Dal Summit di Washington alcune chicche imperdibili
di Luciano Uggè (traduzione di Simona Maria Frigerio)
Il 10 luglio scorso, quella Alleanza Atlantica nata per ‘arginare il comunismo’ e che, col tempo, ha infilato come perle una sfilza di nemici al suo collier egemonico, ha redatto un prolisso, ripetitivo e pindarico documento in inglese, francese, russo (forse credendo che i russi, altrimenti, non avrebbero capito) e ucraino (dimenticando che Zelensky ha eletto l’inglese a lingua per le comunicazioni ufficiali internazionali del suo Paese). Francese, tedesco, spagnolo o italiano, al momento, non pervenuti.
Del verboso documento vi tradurremo solo alcune chicche, rimandandovi (se avete voglia e tempo) all’originale in una delle succitate quattro lingue (1). Ovviamente si inizia con la “brutale guerra di aggressione” russa e l’assicurazione che la NATO “è un’alleanza difensiva”. Ora, come faccia a dichiararsi tale dopo (e citiamo a caso) il bombardamento sulla ex Jugoslavia – senza autorizzazione Onu – o la guerra ventennale in Afghanistan (dopo che gli Usa avevano invocato l’applicazione dell’Articolo 5 sebbene tale Paese nulla c’entrasse con gli attacchi alle Torri Gemelle) è argomento che sfugge alle nostre menti ‘limitate’.
Segue l’elenco dei valori condivisi: quali le “libertà individuali” (che sappiamo non essere le stesse nei Paesi Bassi, in Italia, in Polonia o in Texas, solo considerando il fine vita o l’interruzione volontaria di gravidanza); i “diritti umani” (rivendicati da chi arma Israele per compiere il genocidio dei palestinesi?); la “democrazia” (parola che, in bocca al Paese dove candidati e Presidenti rischiano la vita, o a una UE governata da non eletti, suona un po’ démodé) e, più avanti, la difesa “dell’ordine basato sulle regole” che, sinceramente, di fronte al bombardamento e alla strage di civili nel campo profughi di al Mawasi non pare più lettera morta ma dà ragione a chi afferma: vulgus vult decipi, ergo decipiatur (2).
Veniamo ora all’arcinemico al quale la NATO dedica fior di articoli del documento, ossia la Federazione russa, che “mina la sicurezza globale” e, poi, l’accenno al “terrorismo, in tutte le sue forme e manifestazioni”. Anche qui ci sorge un dubbio: parlano degli attentati al Nord Stream II, ai missili ucraini sui bagnanti di Sebastopoli, o alla sentenza della Corte di Giustizia Internazionale che ha rigettato le accuse ucraine contro la Russia di finanziare il terrorismo (3)?
Altra chicca è il rimando alla destabilizzazione dell’Africa, che comporta un aumento dei migranti. Chissà chi avrà mai bombardato la Libia, ad esempio, e come mai l’Onu continui a sostenere il Governo non eletto di Tripoli ma che usa milizie e schiavi “in cambio di petrolio” (come racconta da anni Michelangelo Severgnini)?
Ovviamente anche l’Iran porta avanti “azioni destabilizzanti che influenzano la sicurezza Euro-Atlantica” – ma non si specifica quali e a noi non sono pervenute notizie al riguardo. Mentre la Repubblica Popolare Cinese avrebbe “ambizioni e politiche coercitive che continuano a sfidare i nostri interessi, la nostra sicurezza e i nostri valori”. E di fronte a questa affermazione la domanda si pone da sé: ma la Nato è una alleanza militare difensiva o un esercito transnazionale che deve difendere gli interessi economici e finanziari degli States? Veramente i tecnocrati fondamentalmente razzisti occidentali credevano che la Cina sarebbe rimasta una enorme fabbrica a basso costo per i nostri prodotti, incapace di sviluppare proprie tecnologie e know how – grazie anche a quegli investimenti statali a favore delle aziende, che in Europa vanno, al contrario, a rafforzare il parassitismo di società sempre meno competitive sui mercati e sempre più gonfiate a livello di capitali azionari?
Quanto ci costa la Nato e per quali fini?
Vi lamentate per due anni di attesa per una Tac? Col 2% del Pil impegnato per le spese militari e un aumento del contributo europeo e canadese del 18% nel 2024 ai fondi della NATO, preparatevi ad aspettarne anche tre o quattro…
Ma se amate il côté ludico, consolatevi: non mancheranno le parate per assicurarci che gli Stati stanno spendendo al meglio le nostre tasse, dato che si promettono “esercitazioni su larga scala più frequenti”. In pratica, mostreremo i muscoli come in una gara molto machista a chi ‘piscia più lontano’ (e scusate la scurrilità).
Spaventa, al contrario, l’accento sulle difese nucleari, chimiche e biologiche: in primis, perché una guerra nucleare – con armi tattiche o meno – non la vince nessuno; in secondo luogo perché agli States, come a Israele o al Regno Unito, piacciono armi non convenzionali, condannate dagli organismi internazionali, quali le bombe a grappolo, al fosforo bianco o con l’uranio impoverito. Ma anche perché gli States sono tristemente famosi per le loro ricerche sul guadagno di funzione dei virus – in patria (4) e oltre confine.
