Fragile a chi? (*)
di La Redazione di InTheNet
Mercoledì 22 maggio alle ore 16.00 si è tenuto l’incontro, organizzato da Diritti alla follia, e moderato da Cristina Paderi, dedicato alla storia di Marta Garofalo Spagnolo, che moriva a soli 31 anni, il 3 novembre 2022, perché “esasperata da anni di internamento, non più tollerabile, comp[iva] un gesto dimostrativo di ribellione, a cui stavolta il suo cuore non regge[va], assumendo massicce dosi di psicofarmaci; sebbene il 25 agosto 2018 (giorno in cui Marta veniva accompagnata dall’avvocata Gabriella Cassano) avesse dichiarato a chiare lettere al Giudice tutelare sostituto di «non voler assumere psicofarmaci perché modifica[va]no il suo modo di essere»” (1).
Nell’incontro via zoom (ancora visibile su YouTube, al link a piè dell’articolo) è stata raccontata la storia di una ragazza che, per vicissitudini familiari, non ancora ventenne sviluppa – probabilmente – delle carenze emotivo/affettive che la portano a chiedere l’aiuto dei Servizi sociali, i quali a loro volta ne demandano l’assistenza a un Centro di Salute Mentale, ove decidono di ‘curarla’ con l’uso di psicofarmaci. Dopo poco tempo, però, come racconta l’avvocata Cassano nel video (che vi consigliamo di vedere nella sua interezza), Marta inizia a sentirsi meglio e decide di non voler assumere oltre gli psicofarmaci. E qui accade qualcosa di inspiegabile in un Paese, come l’Italia, che si vanta di aver approvato la Legge Basaglia (di cui poi Basaglia non è stato né estensore né relatore ma che, semplicemente, prende il suo nome). Ossia, invece di accettare tale scelta, e seguire quanto scriveva Agostino Pirella in L’Istituzione negata (Einaudi, 1968, 7a edizione, 1974, a cura di Franco Basaglia) a pagina 222: “La negazione dell’ospedale tradizionale è passata, come si è visto, attraverso la negazione della violenza e della oppressione che precedevano e accompagnavano la somministrazione di determinati trattamenti ‘terapeutici’”. E più oltre: “Porsi di fronte a un degente e dirgli: «Lei ha bisogno di questo farmaco» significa porsi come potere e non come semplice consulente. Ciò tende, al limite, a rendere mistificata o inutile la lotta contro l’oppressione, se io, medico, conservo questo enorme potere di dominio e di controllo mediati attraverso il farmaco psicotropo”. Eppure, nonostante sia trascorso oltre mezzo secolo da quegli anni in cui la psichiatria si poneva tali dubbi e cercava risposte diverse, rispettose del volere del malato – in quanto persona appartenente al corpo sociale, e non solamente paziente – ecco che, nel 2011, il Centro di Salute Mentale sceglie di ricorrere al Giudice tutelare e, di conseguenza, Marta è affidata a un Amministratore di Sostegno che prenderà al suo posto – da quel momento e fino alla morte – decisioni su dove e come vivere, se assumere psicofarmaci e addirittura pare non risponderà nemmeno alle richieste della ‘beneficiaria’ (come si appellano le persone affidate al volere e potere di un AdS) di togliere la spirale che si era, nel frattempo, arrugginita (come ci racconta l’avvocata Cassano) e le stava causando ulteriori problemi di salute.
Marta continuerà a scappare dalle Case famiglia – luoghi che dovrebbero essere (sulla carta e, spesso, sono) votati all’accoglienza, alla crescita comunitaria, alla cura intesa come rispetto e comprensione e non coercizione e internamento. E nei suoi tentativi di riacquistare l’indipendenza sarà sostenuta dall’avvocata Gabriella Cassano e dal di lei compagno, Fabio Degli Angeli, che per questo, lo scorso 29 maggio alle ore 15.00, hanno affrontato la prima udienza presso la Corte di Appello di Lecce, dove sono accusati di “sequestro di persona e di circonvenzione, abbandono e sottrazione di incapace” e, in primo grado, sono stati condannati a quattro anni e mezzo di reclusione.
Senza entrare nel merito (perché nel video spiega tutto l’avvocata Cassano), il secondo dubbio che questa storia solleva è come mai nessuno psicologo, psichiatra, operatore o istituzione si sia preoccupato che Marta, dopo anni di cosiddette terapie, non migliorasse tanto da poter tornare a vivere dove e come voleva. Sempre in L’Istituzione negata leggiamo, a pagina 318, la denuncia di Giovanni Jervis: “Anche per l’équipe curante, nella misura in cui essa non è in grado di forgiare un nuovo tipo di coscienza antipsichiatrica, è evidente il rischio di continuare ad agire esclusivamente nell’ambito delle contraddizioni del suo vecchio mandato”, e più oltre: “In questo senso la denunzia della psichiatria asilare tradizionale come sistema di potere aspira sostanzialmente a due fini: a fornire da un lato una serie di strumenti critici adatti a distruggere, insieme ad altri, quelle «verità di per se stesse evidenti» su cui si basa l’ideologia del nostro vivere quotidiano; per un altro lato a richiamare l’attenzione su di un mondo, quello istituzionale, dove la violenza dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo si riassorbe nella necessità di schiacciare gli emarginati, di gestire e rendere innocui gli esclusi”.
Ma la Legge 6/2004 che istituiva la figura dell’Amministratore di Sostegno a cosa mirava e come si è trasformata nel tempo?
