Costruire il Nemico secondo Umberto Eco
di Simona Maria Frigerio
Nel capitolo intitolato Veline e silenzio, Umberto Eco scriveva – con perizia e ironia, come di consueto – che il termine ‘veline’ era passato dall’essere sinonimo di censura (le famose veline del Regime Fascista, del MinCulPop, che imponevano ai giornalisti cosa scrivere e come e cosa tacere), a donne che sono “la celebrazione dell’apparire, della visibilità, anzi della fama raggiunta attraverso la pura visibilità”.
Eco, però, andava oltre. Riprendendo la prima norma sulla Manipolazione dell’informazione di Noam Chomsky, ossia la Strategia della Distrazione, che: “Consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti”, Umberto Eco spiegava che esistono “due forme della velinità” che corrispondono ad altrettante forme di censura. La prima è quella fascista, dato che il regime di Mussolini aveva capito come “i comportamenti devianti vengono potenziati dal fatto che i media ne” danno notizia. Non si scriveva, quindi, né di suicidi né delle disastrose perdite di quella guerra in cui avremmo “spezzato le reni” nella esecrabile campagna militare di Grecia. La seconda forma di velinità, quella del presente, al contrario, impone come scrive Eco di: “parlare moltissimo di altre cose”. Ovvero, si utilizza “il rumore come copertura”.
Partendo da questo libro e da La Fabbrica del consenso di Noam Chomsky ed Edward S. Herman, come giornalista mi sono ritrovata negli ultimi quattro anni, ossia dallo scoppio della pandemia, a vedere applicate sempre con maggior pervicacia le regole della mistificazione alla cosiddetta informazione mainstream – ossia alla creazione di una narrazione parallela e falsa, utile al potere per raggiungere i propri obiettivi, che non saranno mai la libertà dei popoli e un regime anticapitalista.
Non mi dilungherò ovviamente su tutto quanto accaduto ma farò tre esempi di altrettanti momenti salienti e di come gli stessi rappresentino tecniche consolidate di mistificazione.
A ottobre 2022 la responsabile commerciale della Pfizer, Janine Small, affermava di fronte al Parlamento Europeo, ridendosela pure: «Mi chiede se sapevamo se il vaccino interrompesse o no la trasmissione, prima di immetterlo sul mercato? Ma no! Sa, dovevamo davvero muoverci alla velocità della scienza!» (o della concorrenza, viene da chiedersi, visto che lo Sputnik V era già in commercio?).
In quel momento il refrain preferito dei cosiddetti fact checkers era la frase del 22 luglio 2021 dell’ex Premier Mario Draghi: «L’appello a non vaccinarsi è l’appello a morire, sostanzialmente. Non ti vaccini, ti ammali e muori. Oppure, fai morire: non ti vaccini, contagi, lui o lei muore». Grazie a questo assioma (che avallava senza prove scientifiche certe che il vaccino fosse immunizzante ma divenuto incontestabile a causa della gran cassa mediatica), e senza l’opposizione dei Sindacati Confederali, non solo si impose il green pass su tutta una serie di attività sociali, sportive e ludiche dal 6 agosto 2021 ma, da febbraio 2022, anche l’obbligo vaccinale per gli over 50 con il GP rafforzato (ossia da vaccino e non solo da tampone) sempre per gli over 50 se volevano continuare a lavorare (persino da casa). E però, nessun media italiano, né CGiL, Cisl o Uil, avevano contestato il fatto che via telefono o computer non si può contagiare nessuno. Né si era data altrettanta risonanza a una frase pronunciata da un Presidente che, in Italia, conta sicuramente di più della nostra classe politica imbelle, ossia lo statunitense Joe Biden il quale, nel suo discorso alla nazione del 21 dicembre 2021, affermava: «Le persone vaccinate che contraggono il Covid possono ammalarsi». E perciò negli Usa si sapeva già che il vaccino non era immunizzante – e il green pass è stata una misura coercitiva che non ha fermato la circolazione virale.
Ecco, quindi, all’opera la velina di stampo fascista e quella di stampo attuale (come scriverebbe Eco). Nonostante la massa di informazioni che carta stampata, trasmissioni televisive e telegiornali riversavano sul pubblico ogni giorno sulla Covid-19, con la relativa carica di angoscia che portava all’isteria, si è completamente obliterata l’unica informazione davvero degna di questo nome. Il siero a mRNA non era immunizzante e, nonostante questo fosse stato annunciato pubblicamente dal Presidente Biden, il nostro Premier, Mario Draghi, continuò con la sua politica di inoculazioni forzate e vessazioni contro una parte della popolazione (ivi compresa la perdita del salario e, quindi, dei mezzi di sussistenza).
