Un puzzle di cui sfuggono sempre i pezzi
di Luciano Uggè e Simona Maria Frigerio
Chi era Ofelia, questo personaggio minore nella tragediografia shakespeariana che, però, ha affascinato cineasti, dive – dal muto al palcoscenico – e pittori soprattutto romantici (come il Preraffaellita John Everett Millais)?
Tentano di darne una visione multimediale (tra cinema, danza, prosa e dialogo firmato da Stefano Geraci) Dario Marconcini e Giovanna Daddi in Shakespeare, questa sera – Storia di Ofelia. Un divertissement colto che si giova, oltre che dell’ingegnosità di portare in scena una Ofelia un po’ svanita (con la classe di Giovanna Daddi), che ha cavalcato i secoli vagando alla ricerca del suo amante amato (o del turpe Bardo che decise di portarglielo via?), anche delle buone prove di Bruna Cerasa e Claudia Iezzi.
La carrellata filmica mostra alcune interpretazioni culto, tra le quali quella teatral/cinematografica di Carmelo Bene e quella teatrale di Leo De Berardinis, ma anche Jane Simmons al fianco di Sir Laurence Olivier, la versione tedesca del 1921 con Lilly Jacobson e quella molto più moderna di Kate Winslet nel capolavoro di Kenneth Branagh.
Ma chi era questa fanciulla/donna? Un’innamorata respinta (per edipiche trame cervellotiche di un irrisolto personaggio tragico, quale Amleto); una pedina nel gioco dei potenti che deve subire i diktat del padre (in tempi in cui era ovvio che la figlia di un cortigiano non potesse ambire alla corona); o una figlia devota che, proprio quando scopre che il suo principe azzurro le ha ucciso il padre (intrallazzatore come pochi) impazzisce perché diventa, improvvisamente, consapevole della crudeltà della vita di corte?
In realtà Ofelia ci piace poco: Shakespeare ha fatto una gran confusione con questa tragedia di vendetta che non riesce mai a incanalarsi nella vendetta e se non vi fossero alcune scene memorabili (come quella dei becchini), il famoso (ma abusato) monologo di Amleto, la pietās per la vittima innocente e il gioco metateatrale, basterebbe quel finale rabberciato ove tutti muoiono in un coacervo di scambi di coppe e spade per far ridere invece che piangere. “È un carnaio, una strage”, esclamerà Fortebraccio; ma noi restiamo sempre con il ricordo del congedo di Orazio: “Buona notte, dolce principe, e canti e voli d’angeli ti accompagnino al tuo riposo”, quando di dolce Amleto non aveva niente – come dimostrerà superbamente Carmelo Bene.
E lei? Ofelia? Forse fu, in un certo senso, un femminicidio: perché da sempre gli uomini odiano le donne (come dimostrerà anche Eco nel suo Il nome della Rosa).
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Vittoria
via Europa, 2 – Cascine di Buti (PI)
domenica 19 maggio 2024, ore 21.15
Shakespeare, questa sera – Storia di Ofelia
di Stefano Geraci
con la partecipazione di Dario Marconcini e Giovanna Daddi
danza Bruna Cerasa
canto Claudia Iezzi
interventi coreografici Tiziano Di Muzio
immagini Roberto Ormanni
letture Irene Falconcini, Francesca Galli e Leonardo Greco
venerdì, 14 giugno 2024
In copertina: La Locandina (particolare)