Simona Lancioni, responsabile di Informare un’H – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli (2), nell’incontro del 22 maggio ha fatto due incisi di capitale importanza, ricordando che: “La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, all’articolo 12, riconosce alle persone con disabilità la piena capacità legale (comprendente sia la capacità giuridica che la capacità di agire) su base di uguaglianza con gli altri in tutti gli aspetti della vita”. Di conseguenza, nessuno, nemmeno un Amministratore di Sostegno si può sostituire al disabile – qualsiasi sia la gravità della sua patologia (psichica o fisica). Inoltre, “l’Articolo 19 garantisce il diritto alla vita indipendente”, ossia che gli Stati che hanno aderito alla Convenzione “riconoscono il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e adottano misure efficaci ed adeguate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e la loro piena integrazione e partecipazione nella società”. Lencioni ha anche ricordato che la Convenzione è stata approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006 e l’Italia l’ha ratificata con la Legge 18 del 3 marzo 2009 (3).
Proprio in rapporto al trattato internazionale, che l’Italia ha liberamente sottoscritto, andrebbero aboliti interdizione e sostituzione della persona e andrebbe riformata la Legge sull’amministrazione di sostegno, come da proposta di legge presentata da Diritti alla Follia in Cassazione il 18 aprile 2024.
Eppure non va dimenticato che intorno alle scelte politiche spesso vi sono anche questioni economiche. Come abbiamo denunciato nell’articolo Rsa: il nuovo business (4), il patrimonio immobiliare (e mobiliare) degli italiani (popolo di risparmiatori e un po’ schiavi del mattone), fa gola a molti e, spesso, la strada più facile per mantenere – in strutture eccessivamente onerose e private – le persone disabili o anziane è proprio venderne l’abitazione (e prosciugarne i risparmi). E quando non vi siano fondi a cui attingere, interviene lo Stato, come fa presente l’avvocata Cassano: “Marta, alla Casa famiglia, fruttava 150 euro al giorno”, sebbene sembrerebbe che la sua vita fosse ridotta a una sorveglianza continua, il giretto in paese scortata, la cena alle 18.30, la terapia con psicofarmaci (che sappiamo, spesso, hanno importanti effetti collaterali, quali: vertigini, stanchezza, reazioni rallentate, sonnolenza, deficit mnemonici, tachicardia e persino disfunzioni sessuali) e a letto subito dopo cena. Ovviamente nessun ventenne vorrebbe vivere così, tanto meno per dieci anni e senza possibilità di appello – una specie di ‘fine pena mai’. Eppure è sempre Simona Lancioni a ribadire che “l’uso improprio farmacologico per agire un controllo sulla persona, è considerato un abuso/una forma di violenza”, così come “l’infantilizzazione della persona è una violenza, come l’atteggiamento di saperne di più della persona disabile”. E ancora, Simona ricorda che in molti Paesi le donne disabili sono costrette ad assumere anticoncezionali, ad aborti forzati, viene loro tolto il figlio eventualmente partorito e messo in adozione e, addirittura, in 14 Stati della nostra Europa dei diritti è legale la sterilizzazione forzata.
Come sempre, vi terremo aggiornati sul caso e sulle vicende giudiziarie dell’avvocata Cassano e del suo compagno di vita, ma anche sulla raccolta firme di Diritti alla Follia perché è davvero tempo che, come scriveva Basaglia nell’Appendice de L’istituzione negata: “La nostra realtà è ancora continuare a vivere le contraddizioni del sistema che ci determina, gestendo un’istituzione che neghiamo, facendo un atto terapeutico che rifiutiamo, negando che la nostra istituzione – diventata per la nostra stessa azione un’istituzione della violenza sottile e mascherata – non continui a essere solo funzionale al sistema; tentando di resistere alle lusinghe delle sempre nuove ideologie scientifiche in cui si tende a soffocare le contraddizioni che è nostro compito rendere sempre più esplicite; consapevoli di ingaggiare una scommessa assurda nel voler far esistere dei valori mentre il non-diritto, l’ineguaglianza, la morte quotidiana dell’uomo sono eletti a principi legislativi”.
(*) https://dirittiallafollia.it/campagna-riforma-amministrazione-sostegno/
Avviata la campagna per la raccolta di 50.000 firme per cambiare la legge sull’amministrazione di sostegno, e per ottenere l’abolizione dell’interdizione e dell’inabilitazione
(1) Per approfondire: https://www.inthenet.eu/2024/03/22/solo-gli-uomini-odiano-le-donne/
Marta Garofalo Spagnolo all’età di vent’anni, “inizia il suo personale ‘calvario’ venendo rinchiusa in varie Case famiglia, dalle quali regolarmente fugge chiedendo aiuto all’avvocata Gabriella Cassano e al di lei compagno, Fabio Degli Angeli, che, proprio in quanto deciderebbero di aiutarla, sono accusati di ‘sequestro, circonvenzione, abbandono e sottrazione’ della stessa Marta – in aula, il prossimo 29 maggio, con due altri imputati, Cosimo Visconti e Cosimo Filieri”.
(2) https://informareunh.it/contatti/
(3) https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2009/03/14/009G0027/sg
(4) Come trasferire il patrimonio immobiliare dagli italiani agli asset finanziari internazionali: https://www.inthenet.eu/2024/02/23/rsa-il-nuovo-business/
“Secondo i dati ufficiali, nel 2022, oltre il 70% degli italiani possedeva l’abitazione in cui viveva e il 28% più di una casa; mentre l’8,7% era in usufrutto gratuito. Inoltre, secondo stime pubblicate a mezzo stampa, il valore complessivo del patrimonio immobiliare in mano a persone fisiche ammontava, nel 2016, a circa 6.000 miliardi di Euro”
venerdì, 31 maggio 2024
In copertina: La copertina dell’edizione di Baldini+CastoldiPlus de L’Istituzione negata (particolare)