La settimana di fuoco per gli ex presidenti Biden e Trump
di Federico Giusti
La sostituzione di Biden nella corsa delle presidenziali democratiche è ormai un fatto acclarato (e Kamala Harris è insignita alla successione): un presidente al tramonto, in grande difficoltà e con i sondaggi da settimane a consigliarne l’uscita di scena, sfiducia generalizzata nel Paese verso un candidato reso impresentabile non solo dall’età e dalle condizioni di salute ma anche dalla sapiente campagna mediatica orchestrata dai soliti poteri forti.
Dall’altro lato, i Repubblicani che si sono coalizzati attorno all’ex Presidente Trump acclamato a ‘furor di popolo’: una vittoria tutt’altro che scontata fino a pochi mesi fa. A fianco di Trump il candidato vicepresidente J.D. Vance, vicino a Bannon, l’ideologo della nuova destra populista, religiosa e radicale.
Già da un anno gira un documento scritto in area repubblicana ed espressione di alcune influenti fondazioni. Un documento corposo (1), che si prefigge obiettivi ambiziosi come l’abolizione della FED, la fine di ogni accordo e finanziamento per l’economia green, l’archiviazione di tutte le misure di contrasto dei cambiamenti climatici fino a leggi liberticide contro alcuni diritti civili come l’interruzione volontaria di gravidanza. E non poteva mancare la tolleranza zero in materia di immigrazione con espulsioni di massa dei migranti senza permesso di soggiorno e maggiori poteri all’esercito e alla polizia.
La scelta di Vance e il rinnovato sostegno a Trump sono funzionali alla realizzazione di questo programma politico: i due candidati si prestano a incarnarlo, il che darà impulso all’industria militare e alla tradizionale manifattura; restringerà i pochi spazi di democrazia e partecipazione esistente e, soprattutto, non darà tregua al diritto all’autodeterminazione delle donne sul proprio corpo; ridurrà quel poco che resta del welfare; andrà rafforzando il potere delle banche e della grande finanza come si evince dalla decisione assunta da diversi Stati repubblicani, che hanno vinto il ricorso presso una Corte Federale contro la decisione di Biden di cancellare migliaia di debiti studenteschi.
L’università statunitense è per lo più privata, una semplice iscrizione costa quanto un anno di stipendio medio, le famiglie si indebitano e lo studente si carica sulle spalle un prestito da restituire, con gli interessi, nel corso di un’intera vita. Il prestito studentesco era stato criticato dai democratici dopo le proteste degli universitari perché il fardello di questo debito inficiava la capacità di spesa, e di ulteriore indebitamento, di tanti giovani laureati che si trovavano in difficoltà nell’accedere ai mutui per la casa.
Né i democratici né i repubblicani intendono statalizzare l’istruzione – i repubblicani, in primis, che invocano da tempo una svolta repressiva nei campus dopo la mobilitazione contro il genocidio palestinese dei mesi scorsi. E una eventuale elezione di Trump rafforzerà il sistema del prestito studentesco secondo i voleri del capitale finanziario.
Ovviamente la svolta a destra dei repubblicani non induce a benevolenza verso quei democratici responsabili della guerra in Ucraina e del genocidio in Palestina, degna di nota è invece la posizione della cosiddetta sinistra democratica, quella che scalda i cuori europei: la deputata di New York, Alexandria Ocasio-Cortez, e il senatore del Vermont, Bernie Sanders, sono tra i principali sostenitori della candidatura di Biden – come del resto alcune centrali sindacali che, in questi ultimi due anni, hanno concluso accordi per aumentare i salari ma tacendo, di fatto, sulle decine di migliaia di licenziamenti.
Il cielo è costellato di nubi e nell’arco di pochi mesi un politico impresentabile e inseguito dai Tribunali sembra essere il più accreditato per guidare il Paese, mentre i milioni di consensi riscossi da Biden (ma oltre la metà degli aventi diritto non va a votare negli US) sembrano essersi dissolti nel nulla. È la straordinaria ‘bellezza’ del sogno americano.
(1) 2025_MandateForLeadership_FULL.pdf (project2025.org)
venerdì, 26 luglio 2024
In copertina: Foto di Gerd Altmann da Pixabay