Dazi sulle auto elettriche ed ecobonus in base all’ISEE: altro che ecologisti!
di Luciano Uggè (traduzione di Simona Maria Frigerio)
A maggio 2023, con la miopia grave che ormai affligge i Paesi membri del G7, i nostri leader politici hanno stilato il Clean Energy Economy Action Plan (1), certi di essere all’avanguardia in fatto di ricerca, produzione e know how nel campo delle energie rinnovabili e di poter egemonizzare il Sud del mondo attraverso finanziamenti che, gestiti dalla Banca Mondiale e (immaginiamo) dal Fondo Monetario Internazionale, avrebbero come al solito strozzato le economie in via di sviluppo e dato all’Occidente il monopolio tecnologico.
Nel testo si legge letteralmente: “Lavoreremo insieme, in particolare nelle organizzazioni internazionali quali il WTO, per facilitare ulteriormente il commercio di beni e servizi che contribuiscono alla mitigazione del cambiamento climatico e all’adattamento e promozione della transizione verso l’energia pulita per l’intero ciclo di vita del prodotto. Specificamente, lavoreremo per identificare i beni, i servizi e le tecnologie per l’ambiente che possano aiutare significativamente a combattere i cambiamenti climatici e per coordinare gli sforzi tra i Paesi del G7 per promuovere la loro produzione, il commercio e la distribuzione”. E più oltre: “Il nostro impegno [sarà di] rafforzare un sistema di commercio multilaterale, trasparente, equo, giusto e basato sulle regole con l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) al suo centro”.
Dai massimi sistemi alla realtà dei fatti
Nell’ultimo trimestre del 2023 BYD, la maggiore azienda cinese di veicoli elettrici, ha superato la Tesla nelle vendite mondiali di tali veicoli (EV). Da piccola società che produceva batterie, in trent’anni circa, la società è arrivata al vertice quale produttore ed esportatore di EV, ivi compresi taxi, bus e altri veicoli in tutto il mondo – dall’Europa al Sud America, dal Medio all’Estremo Oriente. Producendo anche ibridi plug-in, il suo modello base si attesta sui 10.000 dollari, mentre un veicolo Tesla non costa meno di 32.000.
Oltre a BYD, almeno altre quattro società cinesi sono ormai lanciate sui mercati – nazionale e internazionale – dei veicoli elettrici – Nio, Wuling, Xpeng e Zeekr.
Di fronte a una tale fenomenale macchina produttiva, cosa ha pensato di fare la UE per favorire la propria popolazione di consumatori nell’acquisto di veicoli elettrici economici, incentivare l’economia (tassazione rivenditori, Iva, eccetera) e per rendere questo pianeta più eco-compatibile (considerando solo le emissioni di polveri sottili, dato che se l’elettricità per le batterie al litio è tuttora prodotta col carbone, non è che la situazione migliori di molto…)?
Risposta: imponendo dazi contro le auto elettriche cinesi.
Secondo le riviste di settore, saranno tassate del 17,4% le importazioni di BYD, del 20% quelle di Geely e del 38,1% quelle di Saic, dal 21 al 38,1% quelle delle altre case automobilistiche. La giustificazione addotta dalla Commissione Europea è che: “Le aziende che producono in Cina auto elettriche a batteria beneficiano di sovvenzioni pubbliche sleali, tali da rappresentare una minaccia di pregiudizio economico per i loro competitor nell’Unione europea” (o statunitensi?, visto il peso preponderante di Tesla…).
In questo modo, non solamente si aumenta la spesa che devono sostenere gli europei per un veicolo elettrico, deprimendo anche il settore vendite, ma non si ammette che si potrebbero destinare i fondi oggi stanziati per la guerra in Donbass o per sostenere Israele nel genocidio del popolo palestinese, mandando navi inutili a combattere nel Mar Rosso, per la ricerca e la produzione, in Europa, di veicoli elettrici e, ancor meglio, per lo sviluppo del fotovoltaico per uso domestico e industriale a livello comunale o per impianti a energia solare termodinamica (2).
Non vi preoccupate, non faremo nulla di tutto ciò. Le brillanti menti politiche italiane hanno partorito il nuovo topolino: un Ecobonus, targato 2024, che avrebbe regalato fino a 13.750 euro di sconto su ogni veicolo elettrico acquistato, teoricamente, prima del 31 dicembre. Teoricamente, in quanto i bonus si sono esauriti in sole 9 ore…
Teorico anche perché solo i veicoli con un prezzo di listino inferiore ai 42.700 euro (Iva inclusa) se elettrici o 54.900 euro se ibridi plug-in avrebbero potuto usufruirne. Ma i lacci e lacciuoli italiani non finivano qui. Più vecchia era l’auto da rottamare e maggiore l’importo dell’ecobonus – giusto. Peccato fosse previsto un extra bonus del 25% se l’ISEE dell’acquirente era inferiore a 30.000 euro, il che dava l’opportunità a un nucleo familiare con entrate di circa 1.600/1.700 euro mensili (senza prima casa né risparmi) di rottamare un veicolo persino Euro 5 (come avranno gioito evasori fiscali e mafiosi!). Ovviamente in aperta contraddizione con la precedente facilitazione che, seguendo la logica, prediligeva la rottamazione dei veicoli più vecchi e inquinanti.
Misteri della logica della Commissione Europea, di cui possiamo infischiarcene visto che gli ecobonus si sono esauriti in meno di una giornata!
(1)
(2) https://www.inthenet.eu/2021/01/15/dai-burger-al-golf-quando-il-green-diventa-moda/
venerdì, 26 luglio 2024
In copertina: Foto di Bilderandi da Pixabay