Kilowatt Festival 2024. Report di giovedì 18 luglio
di Simona Maria Frigerio
Iniziamo la giornata con Officina Oceanografica Sentimentale: un piccolo gioiello che ci ha ricordato il capolavoro dei Fratelli Forman, Obludárium (1), per la medesima capacità di trasmettere poesia e senso del magico, trasformando oggetti di uso quotidiano in mondi e personaggi fantastici, e di interpretare un breve canovaccio senza l’ausilio di parole ma con tutti i mezzi del teatro – dalla musica alla mimica, passando per l’invenzione di ‘pupazzi’ e una reazione a catena in stile Elementary.
Una roulotte che si trasforma in un oceano di esperienze per adulti e bambini (7 alla volta) con un finale profondamente significativo affidato alla poetica soave di Erri De Luca. Il meglio del teatro: condensare messaggi ed emozioni in una manciata di minuti in cui avviene uno scambio autentico tra performer e spettatore – senza trucchi né diaframmi.
A seguire, Femenine, in anteprima, che – come presentato dal suo ideatore, Gianmaria Borzillo – dovrebbe restituirci “uno spazio queer, un microcosmo creato per e dalla musica di Julius Eastman”. Detto questo, ci troviamo di fronte a un maschio nudo che imita i gesti di un gorilla; quando scompare due fanciulle sembrano finalmente liberarsi così da muoversi scompostamente nello spazio – della serie: gesti a caso – con accenni lesbici e altri di rottura, mentre un/una Demetra en travesti (forse perché i finanziamenti per il tema gender fluid sono sempre abbondanti?) pianta fiori secchi e spighe ricreando un giardino dell’Eden mignon che, grazie anche alle luci, ha valenze estetico-performative a sé stanti. Per il resto, sorge solo una domanda: quanti bambini palestinesi sono morti sotto le bombe di Israele e dell’Occidente mentre questi artisti partorivano tale performance?
Sembra risponderci F.U.S. – Fottuti, Utopisti e Sognatori. Ovvero Čechov senza più betulle, la cui scena iniziale è affidata a un coreografo da ‘operetta’ che tenta di convincere i suoi pseudo-danzatori di essere luce, mentre corrono in cerchio, prima che scada la fatidica data del 31 gennaio per chiedere il finanziamento del Fus (traduciamo: Fondo Unico per lo Spettacolo).
Spettacolo a tratti solo per addetti ai lavori, che addita alcune magagne ma non trova la quadra perché fondamentalmente ha paura di porsi due domande fondamentali e darsi le relative risposte. La prima è quando e perché il teatro è diventato talmente dipendente dai capricci della politica e dagli stanziamenti pubblici da dover rincorrere le briciole e la burocrazia, dimenticando che il lavoro di un artista è fare arte – non inventarsi commercialista di se stesso o autore di improbabili prodotti pensati solo per ottemperare a una scadenza. Il secondo è perché il pubblico latita, disertando il teatro (se escludiamo il rito borghese domenicale o il nome di botteghino prestato al palcoscenico per fare cassa). Forse perché a rincorrere i fondi pubblici si finisce per diventare più realisti del re? Il teatro ormai dice poco, la danza perfino meno. Negli anni 70 il teatro uscì dal teatro per farsi espressione di massa. Oggi è parte delle istituzioni e, come tale, svuotato di significato quanto la stessa politica: perché eleggere un Parlamento Europeo quando a governare sono Commissioni di non eletti che gestiscono la cosa pubblica via whatsapp? Qui e là i Borgia graffiano e tengono bene la scena. Ma bisogna scavare più a fondo se si vuole incidere e non solamente scalfire divertendo.
Gli spettacoli sono andati in scena nell’ambito di Kilowatt Festival:
Sansepolcro
giovedì 18 luglio 2024, ore 18.00
Porta Fiorentina
Samovar presenta:
Officina Oceanografica
(per 7 spettatori alla volta)
ore 20.15
Teatro alla Misericordia
Gianmaria Borzillo presenta:
Femenine
ore 21.40
Chiostro di San Francesco
Teatro dei Borgia presenta:
F.U.S. – Fottuti, Utopisti e Sognatori. Ovvero Čechov senza più betulle
(1) https://www.inthenet.eu/2023/09/22/obludarium/
venerdì, 26 luglio 2024
In copertina: La roulotte di Samovar con Officina Oceanografica Sentimentale