Da Cascina all’Inverso… al mondo
di Simona Maria Frigerio
Il 25 aprile, per la Festa della Liberazione dal nazi-fascismo e la Resistenza (italiana di allora, palestinese di oggi), la nostra redazione è stata invitata a un incontro organizzato da Cascina all’Inverso, in quel di Ceva (in provincia di Cuneo).
In questo luogo tra lo sperduto e il bucolico, a picco sul Tanaro e con alle spalle le Alpi Cuneesi, abbiamo incontrato lo scultore Bruno Geda, co-fondatore della Cascina ove si organizzano eventi molto diversi fra loro ma tesi a creare comunità pensante e di azione artistica.
Geda così definisce se stesso e il proprio lavoro: “Scolpire per me è dare tridimensionalità a un pensiero o a un’idea. Scaturisce da un’ispirazione artistica finalmente libera dalla schiavitù della funzionalità” e, anche quando osserviamo stupefatti il suo camino con asciugatrice (perfettamente funzionante), non possiamo che andare oltre, verso l’universo distopico di Brazil o le invenzioni di un futuro remoto – come quello firmato da Miyazaki nel suo Castello errante di Howl.
Ma proseguiamo, ed entriamo nel suo universo (1) dove il côté concettuale non sostituisce la manualità, la materia e il mestiere che uno scultore deve tuttora possedere – checché ne dicano molti tra i miei colleghi critici che si perdono dietro a filoni di poetica spesso intessuti di pura invenzione e ‘aria fritta’.
Iniziamo il nostro personale tour nel museo virtuale di Geda da SOS, in legno di tiglio e acrilici (2020/21), ove è lo stesso artista a reinterpretare quel Save Our Souls che va ben oltre il segnale radiotelegrafico marittimo di soccorso, introdotto all’inizio del Novecento. Proprio nel suo significato originale trova, infatti, diverse interpretazioni concettuali perfettamente trasfuse in un’opera sfatta e disfatta dalla nostra società dei consumi compulsivi e delle necessità indotte, e che ritrova un fragile equilibrio in una libellula.
Sulla medesima scia e con altrettanta forza impattante, Nel nome della nostra sicurezza… Amen, in legno di tiglio e plexiglass opalino nero (2013), dove l’occhio della telecamera è fonte di minaccia e non di sicurezza – presago, come solo l’arte sa esserlo, di sistemi quali il Toka (2), il software israeliano che va oltre i limiti di Person of Interest potendo “hackerare (ossia penetrare) i network preesistenti (del Governo o della security di un hotel, ad esempio), accedere ai loro dati in archivio, monitorare ciò che accade dal vivo, geolocalizzare un veicolo e, soprattutto, può alterare le registrazioni visive, senza lasciare alcuna traccia”.
Ma passiamo a Land Spray, legno di tiglio e acrilici (2018), omaggio forse indiretto al lavoro dei muralisti che, ieri come oggi, trasformano il paesaggio urbano non solo e non tanto come forma di ‘arredamento’ quanto di presa di coscienza della forza di un messaggio artistico (ma anche politico e critico) se veicolato negli spazi in cui ci muoviamo nelle nostre póleis. E non sarà un caso che qui ogni pezzo del puzzle è un rimando diretto e indiretto sia alla figura dello street artist sia alla città stessa vista come un insieme da decostruire in pezzi da ricomporre o volumi da riportare a un equilibrio più vivibile.
Il nostro tour virtuale prosegue con una critica alla società dei consumi ma anche all’omologazione delle grandi catene commerciali, che sarebbe sicuramente piaciuta anche a PPP, Plastic Bang,sempre in legno di tiglio e acrilici (2017). Rimando eticamente pregnante all’esplosione dei consumi e all’implosione del pianeta – sempre più condizionato dalle voluttuarie necessità borghesi di un Occidente neocolonialista e rapace, che non può fare a meno dello sfruttamento di risorse umane e naturali per mantenere un tenore di vita velleitario come i suoi sacchetti di plastica (che, se firmati, diventano uno strumento di morte raffinata nel recente spettacolo teatrale firmato da Girolamo Lucania, Sid- Fin qui tutto bene, 3).
E passiamo alle ultime opere – lasciando al lettore la possibilità di proseguire la scoperta dell’universo artistico di Geda all’interno del suo sito.
Il dittico Tu chi sei, in legno di tiglio scolpito da blocco intero (2011) vede due busti non solamente che si fanno paradigmi del dualismo irriducibile del mondo uni e multipolare, che rappresenta oggi la sfida tra capitalismo occidentale morente e nuove istanze e popoli che pretendono di salire sul palcoscenico della storia (ancora una volta con quella forza premonitrice che l’arte possiede quando va oltre l’ombelico dell’artista e la contingenza di una committenza borghese bisognosa di conferme alle proprie certezze. Bensì mostra i due volti di un’umanità – predatrice e preda – che si troveranno presto a confronto su altri fronti: speriamo di dialogo e non di guerra aperta.
E infine vi lasciamo con l’Equilibrista, in legno di cirmolo e plexiglass (2012), immagine emblematica che rappresenta più di ogni altra la situazione delicata nella quale ci troviamo come individui e come popoli: il cambiamento sarà difficile e sofferto, ma riusciremo ad arrivare sull’altra sponda?
In quel di Ceva, in una fredda serata di fine aprile…
(1) Per approfondire consigliamo: https://brunogeda.it/scultura/
(2) https://www.inthenet.eu/2023/01/27/person-of-interest-e-realta/
(3) https://www.inthenet.eu/2023/12/01/sid-fin-qui-tutto-bene/
venerdì, 19 luglio 2024
In copertina: Cascina all’Inverso con murale di Nienteenrico (foto di Luciano Uggè); nel pezzo: opere di Bruno Geda (tutte le immagini sono state gentilmente concesse dall’Artista. Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione anche parziale)