Ovviamente la NATO rivendica la deterrenza nucleare quale mezzo efficace per mantenere la pace (come ai tempi della Guerra Fredda), dimenticandosi che Russia, Cina, India, Pakistan, Corea del Nord e molti altri Stati hanno ormai arsenali nucleari altrettanto pericolosi. Ma, guarda caso, dopo una serie di articoli in cui la NATO mostra i muscoli fino a minacciare il mondo, persino con le armi nucleari tattiche – una pura follia – ecco che si preoccupa di una bazzecola (al confronto) come la disinformazione che, forse, dovremmo tradurre come ‘informazione critica’ (quella che un tempo denominavamo ‘controinformazione’), capace di risvegliare da un torpore semi-comatoso i loro popoli.
L’articolo 15 pare davvero frutto di un brutto trip quando afferma che la NATO esprime la propria solidarietà al popolo ucraino (che, intanto, deve continuare a morire) nella “eroica difesa della sua nazione, della sua terra e dei nostri valori condivisi”. Ora, a parte che vorremmo fare presente che i russofoni del Donbass erano ucraini tanto quanto e avrebbero avuto diritto alla loro terra, così come all’autodeterminazione in quanto popolo, ci chiediamo quali siano i valori che un italiano medio può condividere, ad esempio, con un membro della Azov o dell’entourage di Zelensky o Porošenko. La svastica come ai tempi in cui volevamo ‘spezzare le reni’ ai greci? O magari i nostri imprenditori rimpiangono il malaffare e la corruzione dei bei tempi della Milano da bere, prima di Tangentopoli? Valori in…dubbi.
Il nostro aiuto all’Ucraina (militare ed economico – 40miliardi di euro l’anno, per l’addestramento delle forze armate, per ‘scopiazzare’ le tecniche militari russe, e nel rifornimento di ogni genere di armamenti, compresi gli F16), passerà attraverso un nuovo organismo – denominato NSATU (5) – ma, nonostante ciò, la NATO rivendica che non dovrà essere considerata parte del conflitto. Misteri della fede atlantista: come dire che sebbene lo Stato di Vichy abbia collaborato attivamente coi nazisti, in realtà non fu complice dell’Olocausto; o che a Parigi, occupata dai nazisti, sebbene fu la polizia francese ad ammassare 13.152 ebrei, il 16 luglio 1942, al Vélodrome d’Hiver, la Francia ne uscì con la coscienza pulita…
L’articolo 16 è una contraddizione in termini laddove dichiara che l’Ucraina sarà “libera di decidere per il suo futuro e la sua sicurezza senza interferenze esterne. Il futuro dell’Ucraina è nella Nato”. Delle due, una. Dopodiché, forse ignorando che il regime di Zelensky persegue le minoranze linguistiche, i prelati e i credenti della Chiesa ortodossa russa, ha vietato il 1° Maggio, chiude testate giornalistiche, mette al bando partiti e oppositori, e rivendica atti terroristici, la NATO dà il “benvenuto ai progressi concreti che l’Ucraina ha compiuto dal Summit di Vilnius a livello democratico, economico, e nelle riforme della sicurezza” (cosa si intenda esattamente con ‘security reforms’ non sappiamo: hanno messo al bando la SBU, per caso, magari dopo il bombardamento della sua sede?).
Ovviamente la Russia “è la sola responsabile della guerra”. Nessun accenno ai Protocolli di Minsk I e II né alla guerra civile in Donbass tra ucraini russofoni e ucraini di lingua madre ucraina durata ben otto anni. Altrettanto ovviamente la Russia dovrebbe ‘restituire’ il Donbass e la Crimea (chissà cosa ne pensano le popolazioni) ai paladini della Azov, così che perpetrino la pulizia etnica che da tempo promettono, e ritirare le proprie truppe da Moldavia e Georgia. Qui la parentesi da aprire sarebbe troppo lunga ma facciamo presente che gli States continuano a restare in Iraq e Siria, nonostante le richieste di questi Stati sovrani che se ne vadano e che smettano di derubarli del petrolio; e che la Georgia ci è tanto cara solo perché miriamo all’ennesima rivoluzione arancione (la legge sui finanziamenti delle Ong nel Paese, per la precisione, è molto meno invasiva di quella che adottano gli Stati Uniti ma, chissà perché, l’Occidente delle ‘regole’ si risente dei controlli se colpiscono istituzioni che lavorano sottobanco per loro…).
La NATO poi pare un pittore naïf quando dipinge una Russia ‘cattiva’ che ha annunciato di voler posizionare armi nucleari in Bielorussia, dopo che gli States (e/o la NATO) hanno riempito l’Occidente di proprie basi militari: citiamo solo alcuni esempi in Italia, come Camp Derby in Toscana e Aviano in Friuli, Sigonella in Sicilia… e chi non ricorda i sommergibili atomici alla Maddalena? Così come consiglieremmo soprattutto agli statunitensi di occuparsi di meno delle ‘cyber activities’ (non meglio precisate) russe e più dei cecchini in carne e ossa di casa propria…
La NATO paladina di valori (monetari?)