Passiamo alla guerra in Donbass, iniziata nel 2014 come guerra civile tra ucraini russofoni e ucraini filo-occidentali. Nel 2022, la velina del potere sembra imporre l’occultamento degli Accordi di Minsk I e II (che avrebbero garantito al Donbass un’autonomia simile a quella dell’Alto Adige e la neutralità dell’Ucraina, quest’ultima richiesta perfettamente in linea con quanto impose J.F. Kennedy nel 1962 a Cuba, con la famosa crisi dei missili sovietici). Nemmeno le dichiarazioni alla stampa dell’ex Presidente francese François Hollande e dell’ex Cancelliera tedesca Angela Merkel, che quegli Accordi furono usati per armare l’Ucraina in funzione anti-russa – perché l’Europa, diciamocelo, senza energia a buon mercato può scordarsi il suo tenore di vita! – hanno avuto l’eco mediatica di suscitare nel popolo europeo una ovvia domanda: “Perché foraggiare una carneficina quando tutto si sarebbe potuto risolvere ragionevolmente se noi occidentali e Kyiv avessimo rispettato tali accordi?”.
Ma non solo. Oggi a silenziare chi è critico o ‘deviante’ ci pensano anche i cosiddetti fact checkers (vedasi il caso del Nord Stream, con conseguenze devastanti per l’economia tedesca e, in generale, europea). Dopo una sola settimana dall’inizio dell’Operazione Speciale ecco che Russia e Ucraina si siedono al tavolo delle Trattative. Occorreranno però 2 anni perché il 16 aprile 2024 il Foreign Affairs scriva a chiare lettere che tra il 29 marzo e il 15 aprile 2022 Ucraina e Russia erano addivenute a un accordo di massima (poi ripudiato da Kyiv) che riproponeva più o meno gli Accordi di Minsk, ossia la rinuncia dell’Ucraina a entrare nella Nato e l’autonomia del Donbass all’interno dello Stato ucraino. Questo, dopo che i fact checkers nostrani hanno continuato per anni a fare autentica disinformazione, additando come fake news le parole del Presidente Putin, dei sei leader della delegazione africana che tentò di riaprire le trattative tra i due Stati a giugno del 2023, e perfino dell’ex Primo Ministro israeliano Naftali Bennett. Ma quanti di voi hanno letto Foreign Affairs o Andrea Zhok, che riporta la notizia sul suo account social? Il silenzio, in questo caso, è assordante.
Veniamo infine a un intero popolo, quello palestinese. Nonostante i suoi 76 anni di oppressione, la Nakba, e i suoi diritti calpestati impunemente – ivi compreso quello alla Resistenza sancito anche dall’Onu, in quanto il suo territorio è illegalmente occupato da Israele – ebbene un intero popolo è stato completamente disumanizzato – come fecero i nazisti con gli ebrei – e azzerato nell’immaginario collettivo dalle veline mediatiche, che lo hanno sostituito con i membri di un’unica organizzazione, ossia Hamas. Nonostante la censura operata da diversi social – fra i quali, per esperienza diretta, segnaliamo YouTube – delle immagini più drammatiche che rivelerebbero apertamente il genocidio in atto, nonostante le misure provvisorie che ha emanato la Corte di Giustizia Internazionale dell’Aia, nonostante le continue Risoluzioni dell’Onu e l’ultimo voto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in cui gli States, per la prima volta, si sono astenuti, gli stessi Stati Uniti hanno varato un nuovo pacchetto di aiuti militari miliardario in favore di Israele.
Solamente queste poche informazioni basterebbero per far gridare allo scandalo – se messe in fila con logica. Al contrario, sommerse dal rumore di copertura (leggo a caso mentre scrivo questo pezzo, che ho letto il 25 Aprile scorso durante un incontro organizzato da Cascina all’Inverso, ma che mi sembra più che mai attuale a pochi giorni dal 2 Giugno: la presunta separazione di Fedez, la malattia di Kate, il freddo o il caldo – sempre fuori stagione, il trasloco di Zaki, Calci eletta Città dell’Olio, catturati i cani che hanno aggredito una 83enne, bonus di Natale di 100 euro (ad aprile?), ebbene in questa marea di nuddu miscatu cu nnenti, non comprendiamo più cosa significhino realmente parole pesanti come macigni: morte, sangue, occupazione, sporcizia, resistenza, malattia, amputazione, restare orfani, mancanza d’acqua e servizi igienici, fame. Tutto ciò per milioni di persone – a cui dobbiamo aggiungere l’aggettivo palestinesi.
Di fronte alle attuali ‘Voci di Londra’, vi invito a rileggere Eco: “È solo nel silenzio che funziona l’unico e veramente potente mezzo di informazione che è il mormorio. Ogni popolo, anche se oppresso dal più censorio dei tiranni, è sempre riuscito a sapere tutto quel che succede nel mondo attraverso il mormorio”. Ecco perché al potere danno fastidio i blogger come i social, o le iniziative di sinistra che esprimono idee critiche, perché l’opposizione si fa sui contenuti, pretendendo una democrazia sociale e non solamente formale e il rispetto della nostra Costituzione in ogni suo articolo – ivi compresi il primo e l’undecimo.
Come ammoniva V per Vendetta: “I popoli non dovrebbero avere paura dei propri governi, sono i governi che dovrebbero avere paura dei popoli…”.
Ceva, Cascina all’Inverso, 25 aprile 2024
venerdì, 31 maggio 2024
In copertina: Una delle opere di Bruno Geda, artista e co-fondatore di Cascina all’Inverso