Appunti di viaggio. Fuori dalle grandi città. Il ritorno
di Noemi Neri (traducción en castellano a pie de página)
È stato a Valencia la prima volta che ho visto i gabbiani ‘cacciare’. Quando il primo è caduto in picchiata nell’acqua pensavo gli fosse venuto un coccolone. Non capita mai di vedere gli uccelli morire in volo, però dovrà pur accadere ogni tanto – voglio dire, non moriranno tutti mentre sono a terra. Invece no, fortunatamente: il gabbiano si stava solo procurando la cena. Chiude dietro di sé le ali e si lascia cadere verso l’acqua sfruttando la forza di gravità e poi esce fiero con un pesce. Osservo la stessa scena durante un tramonto ad Aguadulce, un piccolo paese in provincia di Almeria. Qui l’influenza della cultura araba emerge nel gelato! Sì, c’è il gusto Marrakech, una base di mandorla con datteri, crema di pistacchio e noccioline. Le strade vicino al mare sono in discesa: quindi, andando verso la costa, l’orizzonte (e, di conseguenza, il mare) sembra altissimo. Ci sono molti locali, i bambini giocano sulla spiaggia, ha tutta l’aria di essere un posto piuttosto tranquillo. Ho deciso di visitare anche qualche paesino più piccolo, oltre alle grandi città dell’Andalusia, e questo mi ha dato modo di constatare che, tra un agglomerato urbano e l’altro, non c’è pressoché niente, si fatica persino a trovare un benzinaio. Per curiosità ho cercato la densità della popolazione spagnola: è di 94 abitanti per chilometro quadrato contro i 195 di quella italiana.
Dopo aver visitato questo paese sulla costa, torno verso la montagna perché ho letto di un abitato pieno di murales. Ne ho già visitato uno così nella Comunità valenciana, che si chiama Fanzara.
Mentre osservo l’enorme disegno di un’anziana mentre cuce a maglia, che prende l’intera fiancata di una casa, mi si avvicina una donna dicendomi orgogliosa di essere la signora ritratta. Un ragazzo le aveva scattato una foto e, pochi giorni dopo, uscendo di casa ha trovato l’enorme murale. Mi ha proposto di fare una foto insieme, cosa che ho accettato visto il suo entusiasmo.
Il paese andaluso si chiama Almócita. L’istituto statistico almeriense riporta i dati fino al 2022, anno in cui si registrava una popolazione di 201 abitanti. Ci sono poche case bianche e più che murales scopro, sulle facciate, diverse poesie. Per strada non incontro quasi nessuno, a parte due ragazzi che mi chiedono se voglio comprare dei baccelli. Nonostante il posto appaia abbastanza desolato, emerge un fermento artistico e culturale.
L’ultima volta che ho provato ad aprire una porta socchiusa è stato a Granada, ma prontamente una signora anziana ha iniziato a urlare. A me sembra strano lasciare la porta di casa aperta, per cui credevo che ci fosse qualche cortile o palazzo da visitare. A parte questo, trovo un’altra porta socchiusa anche qui ad Almócita e, sì, provo di nuovo ad aprirla. Questa volta dentro c’è un uomo che dice di abitare nel paese vicino ma di passare tutto il tempo dentro una sorta di laboratorio. È un artigiano che crea piccole collane e strane sculture, per lo più farfalle e pipistrelli. Sinceramente non valeva la pena arrivare fin quassù, se non per il meraviglioso paesaggio montano. I murales sono pochi e piuttosto rudimentali, niente a che vedere con la coloratissima Fanzara.
Proseguendo la mia esplorazione nelle zone periferiche, arrivo nella parte industriale di Roquetas de Mar. Ho notato che è una caratteristica comune delle città spagnole quella di possedere un’area, fuori dal centro, in cui si trovano le grandi catene, i centri commerciali, i mobilifici, i ristoranti. Qui mi imbatto in un bar molto carino dove fare l’almuerzo, una sorta di pre-pranzo tipico della cultura spagnola. Ordino una tostada (ossia una fetta di pane abbrustolita) con salmone, avocado e uovo. A cena, invece, decido di provare un ristorante andaluso, dove la maggior parte delle ricette sono a base di pesce. Tra i piatti tipici assaggio i gamberi al pil pil. In una ciotola di terracotta mi portano i gamberi sgusciati a bagno in due dita d’olio e con una quantità infinita di fette di aglio. Il piatto è buono, l’aglio ha perso il sapore intenso.
In questi ultimi giorni è un po’ nuvoloso, ne approfitto per stare in casa a lavorare con il pc e per iniziare a leggere i racconti del premio letterario Arte di parole – quest’anno sono dieci anni che faccio parte della giuria dei lettori. Si tratta di un premio rivolto alle scuole superiori di tutta Italia. Leggo anche alcuni libri che ho portato con me, mi prendo il tempo per scrivere. Sono tante le persone che ho incontrato, i luoghi visitati, e sento il bisogno di riordinare le idee. Ora che si avvicina la partenza, ogni cosa sembra ridimensionarsi, le emozioni si attenuano, arrivano i primi pensieri che riguardano già una nuova fase, quella del rientro in città. Penso a Marianna, la colomba che ho adottato e che viene sempre a mangiare sul mio terrazzo, spero sia sopravvissuta ai petardi delle Fallas.
Mi prendo ancora qualche ora prima di rimettere tutto nuovamente in valigia, consapevole che tornerò con un bagaglio molto più grande. Viaggiare arricchisce l’anima, amplifica i mondi che siamo soliti immaginare. In questo andare, il concetto di casa sfuma, si allarga a macchia d’olio sulla cartina geografica. Nella mia mappa il navigatore oggi ha una nuova destinazione: ormai è tempo di tornare verso Valencia.