L’Alleanza Atlantica promette che si batterà contro ogni attività terroristica… continuando a sostenere Stati che, del terrore, hanno fatto la propria bandiera. Nessuno può dimenticare Dar’ja Dugina così come i 14mila bambini palestinesi uccisi dall’alleato degli States, Israele.
La NATO, che arma l’Ucraina perché prosegua la sua guerra per procura contro la Russia, avverte gli altri Stati di non fornire assistenza alla Federazione Russa così da impedire che il conflitto continui: notate l’accento infantilista? Segue l’elenco dei Paesi ‘canaglia’, tra i quali la Bielorussia, la Corea del Nord, l’Iran e la Cina, che starebbero facendo una cosa riprovevole come aiutare la Russia, mentre gli Stati che compongono la NATO hanno tutto il diritto di ‘aiutare’ – con armamenti sempre più sofisticati, a lunga gittata e persino potenzialmente veicoli per bombe nucleari (gli F16) – il regime di Kyiv (beninteso, senza prendere parte al conflitto).
Gli US, che si sono ritirati da quasi tutti i trattati internazionali per il controllo degli armamenti nucleari, chissà perché, attraverso la NATO, pretendono che la Cina si impegni per salvaguardare, come ammettono loro stessi dopo una lunga perifrasi, la sicurezza della NATO!
Mentre l’articolo 29 assurge a capolavoro di retorica. A parte che definisce l’Unione Europea partner della NATO (noi pensavamo lo fossero i singoli Stati); quest’ultima si autodefinisce paladina anche nella difesa dal cambiamento climatico. Ora, che una organizzazione militare di qualsiasi tipo possa difenderci dai cambiamenti climatici già pare una fantasia da psicotropi (a meno di non pensare di far piovere bombardando le nuvole, come scrive Naomi Klein in Una rivoluzione ci salverà) ma, nel momento stesso in cui si fomenta la continuazione di una guerra con armi sempre più devastanti e inquinanti, o si va nel Mar Rosso perché Israele continui a radere al suolo l’intera Striscia di Gaza con bombardamenti massicci arriviamo al machiavellismo: “Governare è far credere”.
L’Alleanza ‘Atlantica’ comunica altresì che ha deciso di allargarsi all’Indo-Pacifico, il che ci regalerà nuove tensioni in Estremo Oriente e, se prevalesse la posizione egemonica occidentale, la fine di un multilateralismo che, solo, potrà forse garantirci la pace nei prossimi decenni (dato che gli States in vesti di sceriffo e la NATO come pistola fumante ci hanno regalato guerre a iosa e morti di civili da inorridire per oltre trent’anni). Non a caso, si riafferma l’importanza della base NATO in Kosovo (KFOR), senza rendersi conto dell’incongruenza di sostenere i kosovari che avrebbero il diritto all’autodeterminazione e a separarsi dalla Serbia (nonostante il parere contrario delle Nazioni Unite); mentre il Donbass è sacro territorio di una Ucraina unica e indivisibile quasi avesse un principio messianico. E infine, la NATO ribadisce l’importanza della sua presenza in Kuwait e in Giordania, forse per ribadire il suo peso anche in Medio Oriente, dove vanta già come alleato la spina nel fianco del mondo arabo, ossia Israele.
Dopo 34 articoli bellicosi, ecco il nuovo volto della NATO, che si presenta come paladina del WPS, ossia dell’integrazione dell’Agenda Donne, Pace e Sicurezza dell’Onu in questo quadro egemonico di guerra permanente. Vorrà dire che chiameranno alle armi anche le donne? Suggeriamo si inizi da certe spadaccine ucraine…
A chiusura di questo sproloquio ai limiti del lisergico ecco comparire paillettes e cotillon per festeggiare i 75 anni di nefasta presenza al mondo, il nuovo incarico a Segretario Generale di Mark Rutte, e una postilla finale tutta dedicata ai miliardi che i contribuenti europei dovranno regalare alle aziende degli armamenti, soprattutto statunitensi, per l’acquisto di armi da donare o ‘prestare’ all’Ucraina.
Con queste premesse, possiamo solo sperare che il multipolarismo avanzi con nuovi venti di pace.
(1) https://www.nato.int/cps/en/natohq/official_texts_227678.htm
(2) Motto latino: “Il popolo vuole essere ingannato e allora sia ingannato!”
(3) https://www.inthenet.eu/2024/02/09/ucraina-v-russia-giudizio-finale-della-corte-di-giustizia-internazionale/
(4) https://www.inthenet.eu/2022/11/18/chimere-e-biolab-non-e-fantapolitica/
(5) NATO Security Assistance and Training for Ukraine
venerdì, 26 luglio 2024
In copertina: La bandiera della NATO; nel pezzo, foto di b0red da Pixabay