’unisono o della scelta consapevole della dissonanza, e così via.
I performer improvvisano in una serie di quadri su musiche selezionate anche a caso dal pubblico per rendere evidente quanto spiega Barucchieri – che, dovendo cimentarsi nella traduzione al volo in inglese (per alcuni spettatori stranieri presenti), senza volerlo rallenta alcuni passaggi soprattutto all’inizio.
Il risultato di questo work in progress è discontinuo. Più precisi i primi quattro quadri, i successivi a volte si slabbrano o non rendono. Ad esempio, la coreografia sulla raccolta dell’uva è troppo estetizzante e poco attinente alle reali dinamiche del duro lavoro nei campi, mancano momenti a due e assoli, soprattutto manca la fatica – sembra più di trovarsi di fronte alla festa paesana di fine raccolta. Anche il quadro con il telo rosso appare abbozzato: ci sembra quasi di ravvisarvi accenni alle acrobazie acquatiche di Esther Williams – meglio il finale con la valorizzazione dello strascico; e infine il quadro dedicato alle luci è poco comprensibile: se si vuole mostrare come un medesimo movimento assuma sfumature diverse a seconda del taglio ma anche del colore delle luci, forse sarebbe più opportuno concentrarsi sul corpo di un solo ballerino alla volta. Idee spurie per il progress di un lavoro che ha, però, grandi potenzialità.
Finisce con la danza danzata (in mezzo al grondare di ricerche cervellotiche viste altrove) questa edizione di Orizzonti Verticali e ciò ci fa enormemente piacere perché arte antica che può comunicare universi di senso ancora oggi, visto che nasciamo sapendo già muoverci nello spazio, danzando nella vita ancor prima di camminare (*).
Gli spettacoli sono andati in scena nell’ambito di Orizzonti Verticali 2024:
sabato 3 agosto, ore 20.00
Loggia del Teatro
piazza Duomo
Teatro Studio Krypton presenta:
Bodyscaping
Architetture dinamiche per il corpo
ideazione e performance Massimo Bevilacqua
suono, sistemi interattivi e live electronics Piero Bindi, Irene Fortunato, Lorenzo Milani e Simone Pistolesi
realizzazione abito/scultura Benedetta Orsoli/Lab. Gallery Studio
progettazione tessuto in maglia Eleonora Vizzi/Linea Più
elaborazioni video Massimo Bevilacqua e Alessio Bianciardi
elementi scenici Loris Giancola
riprese e montaggio video Roberta Isopi e Alice Imbriani
un progetto di Teatro Studio Krypton in collaborazione con Conservatorio Luigi Cherubini
(al termine della performance gli artisti hanno incontrato il pubblico)
ore 21.30
Rocca di Montestaffoli
ResExtensa presenta:
Non tutti sanno che…
ideazione e direzione Elisa Barucchieri
con ResExtensa Dance Company
(*) come ha fatto intelligentemente notare Barucchieri
venerdì, 16 agosto 2024
In copertina: Non tutti sanno che…, foto di Francesca Di Giuseppe (tutti i diritti riservati)