Los murales de Fanzara y Almócita
Notas de viaje. Fuera de las grandes ciudades. La vuelta
Traduzione in castigliano
di Noemi Neri
Fue en Valencia la primera vez que vi gaviotas “cazando”. Cuando la primera se abalanzó sobre el agua pensé que le había dado un achuchón. Nunca ocurre que las aves mueran en vuelo, pero tiene que pasar de vez en cuando, quiero decir, no todas mueren estando en tierra. Pero no, afortunadamente. La gaviota sólo estaba consiguiendo su cena. Cierra las alas detrás de sí y se deja caer hacia el agua utilizando la fuerza de la gravedad y luego sale orgullosa con un pez. Observo la misma escena durante una puesta de sol en Aguadulce, un pequeño pueblo de la provincia de Almería. ¡Aquí la influencia de la cultura árabe aflora en los helados! Sí, existe el sabor Marrakech, una base de almendra con dátiles, crema de pistacho y cacahuetes. Las calles cercanas al mar son descendentes, yendo hacia la costa el horizonte, y por tanto el mar, parece muy alto. Hay muchas locales de fiesta, los niños juegan en la playa, tiene todo el aire de ser un lugar más bien tranquilo. También decidí visitar algunos pueblos más pequeños además de las grandes ciudades, esto me dio la oportunidad de ver que entre una aglomeración urbana y otra no hay casi nada, es difícil incluso encontrar una gasolinera. Por curiosidad busqué la densidad de la población española, es de 94 habitantes por kilómetro cuadrado frente a los 195 de la población italiana.
Después de visitar este pueblo de la costa, vuelvo a la montaña porque he leído sobre un lugar lleno de murales. Ya he visitado uno así en la Comunidad Valenciana, se llama Fanzara. Mientras contemplaba el enorme dibujo de una anciana tejiendo, que ocupaba todo el lateral de una casa, se me acercó una mujer y me dijo orgullosa que ella era la retratada. Un joven le había hecho una foto y unos días después, al salir de casa, encontró el enorme mural. Me propuso que nos hiciéramos una foto juntos, cosa que acepté dado el entusiasmo.
El pueblo andaluz se llama Almócita, el instituto de estadística almeriense recoge datos hasta 2022, año en el que tiene una población de 201 habitantes. Hay pocas casas blancas y, más que murales, encuentro varios poemas en las fachadas. En la calle apenas me cruzo con nadie, aparte de dos tipos que me preguntan si quiero comprar unas vainas. A pesar de lo desolado del lugar, emerge un fermento artístico y cultural.
La última vez que intenté abrir una puerta entreabierta fue en Granada, pero enseguida una señora mayor se puso a gritar. Me parece raro dejar la puerta abierta, así que pensé que había algún patio o palacio que visitar. Aparte de eso, encuentro otra puerta entreabierta también en Almócita, sí, intento abrirla de nuevo. Esta vez hay un hombre dentro que dice que vive en el pueblo vecino pero que se pasa todo el tiempo dentro de esa especie de taller. Es un artesano que crea pequeños collares y extrañas esculturas, sobre todo mariposas y murciélagos. Sinceramente, no mereció la pena venir hasta aquí si no fuera por el hermoso paisaje montañoso. Los murales son pocos y bastante rudimentarios, nada que ver con el colorido de Fanzara.
Continuando mi exploración por las zonas periféricas, llego a la parte industrial de Roquetas de Mar. Observo que es una característica común de las ciudades españolas, tienen una parte, fuera del centro, donde se ubican las grandes cadenas, centros comerciales, fábricas de muebles, restaurantes. Aquí encuentro un bar muy agradable donde tomo un almuerzo, una tostada con salmón, aguacate y huevo. Para cenar, decido probar un restaurante andaluz, la mayoría de las recetas son a base de pescado. Entre los platos típicos pruebo las gambas al pil pil. En una cazuela de barro me traen gambas peladas en dos dedos de aceite y con infinidad de láminas de ajo. El plato está bueno, el ajo ha perdido su sabor fuerte.
Estos últimos días está un poco nublado, aprovecho para quedarme en casa trabajando con el PC y para ponerme a leer los relatos del premio literario Arte de Palabras, este año hace diez que formo parte del jurado de lectores. Es un premio dirigido a los institutos de toda Italia. También leo algunos libros que he traído conmigo, aprovecho para escribir. Son tantas las personas que he conocido, los lugares que he visitado, que necesito ordenar mis ideas. Ahora que se acerca la partida, todo parece empequeñecerse, las emociones se desvanecen, los primeros pensamientos se dirigen ya a una nueva etapa, la del regreso a la ciudad. Pienso en Marianna, la tórtola que adopté y que siempre viene a comer a mi terraza, espero que haya sobrevivido a los petardos falleros.
Me tomo unas horas más antes de volver a meterlo todo en la maleta, consciente de que volveré con un equipaje mucho más grande. Viajar enriquece el alma, amplía los mundos que estamos acostumbrados a imaginar. En este ir, el concepto de hogar se difumina, se extiende sobre el mapa. En mi mapa, el navegador tiene ahora un nuevo destino: es hora de volver a Valencia.
venerdì, 21 giugno 2024
In copertina e nel pezzo: i murales di Fanzara e Almócita, foto di Noemi Neri. Fotografie e articolo sono opera d’ingegno dell’Autrice e non possono essere riprodotti né parzialmente né integralmente senza il consenso della stessa. Tutti i diritti riservati